Il gesuita Valletti, abbattute le Vele ora la politica faccia il suo
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
L’abbattimento della Vela verde di Scampia, avvenuto cinque giorni fa, sarà l’abbattimento della Camorra. In molti hanno letto questo significato nella demolizione delle prima delle ultime quattro Vele del quartiere periferico di Napoli, un progetto che tra il 1962 ed il 1975 avrebbe dovuto riqualificare il territorio, ma che fu un insuccesso. Non è così scontato che la distruzione purifichi l’area se le istituzioni non faranno la loro parte spiega il gesuita padre Fabrizio Valletti, fondatore del centro di aggregazione Hurtado a Scampia:
R. – Ci sono due aspetti: da una parte c’è una facciata di pubblicità e di opportunismo politico per cui è necessario fa risaltare questo avvenimento. Dall’altra parte però c’è poi quello che si nasconde dietro, cioè l’incapacità per anni da parte dell’amministrazione di muoversi, soprattutto per contrastare l’abusivismo che ha occupato le Vele quando, con il piano di riqualificazione del quartiere, finanziato dall’Europa, sono state costruite le case dove gli assegnatari regolari hanno trovato collocazione. Attualmente ci sono più di 300 famiglie che occupano abusivamente le Vele, ora dobbiamo vedere come l’amministrazione potrà risolvere questo fatto. Aver dato la possibilità alla camorra di fare questa un’operazione di invasione abusiva è stata una grande mancanza politica e amministrativa, le Vele sono diventate il simbolo del degrado, della presenza dello spaccio, della camorra. Noi, in qualche modo, soffriamo questo pregiudizio, che però non è solamente un pregiudizio, è anche una realtà, perché nel quartiere mancano ancora soluzioni abitative adeguate per queste persone, manca una soluzione per i campi rom che sono una piaga veramente scandalosa, soprattutto manca un processo di formazione al lavoro e di insediamento di unità lavorative che possano dare ai giovani una opportunità. Scampia, inoltre, fornisce le nostre carceri sia per la malavita organizzata, sia per piccole azioni di delinquenza dovute anche a povertà e abbandono.
Quanto è importante che l’abbattimento della Vela possa far pensare agli abitanti che è arrivato anche il momento dell’abbattimento del pregiudizio?
R. – Da parte degli abitanti del quartiere, di una buona parte del quartiere, c’è la consapevolezza che Scampia non è ‘Gomorra’, che non è solo delinquenza, che ci sono delle esperienze associative molto importanti, molto valide che purtroppo suppliscono alle carenze dell’amministrazione e di un progetto politico ampio e significativo.
Come ha detto più volte lei, il problema non è solo Scampia, ma tutta la periferia di Napoli …
R. – C’è una separazione veramente molto forte all’interno della città, c’è una ricca borghesia che, come faceva un tempo la nobiltà, pone i ponti levatoi e impedisce una simbiosi di valori, ma anche di investimenti. C’è questa chiusura molto forte e la tendenza e a marginalizzare tutta una popolazione che nelle periferie, purtroppo, ha trovato un modo di vivere non sempre felice. Insomma, è una città veramente significativa nella difficoltà di rimarginare quello che nella storia si è creato, una forte separazione culturale, di classe sociale e di prospettive.
Ma in questi anni lei dei cambiamenti positivi li ha visti?
R. – Diciamo che ci sono queste realtà associative che danno molta speranza, per cui di positivo c’è che molti hanno questa attività e questa sensibilità. Purtroppo molti giovani devono andare via da Scampia per lavorare, c’è ancora una forte separazione fra un ceto medio, che lavora nel centro di Napoli ed è benestante, e fra questo sottoproletariato che vive arrangiandosi di lavoro nero e di sfruttamento. C’è poi la presenza nelle carceri che incide molto su Scampia, perché molte famiglie hanno detenuti in carcere oppure agli arresti domiciliari, quindi è una realtà molto composita. Scampia è una piccola città di più di 70 mila abitanti e non si scherza, e questo anche con l’impegno di cinque parrocchie e con la presenza di cinque istituti comprensivi, di cinque istituti superiori, è una realtà composita, quello che manca è un progetto politico che tra l’altro possa mettere in sintonia e in collaborazione tutte le forze positive che ci sono.
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