Accordo commerciale tra Usa e Cina, tregua nella guerra dei dazi
Marco Guerra – Città del Vaticano
Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il vice premier cinese, Liu He, hanno firmato a Washington un accordo commerciale tra Usa e Cina, definito storico da molti osservatori. Per il capo di Stato americano si tratta di un risultato importante che arriva proprio nella giornata dell’avvio in Senato del processo per il suo impeachment.
Nuovi acquisti per 200 miliardi di dollari
L’intesa firmata alla Casa Bianca prevede l’impegno della Cina ad acquistare ulteriori 200 miliardi di dollari di prodotti e servizi americani, a non lanciarsi in svalutazioni della propria valuta e a proteggere la proprietà intellettuale. Gli Stati Uniti dal canto loro sospendono gli aumenti dei dazi sulle merci cinesi. Trump parla di passo mai fatto prima con la Cina, di passaggio storico che garantisce giustizia ai lavoratori e alle famiglie americane e assicura che visiterà la Cina in un "futuro non lontano". I dazi già esistenti – aggiunge il Presidente Usa – al momento restano perché servono come leva per le trattative della Fase 2 dell'accordo, che partiranno a breve. "Saranno rimossi se la Fase 2 verrà completata".
Xi: accordo importante per il mondo
Soddisfatto dell'intesa anche il Presidente cinese Xi che in una lettera, letta per l’occasione, sottolinea l'importanza dell'accordo per il mondo intero e osserva come l'intesa mostri che Washington e Pechino sono in grado di agire nel reciproco rispetto. Il vicepremier cinese Liu He sostiene che si tratta di più di un accordo economico e che avrà anche un impatto sulla pace e la prosperità nel mondo.
Intesa non incide sulle borse
Le borse dopo una risposta positiva iniziale raffreddano l’ottimismo, segnando lievi rialzi. Deboli i mercati di Asia e Pacifico che, secondo diversi esperti, attendono ulteriori progressi nelle relazioni commerciali tra Cina e Usa.
Reichlin: sviluppo commercio allenta tensioni
Per inquadrare la portata di questo accordo e le sue ripercussioni sull’economia globale Vatican News ha intervistato Pietro Reichlin, professore ordinario di Economia all’Università Luiss:
R. Chiamarlo accordo storico mi sembra esagerato, diciamo che è il termine con cui si espresso Trump perché ricordiamolo siamo in un momento vicino alla campagna elettorale. Trump ha tutto l'interesse ad accreditare il fatto che ci sia stata una svolta storica, ma mi sembra che l'accordo sia per ora abbastanza limitato nei suoi termini comunque delinea un processo quindi non è ancora definitivo insomma. Nel senso che molte tariffe rimangono in piedi e poi c'è la promessa che saranno abbattute se poi si procederà verso direzione che Trump auspica.
Si può pensare a un'economia più attenta al bene comune, con vantaggi per tutti?
R. C'è è un problema di fondo storico cioè il fatto che gli Stati Uniti nel tempo hanno accumulato un disavanzo commerciale molto ampio nei confronti della Cina, questo disavanzo è concentrato nella produzione manifatturiera Quindi quello che spera Trump è che la Cina possa aumentare le importazioni soprattutto nel settore agricolo e poi naturalmente nel settore dei servizi dove gli Stati Uniti hanno tradizionalmente un vantaggio competitivo. Ora il problema di fondo – che riguarda sia gli Stati Uniti sia l'Europa - è che la Cina è molto chiusa dal punto di vista della penetrazione diciamo di tutto le esportazioni nel campo delle nuove tecnologie e dei servizi e quindi un'apertura della Cina da questo punto di vista sarebbe passaggio molto importante. Però il modo come la questione è stata impostata da Trump è di procedere sulla base di accordi bilaterali invece che porre la questione su un piano del Wto (World trade organization, ndr) cioè di un accordo multilaterale che garantisca tutti i partner commerciali e che quindi sia vantaggioso per tutti.
Quindi ci potrebbero essere benefici anche per le altre economie mondiali? È un'ipotesi plausibile o le ripercussioni saranno minime?
R. Per ora credo che le prime ripercussioni saranno minime, questa è una cosa che interessa tutti ovviamente non è una cosa che interessa solo gli Stati Uniti. Quindi diciamo che se questo approccio bilaterale di Trump dovesse poi portare i cinesi a essere più aperti nell'ambito di queste politiche allora questo potrebbe essere un vantaggio per tutti.
Evitare quella che è stata definita una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina può contribuire a distendere lo scenario internazionale?
R. Certamente, è abbastanza evidente che lo sviluppo del commercio internazionale è sempre portatore di benefici che vanno al di là delle questioni puramente economiche perché allenta le tensioni da un punto di vista anche politico-militare. Se poi il commercio mondiale - che è andato molto avanti ed è molto integrato - si dovesse sviluppare ulteriormente questo porterà ad una crescita economica complessiva di tutto di tutto il pianeta, perché lo sviluppo dei commerci è sinergico ed è correlato ad una crescita del PIL e quindi è ovvio che le tensioni politiche si allentano tutte le volte che i popoli vedono che c'è un beneficio economico dall’integrazione e dal commercio.
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