Migranti, 91 dispersi nel Mediterraneo. L'allarme del Centro Astalli: servono corridoi umanitari
Michele Raviart – Città del Vaticano
È ancora incerta la sorte di 91 persone fuggite dalla Libia e alla deriva in mare. Le ultime notizie risalgono a oltre un giorno e mezzo fa quando Alarm Phone, la piattaforma che assiste le persone che tentano di attraversare il Mediterraneo, ha lanciato il messaggio ricevuto dai 91 migranti. “Stiamo imbarcando acqua, qualcuno è già caduto in mare, abbiamo informato le autorità ma nessuno ha preso sufficiente iniziativa”, le loro parole.
Le ong non bastano
“Le speranze di soccorrerle da vivi si affievoliscono sempre di più”, denuncia in un comunicato il Centro Astalli per i rifugiati. In mare tuttavia, si legge ancora nella nota, non basta la sola presenza delle ong, che compiono “un’azione tanto meritoria quanto insufficiente di fronte alla insostenibile situazione che stanno vivendo migliaia di migranti che cercano legittimamente di fuggire dalla Libia in cerca di protezione in Europa”.
L’esempio dei corridoi umanitari
“Noi riteniamo indispensabile proteggere in modo particolare le persone che si trovano nel Mediterraneo facendo leva sull'intervento e sul ripristino di quella ricerca e soccorso in mare che dovrebbe gestire l'Europa nel suo complesso”, spiega padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, che aggiunge: “Bisognerebbe fare in modo che le persone non debbano più affidarsi ai trafficanti, ma attraverso accordi con l'Europa possano arrivare in sicurezza nei vari Stati dell'Unione Europea. Un esempio di questa possibilità è data dai corridoi umanitari che ormai da diversi anni stanno garantendo l’arrivo di un numero, ridotto purtroppo, di persone in sicurezza e inserisce queste persone nei contesti nazionali”.
L’Italia propone la modifica del memorandum con la Libia
Intanto, il Ministero degli Esteri italiano ha annunciato di voler modificare il memorandum con la Libia recentemente rinnovato, attivando “maggiori tutele per migranti e richiedenti asilo e in particolare per le persone vulnerabili”. Il rispetto dei diritti umani in questo contesto è centrale, afferma ancora padre Ripamonti, “perché non ci fa perdere di vista quello che è il centro dell'operare di tutti che è la salvaguardia prima di tutto della vita edella dignità di queste persone”. “La preoccupazione”, aggiunge, “è che in questo momento in Libia non si sa bene chi possa garantire i diritti e la dignità di queste persone perché la situazione come sappiamo è di grande instabilità. Auspichiamo che questo invito al cambiamento possa essere la via per nuovi sviluppi”.
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