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Decine le guerre in corso Decine le guerre in corso 

Il Coronavirus non faccia dimenticare le guerre nel mondo

Forte l'appello dell'Onu, in piena pandemia, alla cessazione dei conflitti che insanguinano il pianeta. Vignarca di Rete Italiana Disarmo: "Purtroppo quando l'attenzione internazionale viene spostata su altro, chi agisce nei conflitti per proprio interesse, i cosiddetti Signori della Guerra, ovviamente si muove molto più facilmente"

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

"Mettete fine alla guerra e combattete la malattia che devasta il nuovo mondo". Questo l'appello lanciato dal segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres nel momento in cui la pandemia miete più vittime senza riparmiare alcun Paese. "Le persone coinvolte nelle guerre nel mondo" ha aggiunto Guterres "sono tra le più vulnerabili" e "sono anche al massimo rischio di soffrire devastanti sofferenze sulla Covid-19". 

In effetti lo scenario non lascia dubbi. Ad oggi sono almeno una decina le guerre nel mondo, più una miriade di conflitti a livello regionale. E l’emergenza Coronavirus rischia di far calare l’attenzione su queste situazioni. Per Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo “bisogna partire dalla considerazione che effettivamente per la prima volta un evento da tanto tempo ha un impatto mondiale. C'è però il dubbio che tutta questa attenzione derivi anche dal fatto che è una crisi sanitaria che sta colpendo i paesi ricchi ed evoluti.  Spesso e volentieri invece quando altre crisi che sono anche peggiori, perché  provocate dall'uomo come le guerre come le disuguaglianze, colpiscono i paesi più poveri, forse non c'è tutta questa attenzione. Effettivamente il rischio di andare a mettere in ombra situazioni problematiche, il che non vuol dire non parlare di coronavirus ovviamente, mi pare che ci sia purtroppo".

Ascolta l'intervista a Francesco Vignarca

Il rischio, calata l'attenzione dell'opinione pubblica, è che questi conflitti si intensifino. E' per esempio ripreso con violenza il conflitto in Libia...

R. - Purtroppo quando questa attenzione viene spostata su altro, chi agisce nei conflitti per proprio interesse, i cosiddetti Signori della Guerra, ovviamente si muove molto più facilmente. Quindi il rischio è da un lato che anche gli stessi problemi sanitari impattino su quegli stessi paesi, dall'altro che appunto chi agisce per la guerra per proprio tornaconto lo faccia ancora in maniera più violenta. Certo, per alcuni paesi probabilmente l'impatto del Coronavirus sarà minore perché purtroppo hanno già altre problematiche di natura sanitaria, spesso di carestia o di problemi di accesso ai bisogni primari. Però il rischio è che poi l’impatto arrivi su di loro. Ad esempio penso al fatto che nel Regno Unito è partita subito la polemica sul ridurre l'aiuto internazionale per gli aiuti umanitari perché c'era questa emergenza da affrontare.  

E allora che cosa bisognerà fare? L’Onu dovrà tenere alta l’attenzione su alcune aree del mondo?

R. - Secondo me è anche importante utilizzare questo drammatica situazione, il Coronavirus, come un'occasione per ripensare anche a dove allocare le risorse. Tra poche settimane usciranno ancora i dati sulla spesa militare che ha sfondato i 1800 miliardi di dollari l'anno. Noi in questi giorni abbiamo sottolineato come negli ultimi anni la spesa militare in Italia sia cresciuta mentre la spesa sanitaria si sia abbassata. Ecco se vogliamo evitare impatti di problematiche come il Coronavirus, oppure di altre situazioni come appunto le guerre, dobbiamo tenere alta l'attenzione, ma soprattutto cambiare la direzione dei nostri investimenti e di quello che si sceglie a livello di scelta pubblica. Altrimenti questioni come la Siria che da 9 anni è in guerra drammatica, come lo Yemen che tra pochi giorni purtroppo celebrerà tra virgolette l'anniversario di 5 anni bombardamenti, continueranno a riproporsi

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24 marzo 2020, 10:00
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