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La consegna di Chiara Lubich al mondo: siate una famiglia

Un anniversario particolare quello che cade oggi, il 12.esimo dalla morte della fondatrice dei Focolari. Era il 14 marzo 2008 quando l'intensa esistenza umana della Lubich, dedicata tutta a Dio e al prossimo, si spegneva per continuare ad ispirare persone di ogni condizione, età, credo religioso e nazionalità, tutte coinvolte nel suo grande ideale di fraternità, oggi particolarmente attuale

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Il 14 marzo 2008 moriva nella sua casa a Rocca di Papa, vicino a Roma, Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari. Da 12 anni, in questa stessa data, le comunità del Movimento sparse in tutti i continenti si ritrovano per ricordarla e per pregare insieme. A Roma una Messa solenne, presieduta dal cardinale vicario, Angelo De Donatis, si sarebbe dovuta tenere stasera nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Non ci sarà, a causa dell’emergenza coronavirus, così come sono state rimandate, almeno fino a maggio, tante altre iniziative promosse in Italia e in altri Paesi, nell’ambito delle celebrazioni del Centenario di Chiara (1920-2020) che cade proprio quest’anno. 

Una vita spesa per l'unità

Grande figura carismatica dei nostri tempi, Chiara Lubich è nota per la sua infaticabile azione in favore della comunione, della fraternità e della pace tra persone di Chiese diverse, fedeli di molte religioni e anche tra quanti non si riconoscono in un credo religioso. Il Movimento da lei fondato, oggi diffuso in 182 nazioni con oltre 2 milioni di aderenti, intende essere portatore del suo carisma dell’unità con lo scopo di contribuire all’attuazione della preghiera di Gesù: “Perché tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). La sua fisionomia è quella di una variegata famiglia, di “un nuovo popolo nato dal Vangelo”, come lo definiva Chiara stessa.

“Ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo. (…) Perché l’attrattiva del nostro, come di tutti i tempi, è ciò che di più umano e di più divino si possa pensare: Gesù e Maria, il Verbo di Dio, figlio d’un falegname, la Sede della Sapienza, madre di casa. (Chiara Lubich)”

Lo spirito dei Focolari punta a portare un nuovo stile di vita anche in campo civile, in economia e nella politica. Molte le lauree honoris causa assegnate a Chiara Lubich da istituzioni accademiche internazionali, nelle più varie discipline come teologia, filosofia, psicologia, economia, scienze sociali, ecc.. Legata da amicizia con Papi, capi di Chiese e fondatori di Movimenti, personalità politiche e civili, Chiara Lubich ha lasciato un'eredità che non cessa di ispirare persone e società. Nel 2015 è stata aperta la causa di beatificazione e canonizzazione di cui recentemente si è conclusa la prima fase, quella diocesana. 

La consegna: siate sempre una famiglia

Anna Maria Rossi è una focolarina che lavora per il Centro Chiara Lubich, che ha sede a Rocca di Papa e il cui scopo è approfondire la figura di Chiara dal punto di vista storico e culturale. A lei abbiamo chiesto prima di tutto un ricordo personale:

Ascolta l'intervista ad Anna Maria Rossi

R. - Ho conosciuto Chiara Lubich quando ero una adolescente, il mio ricordo di lei è di una donna libera, libera e appassiona. Mi ha sempre colpito questo suo grande amore certamente per Dio, ma anche per ogni realtà umana, per la vita, per l'umanità, per la natura, per la bellezza. Io ero una ragazzina piuttosto introversa, abbastanza chiusa e questa persona così aperta in continuo dialogo a 360 gradi con chi le stava accanto, veramente mi ha aperto un orizzonte diverso. Da quel momento ho sentito che la volevo seguire e quindi poi mi sono ritrovata effettivamente nella vita del focolare e posso dire che quella pienezza che lei testimoniava in prima persona, è diventata poi anche motivo della mia vita. Tanti altri sono stati attirati da questa sua forza, ma per me quello con lei è stato veramente un incontro speciale.

Chiara è riconosciuta una delle figure carismatiche più importanti del ventesimo secolo. Ogni anno le comunità del movimento si ritrovano intorno a questo anniversario, il 14 marzo, proprio per ricordarla, per ringraziarla e per pregare insieme. Quest'anno sarà un anniversario senza celebrazioni, almeno in Italia, a causa del coronavirus…

R. – E’ così, l’epidemia è un evento certamente inaspettato, sicuramente doloroso, che ci mette di fronte ad un modo diverso di ricordare Chiara e di vivere il suo spirito, quello ad esempio di raccogliere le indicazioni delle autorità civili e religiose in queste circostanze. Momenti di ricordo saranno fatti personalmente ciascuno nelle proprie case, nei propri gruppi, valorizzando tutti quei sistemi che ci sono adesso per vivere l'unità nella distanza come gli streaming, i collegamenti, le telefonate. Certamente in Italia molte cose sono sospese, ma in altri Paesi ci saranno eventi di ricordo e quindi, in comunione con tutte queste altre parti del mondo, anche noi potremo vivere in modo diverso, ma sempre intenso, in una sorta di staffetta, questo anniversario.

Qualche esempio di iniziative che si terranno oggi in altri Paesi del mondo?

R. – Posso dire ad esempio che oggi nella Cittadella del Movimento dei Focolari a Nairobi verrà inaugurata una delle tante sezioni internazionali della mostra che si è aperta a Trento il 7 dicembre scorso, una mostra dedicata a Chiara “Chiara città mondo” che è stata inaugurata già il 29 febbraio a Gerusalemme.

Decisamente quest'anno è un anno particolare per il Movimento dei Focolari perché è in corso il Centenario dalla nascita di Chiara Lubich e poi a settembre si terrà anche l'assemblea generale con il rinnovo dei dirigenti del Movimento. Come si vive questa concomitanza di situazioni con l'epidemia, appunto, che colpisce l'Italia e non solo?

R. - Certamente c’è stato un grande cambio di programma, tante attività che erano nate in occasione del Centenario in questo momento sono state sospese. Abbiamo la speranza che si possano comunque riproporre, cerchiamo tuttavia di mantenere vivo quello che era il motto che sta alla base delle celebrazioni che è: "Celebrare per incontrare". Incontrare lo spirito di Chiara che proprio anche nella difficoltà non si è mai abbattuto. Anche Chiara ha vissuto momenti difficili, anzi, il suo ideale è nato proprio durante la Seconda guerra mondiale quando tutto crollava e lei ci ha sempre incoraggiato sia ad avere fiducia nell'amore di Dio, sia anche a non chiuderci nei momenti di paura, di incertezza, per avere attenzione a chi magari era in uno stato di sofferenza o di difficoltà. Proprio i piccoli gesti quotidiani di fraternità, che possiamo comunque mettere in atto, ci fanno scoprire ancora di più la vita che Chiara ha voluto proporre.

Combattere l'epidemia con l'antivirus della fraternità è un po' un passaparola tra i membri del Movimento in questi giorni. Che cosa significa oggi vivere la fraternità, come la vivrebbe Chiara?

R. – La vivrebbe nei piccoli gesti quotidiani. Penso che siamo messi nelle condizioni, ora più che mai, di avere questa attenzione per il prossimo. Penso che lei avrebbe fatto cose semplici, come appunto rispettare quello che ci viene chiesto da parte delle autorità per non mettere in pericolo le persone che ci sono attorno. Ma poi abbiamo saputo di tante piccole iniziative, per esempio i giovani del Movimento dei Castelli Romani hanno pubblicato su Facebook la loro disponibilità a fare la spesa gratuitamente per le persone che non possono uscire di casa o per le persone anziane. Oppure abbiamo saputo di un imprenditore in Brasile che opera nel campo sanitario che ha deciso di vendere i suoi prodotti senza l’esorbitante rialzo di prezzi con cui altri hanno cercato di vendere i loro prodotti in questo momento. Ecco, sono gesti di civiltà ma anche di attenzione e di amore che possono testimoniare soprattutto in questa circostanza di paura e smarrimento, che siamo persone che credono nell'amore e che l'amore può vincere ogni momento buio.

Qual è l'eredità che Chiara ha lasciato, se si volesse ricordare oggi una sua parola, quale potrebbe essere?

R. – Mi viene in mente una consegna che lei ha affidato al Movimento, ma che penso possa essere valida adesso a livello mondiale. Ci disse “siate una famiglia”. Ecco penso che oggi che stiamo sperimentando la difficoltà globalizzata, ma anche un senso nuovo di solidarietà e di legami che vanno oltre i propri confini, penso che una parola che ci spinge e ci richiama ad essere una sola famiglia, sia quanto mai attuale e attuabile.

“Ci sarebbe da morire se non guardassimo a Te, che tramuti, come per incanto, ogni amarezza in dolcezza: a Te, sulla croce nel tuo grido, nella più alta sospensione, nella inattività assoluta, nella morte viva, quando, fatto freddo, buttasti tutto il tuo fuoco sulla terra e, fatto stasi infinita, gettasti la tua vita infinita a noi, che ora la viviamo nell'ebbrezza. (Chiara Lubich)”

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14 marzo 2020, 14:05