Uccisione del generale Soleimani: Iran in lutto minaccia vendetta
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Gli Stati Uniti invitano i loro cittadini a lasciare l'Iraq, si svuotano ambasciate e postazioni petrolifere; l'Iran minaccia ritorsioni e vendette contro americani e israeliani per l'attacco terroristico subito; l'Iraq convoca il Parlamento e parla di un'aggressione che porterà la guerra nel paese. I toni sono quelli di una crisi internazionale dopo l'attacco che ha segnato la notte di Baghdad con l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani. Negli ultimi quarant'anni questo, secondo gli analisti, è l'episodio più grave intercorso tra Stati Uniti e regime iraniano: un attacco diretto ed esplicito.
La Nato monitora l'Iraq, l’Unione europea si appella alla calma, come la Cina, mentre Russia e Siria condannano senza appello gli Stati Uniti e solidarietà per l'aggressione arriva anche dalla Jihad islamica palestinese. Un esponente di Hamas, ha avvertito che la scomparsa del generale iraniano rischia di destabilizzare la Regione. Intanto le folle riempiono le piazze dell' Iran in lutto per tre giorni e l'allerta è massima in Israele. Il premier Netanyahu rientrato da una visita in Grecia, ha avviato una consultazione per esaminare le possibili ripercussioni.
La cronaca
All'aeroporto internazionale di Baghdad intorno alla mezzanotte con un'azione congiunta terra aria è stato colpito Iun convoglio delle Forze di mobilitazione popolare irachene, che stavano accompagnando all’aeroporto una delegazione dei Guardiani della Rivoluzione di Teheran con il loro leader il generale sessantaduenne Soleimani obiettivo del raid insieme al braccio destro, Abu Mahdi Al-Muhandis, che il 30 dicembre ha spronato la folla ad assaltare l’ambasciata americana a Baghdad. Morte in tutto 8 persone.
Soleimani era un punto di riferimento per le azioni militari di Teheran nel Medio Oriente, tra l'altro aveva guidato la seconda fase dell'insurrezione anti-americana in Iraq, in passato aveva armato gli hezbollah libanesi contro Israele ed era stato al fianco di Damasco contro in ribelli. Spesso considerato la mente di attentati contro israeliani e statunitensi, più volte era scampato alla cattura.
Trump e gli Stati Uniti
Il Pentagono ha fatto sapere che l' attacco è stato ordinato direttamente dal presidente Trump perchè Soleimani "stava mettendo a punto attacchi contro diplomatici americani e personale in servizio in Iraq e nell'area". "Il generale Soleimani e le sue forze Quds" - afferma ancora il Pentagono - "sono responsabili della morte di centinaia di americani e del ferimento di altri migliaia", e il generale iraniano è stato riconosciuto anche quale mente degli "attacchi contro l'ambasciata americana a Baghdad negli ultimi giorni". Un raid come deterrente, dunque, insieme a tante altre azioni, che - fanno sapere gli Stati Uniti - saranno adottate perchè "necessarie a tutelare la nostra gente e i nostri interessi del mondo".
Secondo Andrea Plebani, docente di Geopolitica all’Università cattolica di Milano e ricercatore presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), Soleimani è stato colpito per il suo ruolo di estremo rilievo nella politica iraniana e perché a lui farebbero capo milizie ufficiali e ufficiose che stanno operando all’interno dell’area del Golfo, e che rappresentano motivo di forte preoccupazione per gli Stati Uniti. Le conseguenze di questa azioni, afferma Plebani, non sono del tutto prevedibili. L’episodio è unico nel suo genere e non si era mai verificato qualcosa di simile in precedenza nei difficili rapporti tra Washington e Teheran. Di sicuro assisteremo ad un intensificarsi dei conflitti all’interno dell’area mediorientale.
Il presidente Trump dal canto suo si è limitato a comunicare sui social twittando una foto della bandiera americana prima che le notizie si diffondessero dal ministero della Difesa. Non è chiaro infatti se il presidente abbia o meno avvertito dell'attacco il Congresso, con il quale già tante sono le tensioni per via del procedimento di impeachment . "Trump ha gettato dinamite in una polveriera", è stato uno dei primi commenti del candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden.
Ultimo aggiornamento 03.01.2020 ore 13.56
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