Cerca

Ingresso della mensa Caritas a Colle Oppio- Roma Ingresso della mensa Caritas a Colle Oppio- Roma 

Roma città inclusiva: la Mensa Caritas di Colle Oppio

Uno dei luoghi di Roma che incarna meglio la sua vocazione di città fraterna e inclusiva – ricordata di recente dal Papa - è la Mensa Caritas Giovanni Paolo II di Colle Oppio. Carlo Virtù, coordinatore: “Non diamo solo da mangiare, diamo un’altra possibilità”

Fabio Colagrande - Città del Vaticano 

Nel suo Messaggio per l’apertura delle celebrazioni dei 150 anni di Roma Capitale Papa Francesco afferma che “c’è una domanda d’inclusione scritta nella vita dei poveri e di quanti, immigrati e rifugiati, vedono Roma come un approdo di salvezza”. Uno dei luoghi dell’Urbe che incarna più di altri la sua vocazione di città fraterna e inclusiva è senz’altro la Mensa della Caritas “Giovanni Paolo II” aperta dal 1983 a Colle Oppio, fra il Colosseo e la Stazione Termini. Dalle 11 del mattino alle 13.30, per tutta la settimana, la mensa diurna mette a disposizione 100 posti per pranzare ed è frequentata quotidianamente da circa 450 ospiti. È intitolata a Papa Wojtyla, che la visitò nel dicembre del ’92, e un’insegna all’ingresso ricorda le sue parole: “l’uomo che soffre ci appartiene”. Offre un servizio che risponde all’esigenza alimentare di italiani e immigrati ma vuole dare soprattutto ascolto e accoglienza. L’obbiettivo è prendersi carico delle storie di disagio delle persone che la frequentano per accompagnarle in un percorso di progressiva autonomia e reinserimento sociale. Carlo Virtù, della Caritas di Roma, è il coordinatore della mensa di Colle Oppio. Ai microfoni di Radio Vaticana Italia racconta la soddisfazione di rappresentare per molti in città “l’approdo di salvezza” di cui parla il Papa. 

Ascolta l'intervista a Carlo Virtù

R.- “Siamo orgogliosi di essere parte di questo approdo e di fare la nostra piccola parte perché Roma sia una città inclusiva. Le persone che hanno bisogno di un pasto caldo e di accoglienza possono venire da noi e siamo sicuri di poterli aiutare, facendo del nostro meglio. La nostra mensa, infatti, è un posto dove si mangia, ma è anche un luogo dove si viene accolti. Le persone vengono a mensa perché hanno bisogno di cibo, ma noi, oltre al pranzo, riusciamo a dargli anche qualcosa di più: un’alta possibilità. Lo facciamo soprattutto attraverso i volontari che lavorando in sala riescono a stare con queste persone, a parlare con loro, a fargli trascorrere dei momenti di serenità, a farli sentire accolti dal punto di vista umano.

Siete aperti tutti i giorni dal 1983: non ci sono pause per la mensa di Colle Oppio…

R.- Possiamo dire con orgoglio che siamo aperti tutti i giorni dell'anno e che tutti i giorni all'anno riceviamo chiunque abbia bisogno di cibo e appunto di accoglienza.

 Chi porta avanti la mensa?

R.-  Siamo quattro operatori professionali e poi ci sono tantissimi volontari che tutti i giorni prestano la loro assistenza. Si tratta di cittadini di Roma, spesso pensionati, ma anche ragazzi delle scuole o, durante l’estate, gruppi di ragazzi che arrivano da tutta Italia per dare un aiuto alla Caritas e alle persone che la Caritas accoglie.

Come vi sostenete economicamente?

R.- Diciamo che per il finanziamento utilizziamo un sistema che possiamo chiamare misto: il Comune di Roma ci mette a disposizione dei fondi e quello che non dà il Comune, lo riceviamo comunque dalla Chiesa italiana, soprattutto dai fondi dell'Otto per mille.

 Chi sono gli ospiti della mensa di Colle Oppio?

R. -  Possiamo parlare di due grandi categorie: italiani e stranieri. Gli italiani sono soprattutto persone adulte, dai 40 anni in su. Si tratta di persone che hanno avuto un problema nella loro vita e si appoggiano alla Caritas. Il nostro lavoro è soprattutto quello di aiutarli a stare bene, poi a rialzarsi e quindi a riprendere una vita normale, il più indipendente possibile.  Gli stranieri sono spesso invece persone giovani che arrivano soprattutto in questo momento dal Medioriente, dall'Africa e dall'America Latina. Sono persone che cercano una sistemazione in Italia e in Europa. Il nostro lavoro è accoglierli, fargli mangiare ma soprattutto seguirli dal punto di vista umano: spiegargli le regole per fare in modo che abbiano gli strumenti per inserirsi al meglio nella nostra società italiana ed europea.  

 Quali sono i flussi di migranti che oggi passano più spesso per Roma?

R. In questo momento ci sono due grandi gruppi etnici che frequentano la nostra mensa. Notiamo tantissime persone che provengono dal Kurdistan e da tutti gli stati su cui l’altopiano del Kurdistan insiste. Sono persone che sognano soprattutto di andare verso Nord, verso la Germania. Poi ci sono parecchie persone che provengono dall'Africa subsahariana, persone che parlano francese e che cercano di andare verso la Francia o il Belgio.  Adesso si sono aggiunte anche parecchie persone provenienti dell'America Latina che cercano appunto di inserirsi nella nostra società. Sono soprattutto famiglie, molte anche con bambini, che cercano un lavoro, il più regolare possibile, per stare con noi in Italia e continuare qui la loro vita.

 Chi arriva a Roma resta sorpreso dalla vostra accoglienza?

R.- Quasi tutti vengono da noi sapendo già che c'è questo tipo di accoglienza. Diciamo che dopo un po' li stupisce il fatto di essere accolti anche dal punto di vista umano e non soltanto alimentare o sociale. Quando vengono i bambini, soprattutto dall'America Latina, i volontari gli fanno festa, gli regalano un gioco o un dolce. Così i nostri ospiti si rendono conto che c'è qualcosa di più oltre la semplice erogazione di un pasto, ma c'è proprio un'accoglienza umana che molte volte è quella che fa veramente la differenza.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

05 febbraio 2020, 16:13