Italia, Settimane sociali dei cattolici: dopo le regionali il governo ora è più forte
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
L'Emilia Romagna al centrosinistra, la Calabria al centrodestra. Le elezioni regionali di ieri hanno visto vincere rispettivamente il dem Stefano Bonaccini sulla leghista Lucia Borgonzoni e la forzista Jole Santelli sull'imprenditore Giuseppe Callipo appoggiato dal centrosinistra. Risultato negativo invece per i M5s in entrambe le regioni. Il segretario del Pd Zingaretti dice che “si sta tornando a un sistema bipolare tra due grandi campi che si contendono la leadership e lo fanno su scelte politiche alternative”. Parlando del voto in Emilia, il leader leghista Salvini sottolinea che rifarebbe quello che ha fatto e "di essere orgoglioso di aver dato voce ai senza voce”.
Per Flavio Felice, professore di Storia delle dottrine politiche all’università del Molise e componente del comitato delle Settimane Sociali, “il voto è stato polarizzato intorno a tematiche nazionali soprattutto dalla Lega di Salvini. Quindi, inevitabilmente, adesso avrà alcuni riflessi anche sul piano nazionale. Le condizioni generali fanno sì che il voto probabilmente rinsaldi a posizioni invertite però, gli equilibri all'interno del governo. E questo perché la forza più stabile, la forza che ha maggiori numeri in Parlamento, i M5s, ovviamente, vedranno la loro posizione ridotta in termini di forza politica, di esercizio del potere all’interno del governo rispetto al Pd. Non credo che a questo punto il governo sia più debole, anzi sarà sicuramente più forte. Il rischio che il governo potesse indebolirsi e giungere alla resa dei conti credo che sia abbastanza scongiurato a questo punto”.
Ma questo secondo lei è anche uno stop all'ascesa della Lega in una regione fondamentale per il Nord come l'Emilia Romagna?
R. - Su questo punto andrei molto cauto, anche perché la Lega ha ottenuto un ottimo risultato e quindi non credo che si tratti di uno stop della Lega. Va considerato il voto della Calabria, di tutte le regioni che hanno conquistato nell'anno. Quindi si è trattato di una risposta forte, molto incisiva da parte del Pd, di quello spezzone della sinistra, dell’Italia produttiva dell’Emilia-Romagna che ha consolidato una forza come il Pd e come la sinistra in una regione dove governano da sempre. Il test serve a saggiare la forza del Pd in Emilia-Romagna, e il Pd ha avuto ragione nella sua strategia elettorale.
Secondo lei come va a letto invece il risultato dei 5 Stelle. In sostanza le dimissioni Di Maio sono venute troppo tardi?
R. - Sono venute molto tardi e soprattutto nel momento peggiore per loro. Non possiamo affermare che questo risultato così deludente in Emilia Romagna possa essere traslato a livello nazionale, perché ovviamente un partito di opinione sconta poi il voto negativo in ambito locale in ambito amministrativo. Resta il fatto che si apre una stagione nuova anche per il Movimento 5 Stelle che deve decidere prima tutto che cos'è, la propria identità. Il movimento Cinque Stelle non può neppure continuare a rivendicare una terzietà rispetto alle posizioni destra-sinistra, progressisti-conservatori. E’ un partito a tutti gli effetti che dovrà decidere il campo dove giocare la partita.
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