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La Shoah con gli occhi dei bambini deportati ad Auschwitz

La tragedia dei piccoli, vittime degli esperimenti del dottor Mengele, nel documentario Kinderblock-L’ultimo inganno, prodotto dalla Fondazione Museo della Shoah

Francesca Sabatinelli – Città del  Vaticano

54 minuti di drammatico viaggio, storico e  geografico, da Napoli a Fiume, dalla Risiera di San Sabba ad Auschwtiz-Birkenau e poi ad Amburgo. Con la sua storia, il piccolo Sergio De Simone, di soli 8 anni, è la guida che accompagna lo spettatore attraverso l’inferno della tragedia dei bambini di Auschwitz. I pochi superstiti, oggi adulti, e tra loro le cugine di Sergio, Andra e Tatiana Bucci, raccontano le atrocità dei campi di sterminio, l’orrore della sperimentazione medica sui bambini da parte del dottor Josef Mengele, soprannominato l’Angelo della Morte, medico e criminale di guerra.  

Trailer del film "Kinderblock"

La selezione di Mengele partiva dai gemelli

Il piccolo Sergio, di madre ebrea e padre cattolico, viene preso una mattina del '44 a Fiume e condotto ad Auschwitz con la mamma e la famiglia della nonna materna. All'arrivo del treno blindato, è lo stesso Mengele a selezionare lui e le cugine, scambiati per gemelli. Solo Sergio però diviene, unico italiano tra venti altri bambini selezionati, una cavia umana per esperimenti condotti  nel campo di concentramento di Neuengamme, presso Amburgo, dove i piccoli vengono portati ingannati dalla falsa promessa di ritrovare le loro mamme. Nessuno di loro sopravvive, tutti trucidati, con gli alleati alle porte, nella sede distaccata di BullenhuseDamm.  Il piccolo Sergio, nel documentario, rivive nel racconto delle sorelle Bucci, anche loro di madre ebrea e di padre cattolico, e in quello del fratello, Mario, nato dopo la fine della guerra, quando la mamma, sopravvissuta ad Auschwitz, torna a casa, a Napoli.

In quei luoghi si sente ancora la presenza dei bambini

“Il fil rouge è la presenza di Sergio che non è una presenza, perché non è mai tornato dalla guerra”, racconta Ruggero Gabbai, regista del film che ha visto come autore lo storico Marcello Pezzetti, uno tra i massimi studiosi italiani della Shoah. Entrare in quei luoghi a girare, racconta Gabbai “è stato tremendo perché si sente ancora lo spirito di questi bambini che hanno sofferto così tanto”. 

Ascolta l'intervista a Ruggero Gabbai

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26 gennaio 2020, 08:00