Coronavirus, il vescovo di Lodi: "Prevale la responsabilità"
Alessandro Guarasci- Città del Vaticano
Sono poco più di 80 mila i casi confermati di Coronavirus Covid-19 nel mondo, i decessi 2.704. Ma aumentano le guarigioni: quasi 28 mila. Il Paese col maggior numeri di contagi è la Cina, seguita dalla Corea del Sud e dall’Italia che vede ad ora 283 casi e sette morti. In tutta Italia la Chiesa è vicina alle fasce più deboli e il vescovo di Lodi, monsignor Malvestiti, parla di un "grosso senso di unità che in queste circostanze si rivela decisivo".
In Cina cala la diffusione del virus
I ricercatori dell'Oms sono arrivati alla conclusione che "in Cina la diffusione del coronavirus ha raggiunto il suo picco tra il 23 gennaio e il 2 febbraio. E da allora ha cominciato a diminuire in maniera consistente". La Cina inoltre non ha registrato ieri alcun nuovo caso di contagio da nuovo coronavirus in 23 province. Per quanto la Corea del Sud, ci sono stati 60 nuovi casi di contagio da coronavirus, portando il totale a quota 893 in tutto il Paese. Il Korea Centers for Disease Control and Prevention (Kcdc) ha spiegato in una nota che si tratta del più piccolo incremento negli ultimi quattro giorni. In Iran, ci sono stati altri 3 decessi e il bilancio è salito a 15. Il Presidente Trump chiede al Congresso altri 2,5 miliardi di dollari al bilancio Usa per combattere il virus, uno dei quali da dedicare allo sviluppo di un vaccino.
Per l'Oms in Italia in sanità troppa frammentazione regionale
In Italia, sono 20 le province che registrano contagi di coronavirus, secondo i dati della Protezione civile. Primo caso accertato nel Sud, positiva un turista di Bergamo in vacanza a Palermo da ieri sera ricoverata nell'ospedale Cervello dopo aver mostrato sintomi influenzali. Disposta la quarantena per il gruppo di amici della donna e per le persone che sono state a stretto contatto con i turisti. In Veneto altri 6 casi, i positivi sono 42. In Lombardia 212. Per Walter Ricciardi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) “dopo i primi casi a Roma, gestiti in maniera antologica, una certa frammentazione regionale, non ne faccio colpa a nessuno, con tamponi fatti in modo sparso, si è persa l'efficacia iniziale. Ora stiamo cercando di ricondurre all'unitarietà l'azione".
Per il vescovo di Lodi "la fatica psicologica che è notevole"
La zona di Lodi attualmente è la più colpita in Italia, con 101 casi. Il vescovo monsignor Maurizio Malvestiti dice che “la fatica psicologica è notevole. Questa fatica è evidente, specie per le comunità isolate che domenica scorsa non hanno potuto partecipare all'Eucaristia. E’ celebrata privatamente dal vescovo e dai sacerdoti questo è ovvio, in diversi casi riusciamo a trasmettere on-line la celebrazione o via radio. Però prevale la responsabilità, e lo spirito di sacrificio è sicuro in tutti e si rivela fecondo. Dal nostro punto di vista ci sarà anche l'opportunità di una Quaresima singolare. Domani sul sito della diocesi trasmetteremo la Messa delle Ceneri, e dopodomani dalle proprie case, dalle proprie chiese i singoli sacerdoti si uniranno nel ritiro spirituale che era previsto. La meditazione sarà pubblicata online, pregheremo per tutti i nostri fedeli, per primi gli ammalati saranno tutti davanti al Signore. La nostra supplica a Dio perché guarisca tutti coloro che sono stati colpiti. Ribadisco, la responsabilità prevale e la disponibilità a fare tutto con speranza, e con il senso di unità, che in queste circostanze si rivela decisivo".
Monsignor Malvestiti mette in luce che il rapporto con le autorità “è molto stretto e proficuo. Sono lieto anche di poter dire il mio grazie al personale sanitario, a tutte le autorità di sicurezza e ai molti volontari che sono disponibili, perché possiamo superare questa prova. Senz'altro quell’ unità di cui ho detto ci aiuterà veramente a circoscrivere, e poi superare questa prova. Abbiamo bisogno certo di speranza, e la preghiera è una fonte speciale da questo punto di vista”.
La Caritas di Lodi chiede ai mass media di non fare allarmismo
Carlo Bosatra, direttore della Caritas di Lodi dice che “nella zona rossa non abbiamo dormitori per i senza fissa dimora, non abbiamo mense, l'unica cosa che abbiamo in quella zona comune agli altri è l’Emporio Solidale che naturalmente è stato chiuso. All'interno della zona gialla stiamo cercando di gestire la situazione per queste fasce fragili, abbiamo sostituito il servizio mensa, quindi con i pasti caldi al tavolo, con i sacchetti che vengono distribuiti alle persone e quindi poi ognuno li consuma all'interno della mensa, evitando assembramenti. Rimangono aperti i dormitori, per questo abbiamo dotato i custodi di termometri, viene rilevata la temperatura alle persone e nel caso ci fosse febbre, o si vedono difficoltà respiratorie, i custodi hanno la disposizione di chiamare i numeri indicati nell'ordinanza e segnalare la cosa. Disorientamento ce n’è, lo sforzo è enorme: manteniamo i nervi saldi. Fare attenzione alle norme igieniche, quindi lavarsi le mani, il rimanere a debita distanza dalle. Tutta la parte sanitaria è comunque molto attiva e non siamo abbandonati. Sarebbe importante davvero anche i mezzi di comunicazione ci aiutassero maggiormente senza avere di continuo questi ‘flash’ ai posti di blocco che creano ansia. L’ansia viene incrementata da queste cose".
A Padova riaperta la mensa per i poveri
Don Luca Facco, direttore della Caritas di Padova, mette in luce “bisogna avere in questo momento molto equilibrio nel seguire tutte le indicazioni che ci vengono indicate, perché facciamo parte di una comunità. Credo che in questo senso stiamo riscoprendo che non siamo isole ma siamo parte di una comunità”. Oggi a Padova è ripresa in modo regolare l’attività della mensa, “con tutte le precauzioni previste: lavaggio delle mani, arieggiare il locale – dice don Facco - Riprendiamo perché dalla nuova indicazione della Regione Veneto sono state cancellate le mense, insomma dall’ordinanza. Penso in particolare anche alle accoglienze notturne, dove c’era stato un po' di timore da parte di qualche volontario. Invece si è fatta la scelta, proprio per non lasciare le persone in strada in questo momento, di continuare quello che già era già partito. Certo, se una persona ha la febbre e dorme in emergenza freddo, lì dobbiamo capire come risolvere questa emergenza e ci accordiamo maggiormente col comune”.
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