Siria: la drammatica situazione nella provincia di Idlib
Fausta Speranza - Città del Vaticano
Un grave scontro diretto tra le forze siriane e quelle turche è in atto nel nord ovest della Siria. L'escalation si è scatenata nella notte nel cuore della provincia di Idlib, dove da settimane si è concentrata l’offensiva di Damasco contro le forze ribelli. Sembra aver provocato decine di morti su entrambi i fronti.
Tensione tra Ankara e Mosca
Il pattugliamento congiunto tra forze siriane e truppe russe previsto oggi a Kobane è stato annullato. Secondo Mosca, Ankara non ha comunicato in tempo i suoi movimenti, mentre l'esercito turco assicura di essersi coordinato come sempre. La Russia, alleata della presidenza Assad, continua a esprimere "preoccupazione" per la presenza di "terroristi" nell'area ma intende confermare il suo impegno di garante dell'area di de-escalation concordata a Sochi e Astana. Da parte sua, il Presidente Recep Tayyip Erdoğan chiede a Mosca di rispettare "i suoi obblighi. I colloqui nella capitale del Kazakhstan hanno visto protagonisti proprio la Turchia, la Russia e l’Iran.
Sempre più allarmante la crisi umanitaria
Da quando l'offensiva è aumentata di intensità, nelle ultime tre settimane, circa 200.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case o i campi profughi dove si erano rifugiati. E David Swanson, portavoce dell'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha), ha confermato che dall’inizio di dicembre, circa 520.000 persone sono sfollate, di cui l’80% circa sono donne e bambini. Secondo la Turchia, gli sfollati da Idlib solo nell'ultima settimana sono stati 151.000, andando ad alimentare la nuova ondata migratoria, finora contenuta, nelle zone sotto controllo turco del nord della Siria, specie nella provincia di Aleppo. Peraltro, in queste ore il presidente turco Erdoğan ha ribadito che non intende farsene carico.
Il conflitto da non dimenticare
A quasi nove anni dallo scoppio della guerra in Siria, si può parlare di sconfitta del sedicente Stato islamico (Is) ma non di conclusione imminente del conflitto, come conferma nella nostra intervista, Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:
R. - Assolutamente sì. Mi dispiace dirlo ma l'attenzione si è spostata su altri problemi dando quasi per scontato la guerra in Siria che dura da tantissimo tempo, da nove anni. Magari si potesse considerare conclusa con la sconfitta del presunto califfato! Almeno sul terreno è stato sconfitto, ma la guerra in Siria continua.
Se l'Is è stato sconfitto chi sono queste forze che le truppe siriane combattono?
R. - Sono sacche di resistenza dell'opposizione all'interno del territorio siriano. Le rivolte in Siria nulla avevano a che fare con le cosiddette primavere arabe, ma nascevano da una questione di sovra-rappresentazione della minoranza alawita a fronte di una sotto-rappresentazione - di poco potere - per la maggioranza di sunniti e sciiti.
In ogni caso a questo punto è - come dire - un braccio di ferro tra potenze per capire quale influenza avrà ognuna sul territorio nel futuro: parliamo di porti, di pozzi petroliferi e così via…
R. - Ormai credo sia sotto gli occhi di tutti che quell'area - e direi anche un’area più allargata del cosiddetto Medio Oriente - è sotto il controllo turco-russo. Gli Stati Uniti su quell'area sembrano non voler più avere un contatto diretto, un'influenza diretta. Si sono "spostati" più a sud nel tentativo di risolvere l'annoso conflitto tra palestinesi e israeliani, quindi lasciando praticamente il terreno a un controllo turco e russo, con una fortissima ingerenza anche da parte dell'Iran.
Ricordiamo che i colloqui ad Astana, capitale del Kazakistan – paralleli a quelli a Ginevra - erano tra Turchia, Russia e Iran. Il ruolo di Teheran resta, dunque, fondamentale per quanto riguarda la Siria?
R. - E’ assolutamente fondamentale. Bisogna considerare una cosa: la minoranza alawita in Siria è una minoranza che i sunniti considerano come una sorta di cugini diretti degli sciiti e la maggioranza sunnita non l'ha mai accettato. Quindi il ruolo dell'Iran è fondamentale, in questi equilibri. Ed è importante anche in Libano dove ci sono le forze di Hezbollah che potrebbero ricominciare a premere sul confine settentrionale di Israele. Si potrebbe mettere a forte rischio l'area di pacificazione e l'area di salvaguardia e potrebbero essere coinvolte tra l'altro le truppe internazionali presenti, tra cui ci sono forze Italiane.
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