Stop a tutti gli accordi tra palestinesi e Israele
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il presidente Abu Mazen non ci sta a confrontarsi sul piano di pace proposto nei giorni scorsi dal presidente americano, Donald Trump, e dal leader israeliano, Benyamin Netanyahu, e annuncia la rottura di ogni relazione con lo Stato ebraico. Al centro della decisione draconiana soprattutto la difficoltà insormontabile di accettare la sovranità israeliana su Gerusalemme. “Non accetterò l'annessione di Gerusalemme e non voglio passare alla storia come colui che ha svenduto la città”, ha detto con forza Abu Mazen, aggiungendo che l'Anp “non accetterà mai gli Stati Uniti come unico mediatore al tavolo dei negoziati con Israele”. Un’eventualità, la cessione della sovranità della Città santa, non negoziabile in modo assoluto per Abu Mazen, neanche con i 50 miliardi di dollari in aiuti promessi ai palestinesi.
La Lega Araba appoggia l’Anp
Dopo una riunione straordinaria, tenuta al Cairo, la Lega dei Paesi arabi ha ufficializzato la sua opposizione al piano del presidente Trump per la pace in Medio Oriente, affermando che non coopererà con gli Stati Uniti per l'attuazione del programma previsto dal documento americano, che, secondo un comunicato della Lega Araba, non rispetta i diritti minimi e le aspirazioni del popolo palestinese. Definendolo “ingiusto”, l’Organizzazione bolla, dunque, l’iniziativa americana e non sembrano esserci, per il momento, vie d’uscita a questa situazione d’impasse ufficializzata dalle ultime dichiarazioni di Abu Mazen.
Come riavviare il dialogo
Secondo Giorgio Bernardelli, esperto dell’area mediorientale, la decisione di Abu Mazen non giunge a sorpresa. Il livello del dialogo tra palestinesi e israeliani è a livelli minimi da diverso tempo. Bisognerà vedere che cosa succederà nei prossimi giorni. Di certo, sottolinea Bernardelli, se Israele dovesse procedere all’annessione forzata dei Territori occupati, come annunciato dallo stesso Netanyahu, si creerà un abisso tra le due posizioni, con la Lega Araba decisa a non cedere sulle posizioni di ferma critica nei confronti del piano Trump. E proprio gli Stati Uniti, ricorda ancora Bernardelli, hanno in qualche modo bloccato l’iniziativa israeliana, che provocherebbe una situazione di non ritorno, col rischio di far infiammare la piazza palestinese. Altro nodo, afferma infine Bernardelli, è lo status di Gerusalemme, Città santa per le tre religioni monoteiste, sul quale va profondamente a incidere la proposta della Casa Bianca e che ha suscitato forti perplessità anche nell’assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa.
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