Covid-19, crescono i contagi. No alla soluzione degli eurobond
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
I numeri aumentano ed è impossibile prevedere con certezza il picco della pandemia. In Italia c'è chi parla di dati positivi attesi entro la prossima settimana, mentre gli Stati Uniti ipotizzano un picco per metà aprile. Di certo l'emergenza prosegue, come dimostrano appunto le cifre: nel mondo 34.018 persone sono morte di Covid-19. I casi confermati sono 723.700 ed i guariti 152.032. Questo l'ultimo aggiornamento odierno del database della Johns Hopkins University, che mette insieme dati dell'Oms e delle autorita' locali. Oltre due terzi delle vittime in Europa.
Le decisioni della Casa Bianca
Il presidente statunitense Donald Trump ha cambiato idea: dalla possibile riapertura “entro due settimane” annunciata la scorsa settimana, al “picco possibile per metà aprile”. Dinanzi ad un simile scenario, la Casa Bianca ha deciso di prorogare almeno fino al 30 aprile le misure restrittive già decise nei giorni scorsi. Dinanzi a stime di contagi superiori al milione di casi, il presidente americano ha affermato che “se alla fine della pandemia i morti saranno 100mila, avremo fatto un buon lavoro”. Parole queste che ricordano quelle pronunciate dal Governo britannico la scorsa settimana, quando si definiva “un buon risultato” il riuscire a non superare le 20mila vittime totali nel Regno Unito. Al di là delle previsioni, i numeri: sono quasi 150mila i contagi negli Stati Uniti, così da renderlo il Paese con più casi a livello mondiale. “Ne abbiamo più degli altri perché facciamo più tamponi, anche così sconfiggeremo il virus”, ha commentato Trump.
Frizioni nell'Unione Europea
Dopo la frenata del presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, anche il commissario agli Affari Europei, Paolo Gentiloni, non vede la possibilità di eurobond per l'emergenza Covid-19. In un'intervista rilasciata a Radio Capital, Gentiloni rivela come "l'emissione di bond genericamente per mutualizzare il debito non verrà mai accettata", quindi bisogna finalizzarla ad una "missione", che può essere quella di finanziare gli obiettivi comuni come "affrontare l'emergenza sanitaria", creare "un nuovo strumento di garanzia per la disoccupazione e un piano per il sostegno alle imprese". Se questo non dovesse accadere, “sarà molto difficile - aggiunge – tenere insieme l'intero progetto europeo”. Gli fa eco il premier italiano Conte: “Se Bruxelles non sarà all'altezza - dice - rischiamo un ritorno dei nazionalismi”.
La situazione in Lombardia
In Lombardia, la regione più colpita a livello europeo dalla pandemia di Covid-19, si iniziano a vedere dei labili spiragli di luce. L'assessore alla Sanità lombardo, Giulio Gallera ha sottolineato che “il dato reale, come ci raccontano ogni giorno gli amministratori e il nostro personale, è nettamente superiore alle cifre ufficiali”. “L’epidemia - ha aggiunto - si è aggirata indisturbata per almeno 20 giorni. I nuovi dati sembrano essere in miglioramento, ma vanno valutati non giorno per giorno, ma con trend almeno settimanale. Il numero dei decessi sarà l’ultimo a calare e - ha concluso - per i prossimi mesi dovremo immaginare un modo di vivere diverso”. Nella regione del Nord Italia i contagi sono diminuiti nelle ultime 48 ore, ma i sindaci dei comuni più colpiti - ieri, ad esempio, quello di Brescia - continuano a denunciare la scarsità di mascherine e di protezioni adeguate per medici ed infermieri. Un problema, questo, che riguarda l'Italia intera ed altri Paesi europei.
Portogallo e Svezia
Da un lato il Portogallo, che ha deciso di regolarizzare le richieste di asilo nel Paese, dall'altro la Svezia, dove la vita dei cittadini è cambiata poco, specie se paragonata a quella degli Stati vicini. Lisbona e Stoccolma distanti, dunque, non solo geograficamente. In Portogallo il Governo ha deciso, almeno fino a mercoledì 1 luglio 2020, di regolarizzare i richiedenti asilo, per garantire loro l'assistenza sanitaria durante la pandemia. I casi di contagio nel Paese sono circa 6mila, con almeno 120 vittime registrate. La misura vale per tutti quelli che hanno già presentato la richiesta. Con questa norma gli stranieri potranno cercare un lavoro regolare e accedere a tutti i servizi pubblici e affittare una casa senza ricorrere al mercato nero. Una decisione che segue una serie di misure restrittive già in atto da giorni. In Svezia, invece, le regole al momento in vigore prevedono che nei locali si possa fare solo servizio al tavolo, che chi è malato dresti a casa, che è preferibile - laddove possibile - optare per il telelavoro, così come evitare visite non necessarie agli anziani e considerare se rinviare eventuali viaggi programmati. In sostanza, molte raccomandazioni e poche limitazioni imposte, come riportano numerosi media. I bar ed i ristoranti sono dunque aperti, nonostante i contagi siano circa 4mila.
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