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Sovraffollamento carceri Sovraffollamento carceri 

Il dramma delle carceri e la carezza del Papa

La vicinanza, il conforto,l'incontro: per le persone detenute tutto diventa importante specie in condizioni come quelle attuali. Il nostro colloquio con monsignor Segundo Tejado Muñoz, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

Davide Dionisi - Città del Vaticano 

“La situazione dei carcerati in questo momento è molto particolare e noi, per certi versi, ci troviamo nella loro stessa condizione perché nel nostro isolamento forzato viviamo il disagio di non poter vivere i rapporti umani”. Così monsignor Segundo Tejado Muñoz, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale nell’intervista rilasciata a I Cellanti, la rubrica settimanale di Radio Vaticana Italia sul carcere.

Ascolta l'intervista a monsignor Tejado Munoz

Le sue parole acquisiscono ancora più vigore dopo l'appello lanciato dal Papa all'Angelus di domenica scorsa in un momento di crisi e di pandemia come quello che il mondo sta vivendo :

In questo momento il mio pensiero va in modo speciale a tutte le persone che patiscono la vulnerabilità di essere costretti a vivere in gruppo: case di riposo, caserme… In modo particolare vorrei menzionare le persone nelle carceri. Ho letto un appunto ufficiale della Commissione dei Diritti Umani che parla del problema delle carceri sovraffollate, che potrebbero diventare una tragedia. Chiedo alle autorità di essere sensibili a questo grave problema e di prendere le misure necessarie per evitare tragedie future.

“Quando il rapporto con le persone si interrompe, si entra in una profonda crisi. I detenuti conoscono questa condizione perché la vivono abitualmente" ha spiegato Monsignor Segundo Tejado Muñoz. "Quello di incontrarsi e di avere relazioni è un immenso dono che la vita offre all’uomo e ce ne accorgiamo solo ora che non possiamo uscire di casa”.  

 “Aggiungo che in un momento come questo è di fondamentale importanza la voce. Va bene il messaggio scritto, il whatsapp, ma quando ascolto il suono di una persona, sento la persona stessa” ha precisato. “L’ho ribadito anche ai miei confratelli quanto sia importante telefonare alla gente, parlarci perché chi riceve una chiamata, in qualche modo ci vede”. All’indomani della diffusione del Coronavirus, tanti detenuti hanno dato il via ad una gara di solidarietà che ogni giorno si arricchisce di nuove iniziative e progetti in aiuto alla comunità che fuori è alle prese con un nemico invisibile. Una gara per confermare che non è tutto negativo quello che c’è nel carcere e dimostrare che i percorsi di ravvedimento sono più evidenti quando gli eventi esterni sono tanto straordinari, quanto nefasti.

La società che emargina

Da nord a sud ci si sta rimboccando le maniche per aiutare, anche a distanza, gli ospedali, le famiglie che hanno perso i cari e persino le persone che hanno bisogno di aiuti che, in tempi ordinari, troverebbero ovunque ma che, oggi, non vengono ascoltate. “E’ una notizia straordinaria che ci rincuora” ha commentato il sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale: “Capiscono più di tutti quanto è importante il contatto. Quando ricevono le visite, incontrano i familiari, vivono in prima persona la gioia dell’abbraccio. Nel momento in cui si accorgono che la società vive la loro stessa esperienza, si avvicinano. Mi auguro che questi segni, provenienti da una parte di società emarginata, trovino sempre più spazio nei media”.

Monsignor Tejado Muñoz, infine, ha ricordato la costante vicinanza di Papa Francesco ai detenuti di tutto il mondo: “Dobbiamo diventare tutti carezza, così come fa il Santo Padre tutti i giorni ricordando nella preghiera questi nostri fratelli. A loro regala sempre una parola di speranza e di vita. La nostra sarà una carezza che, per ovvi motivi, al momento non possiamo dare, ma che possiamo far arrivare attraverso la nostra voce e la nostra parola. L’uomo non può vivere senza l’altro e questo già lo sapevamo. Ce ne stiamo rendendo conto ora e in un momento così drammatico dobbiamo essere capaci di recuperare il senso dello stare insieme. Cosa che i detenuti conoscono molto bene”

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30 marzo 2020, 10:54