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Pakistan, liberi i cristiani arrestati ingiustamente cinque anni fa

In 42 erano stati accusati nel 2015 di aver contribuito al linciaggio di due musulmani durante le proteste cristiane che seguirono all’attentato a due chiese

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Era il 15 marzo del 2015 quando due attentatori islamici si fecero esplodere durante la Messa domenicale nella chiesa cattolica di St. John e in quella protestante Christ Church, con un bilancio di 15 morti e di oltre 70 feriti. Una drammatica violenza alla quale risposero le proteste della comunità cristiana, con manifestazioni che sfociarono nel linciaggio di due musulmani ingiustamente accusati dalla folla di essere i responsabili. Di qui l’arresto di decine di cristiani, 42 dei quali furono accusati per poi essere liberati in questi giorni, ma solo in 40, però, dopo la morte di due di loro in carcere.

Un caso che ricorda quello di Asia Bibi

Resta l’amarezza per tutto il tempo che questi innocenti hanno trascorso erroneamente in carcere, un caso che riporta alla memoria la vicenda di Asia Bibi, liberata dopo 10 anni di prigione, accusata di blasfemia. Per molti osservatori il caso dei cristiani rilasciati dimostra ancora una volta l’iniquità del sistema giudiziario nei confronti delle minoranze religiose.

Bhatti, questa storia dimostra che il Pakistan sta cambiando

Non così netto è il giudizio di Paul Bhatti, già ministro federale per l’armonia nazionale e le minoranze in Pakistan, nonché fratello di Shahbaz, anch’egli ministro per le minoranze, assassinato nel 2011 da un estremista islamico. Questa storia, secondo Bhatti, “presenta un aspetto senz’altro brutto e triste, ma anche un lato bello e dimostra uno spiraglio”. Il Pakistan, spiega Bhatti, è stato un luogo dove estremismo, fondamentalismo e terrorismo sono giunti ai livelli massimi nella storia del Paese. “Ci sono stati sacrifici che ancora non hanno avuto una spiegazione, come quello di mio fratello – aggiunge – però d’altra parte vediamo che il Pakistan ha preso una giusta direzione. Il Pakistan sta cambiando, è la conclusione, “ci sono più diritti per le persone più emarginate, non solo per la minoranza cristiana, ma per tutti quelli che subiscono ingiustizie”.

Ascolta l'intervista a Paul Bhatti

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30 gennaio 2020, 16:48