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Padova è Capitale europea 2020 del volontariato: "Ricuciamo insieme l'Italia"

Da venerdì 7 febbraio, la città veneta si trasformerà in un laboratorio capace di avviare progetti e idee che renderanno il Terzo Settore protagonista a livello internazionale. Tra gli obiettivi, anche quello di rafforzare il senso di solidarietà tra la società civile. Grande attesa per la presenza del Capo dello Stato. Intervista al presidente di CSV Padova, Emanuele Alecci

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Il 7 febbraio inizierà per la città di Padova, un'avventura lunga 12 mesi. Con l'inaugurazione alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la città si trasformerà nella Capitale europea del Volontariato: un laboratorio di confronto e incontro. Protagonisti, il mondo del volontariato e dell'impegno civile di differenti Paesi. "E' un traguardo per l'Italia" intera, spiega e commenta il presidente di CSV (Centro Servizio Volontario) Padova, Emanuele Alecci:

Ascolta l'intervista ad Emanuele Alecci

R. - È un traguardo per l'Italia. Noi siamo solo uno strumento ma è il volontariato italiano che viene premiato per la sua innovazione, per il fatto che è importantissimo nella società e, quindi, questo è un premio per tutti. Nella nostra provincia di Padova, 6450 organizzazioni della solidarietà organizzata lavorano nel campo culturale, assistenziale e della promozione sportiva. Sono numeri incredibili, numeri che ci fanno capire quanto il volontariato sia presente nella nostra tradizione e quanto rappresenti, dunque, una continuità.

Padova cosa si propone di essere quest'anno?

R. - Fare ed essere uno strumento, un grande cantiere aperto perché il Paese ha bisogno di promuovere delle forme diverse anche di sviluppo e noi ci siamo dati come tema quello dello sviluppo sostenibile. Nel realizzare questo grande cantiere, facciamo nostre le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e cioè ricuciamo insieme il Paese. Non significa che noi siamo più bravi ma a partire dal volontariato, noi vorremmo che tutti fossero dei cittadini un po' più solidali.

Un esempio di cantiere aperto?

R. - Faremo, tra le altre cose, una grande riflessione sugli spazi, sulla rigenerazione urbana perché nelle nostre città lo sviluppo urbanistico passa anche attraverso il coinvolgimento delle persone e quindi il volontariato è impegnato a far si che nella nostra città si stia cominciando a pensare ai famosi boschi urbani. Questo, per cominciare ad affrontare il tema inquinamento...certo, sono piccoli segnali ma è questo lo sviluppo sostenibile che promuove il volontariato.

Non c'è il pericolo - tema su cui si dibatte da sempre - che anche in questo caso il volontariato supplisca le carenze delle Istituzioni?

R. - La prima cosa che dobbiamo tener presente è che il volontariato lavora meglio là dove lo Stato è presente, perché fa quello che lo Stato non può fare. Non perché è cattivo, ma perché non riesce a farlo. L'esperienza di tanti anni nel mondo del volontariato, mi ha insegnato che di fronte al dolore, di fronte alla malattia e alle difficoltà l'ultima parola non è solo dello specialista, non è solo dello Stato ma è anche di chi, invece, è impegnato in altre forme di accoglienza, di ascolto, di servizio, silenzio e vicinanza. Le due cose insieme possono essere risolutive e quindi, da questo punto di vista, le parole di Don Milani "Mi interessa", e cioè incarno, sono parole importanti che il volontariato fa proprie.

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30 gennaio 2020, 11:59