Centesimus Annus: la politica non capisce il valore della formazione per lo sviluppo
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Economisti, banchieri, rettori di atenei europei e non, partecipano a Milano a un convegno organizzato dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, sull’importanza della formazione per un’economia più etica. Presenti il presidente dell’Apsa, monsignor Nunzio Galantino, e il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Ad incidere sulla crescita mondiale, sullo sviluppo, anche le grandi emergenze come il Coronavirus.
Per la presidente della Fondazione Centesimus Annus, Anna Maria Tarantola, la diffusione del Coronavirus sicuramente ha già un impatto sull'economia globale e quindi sulla situazione dei vari paesi perché lo stiamo già vivendo. "Si riduce il flusso turistico - afferma l'economista - probabilmente anche una parte degli acquisti e delle vendite dei prodotti ne risentiranno”. "In generale - prosegue - ogni volta che c'è un movimento importante dei flussi economici, l'effetto maggiore si ha effettivamente sulle persone più disagiate e quindi sui poveri. Però, specificamente, se la diffusione del Coronavirus possa avere un effetto di questo genere bisognerebbe ragionarci e studiare più approfonditamente.
Nel vostro convegno a Milano parlate di comportamenti etici nell'era digitale. Perché affrontare questo argomento. Ci sono emergenze particolari?
R. - Ci siamo accorti che tra gli strumenti fondamentali per elaborare nuovi modelli c’è l’investimento strategico nell'educazione e nella formazione, quindi essere capaci di vivere nella realtà in un modo consapevole e responsabile. Operare per il benessere integrale dell'uomo e per un'ecologia sostenibile. E tutto questo avendo ben presente, come ci dice sempre Papa Francesco, la realtà in cui viviamo. La realtà in cui viviamo oggi è connotata da una rapidissima evoluzione scientifica e tecnologica
Come si fa a portare questi concetti nei paesi in via di sviluppo dove tendenzialmente la formazione è ridotta quasi a zero?
R. - Abbiamo coinvolto anche rettori delle università in via di sviluppo. Quello che sta emergendo è proprio la necessità che a livello politico nazionale e internazionale si riconosca il fatto che l'educazione è un investimento strategico. La politica non si sta interessando sufficientemente del patto educativo come strumento fondamentale di crescita delle persone, di riduzione delle disuguaglianze, e di un migliore sviluppo.
Sicuramente serviranno capitali, importanti capitali per fare questo. Ritiene che attualmente il mondo della finanza sia preparato?
R. - Noi abbiamo sentito i rappresentanti di alcune grandi banche italiane e statunitensi. Diciamo che c'è un movimento, c'è un movimento positivo in atto, però non è generalizzato. Speriamo che questo movimento poi si diffonda, e che un impegno economico importante possa dare poi risultati. Certamente c'è bisogno anche di un dialogo che deve essere aperto tra la finanza e le imprese, le strutture educative e la politica.
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