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Centrafrica, un accordo a sostegno della sanità del Paese

Circa 300 ausili sanitari sono stati donati a strutture mediche di Bangui, grazie ad una collaborazione tra World Food Programme Italia, Fondazione Santa Lucia Irccs e Comunità di Sant’Egidio

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

In Centrafrica la situazione umanitaria è emergenziale.  Più della metà degli abitanti necessita di assistenza, di protezione umanitaria, di aiuti immediati per sopravvivere: è questo il risultato di anni di guerra civile che hanno insanguinato il Paese.  La collaborazione tra World Food Programme Italia (agenzia delle Nazioni Unite), Fondazione Santa Lucia Irccs e Comunità di Sant’Egidio rifornirà alcuni centri sanitari del Paese di validi ausili per sostenere i pazienti.

A Bangui manca qualsiasi ausilio sanitario

“Mettiamo a disposizione macchinari che non utilizziamo più all’interno della nostra struttura perché sostituiti da altri tecnologicamente più avanzati”, spiega Antonino Salvia, direttore sanitario della Fondazione Santa Lucia che precisa poi che si tratta di materiale in grado di poter essere utilizzato.

Ascolta l'intervista ad Antonino Salvia

“Parliamo di letti di degenza, perché in Centrafrica c’è grande difficoltà nel reperirli, di carrozzine per disabili, di poltrone per prelievi ematici o dove poter far sedere le mamme in attesa della visita del figlioletto. Qualcosa che può sembrare molto piccolo ma che in questo contesto può decisamente cambiare l’assistenza ai malati”. Ad agevolare la fornitura dei materiali penserà il World Food Programme Italia “che nel Paese ha una importante presenza”, come sottolinea Vincenzo Sanasi d’Arpe, presidente di WFP Italia perché “collabora nello spiegare cosa significhi l’accesso al cibo, nel combattere l’obiettivo della ‘Fame Zero’ e perché è impegnato nei programmi di bonifica, nella costruzione di infrastrutture, nella scolarizzazione”.

Ascolta l'intervista a Vincenzo Sanasi d'Arpe

Preoccupa la grave situazione medica dei bambini

In questo mondo bisogna fare rete, bisogna far rete ovunque, tanto più se si parla di Africa e di bisogni enormi, ecco quindi che qualsiasi collaborazione che porti vantaggi lì’ dove c’è bisogno è benvenuto. Così saluta  l’accordo Paola Germano direttrice scientifica del Programma Dream di Sant’Egidio, Comunità che, oltre ad aver attivamente partecipato negli anni al programma di pacificazione del Centrafrica, dal 2017 è impegnata anche nel settore sanitario.  “Il nostro intervento sanitario è cominciato in conseguenza della pace, abbiamo lavorato per la pace, continuiamo a lavorare molto per la pace ma ci siamo resi conto che non ci sono scuole, non ci sono ospedali, e per costruire la pace c’è bisogno di dare stabilità e una vita accettabile alle persone”, prosegue la Germano, che fra l’elenco delle patologie riscontrate nel Paese mette ipertensione, malattie cardiovascolari, diabete, tubercolosi, epilessia. Ma è soprattutto la situazione dei bambini a preoccupare: “Sono 20 anni che faccio questo in Africa e a Bangui ho trovato alti numeri di bambini malati di diabete, bambini piccolissimi, il che mi ha colpito, anche dal punto di vista scientifico”.

Ascolta l'intervista a Paola Germano

E' necessario creare una cultura medica nel Paese

A dare un forte impulso, non solo alle trattative di pace, ma anche alle cure pediatriche, è stata la visita di Papa Francesco (novembre 2015), aggiunge sempre la Germano “perché colpito dalla situazione sanitaria devastata soprattutto dei bambini, attraverso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, il Pontefice ha sostenuto la costruzione di un ospedale per i bambini, perché non c’era niente”. C’è poi un altro male da curare, creato però dal pregiudizio . E’ lo stigma che accompagna malattie come l’Aids o come l’epilessia. La Germano racconta di  bambini epilettici “chiusi in casa e incatenati, come se fossero dei mostri, dei maghi”. Curare un bambino con l’epilessia significa anche dargli la possibilità di uscire di casa, di andare a scuola e di togliere lo stigma a tutta la famiglia. “Il nostro problema – conclude Paola Germano – non è soltanto curare ma creare una nuova cultura sanitaria in questi Paesi, affermare una scientificità sul discorso magicio, perché è una liberazione per le persone”.  

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19 febbraio 2020, 16:32