San Luigi Orione San Luigi Orione  

Riviviamo lo spirito di Don Orione per affrontare il coronavirus

Nell’80mo anniversario della morte di don Luigi Orione, il Superiore generale degli Orionini scrive una lettera d’incoraggiamento per affrontare la pandemia ricorrendo al potente strumento della carità, sull’esempio del grande santo piemontese

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

“Facciamo rivivere in noi lo spirito di don Orione pronto ad accorrere per portare soccorso a chi era colpito da grandi calamità”. E’ l’invito accorato rivolto oggi, in tempi di pandemia globale, da don Tarcisio Gregório Vieira, Superiore generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza,

Il carisma ai tempi dell'epidemia

Don Vieira ha scritto una lettera a tutta la grande famiglia orionina, presente oggi in 29 Paesi del mondo, nell’ottantesimo della morte del fondatore, il carismatico sacerdote piemontese, Luigi Orione, canonizzato nel 2004, vissuto a cavallo di due secoli, nato a Pontecurone, nei pressi di Tortina, il 23 giugno 1872 e morto a Sanremo il 12 marzo 1940. Un giorno di memoria, di omaggio e di festa, quest’anno offuscata in particolare nei luoghi che videro l’inizio e la fine della sua vita, dove a causa dell’epidemia del Coronavirus, sono state cancellate tutte le cerimonie pubbliche.

“Quanti di voi sono in questa situazione – rassicura don Vieira – ci sentano vicini e solidali. Sappiamo che state vivendo con coraggio e intraprendenza per far sì che si possa affrontare l’emergenza in un modo nobile, generoso e dignitoso. Invitiamo anche tutti i confratelli a sentirsi loro vicini con le preghiere e il pensiero”.

Il nostro fondatore – ricorda l’ottavo successore di don Orione – “ci ha abituati a rispondere ai momenti di crisi o di emergenza con un accrescimento di generosità, proponendoci la misura alta della carità”. “Oh! Quanto bene si può fare – scriveva – col vivere e far risplendere in noi la carità di Gesù Cristo!”.

Le celebrazioni via streaming

“In tutto il mondo orionino e, in particolare, nel territorio italiano, - aggiunge don Vieira - fate uso della vostra creatività pastorale per rendere, specialmente la giornata del 12 marzo, feconda di bene e di solidarietà”. “Per l’Italia – prosegue – le regole imposteci e la prudenza umana ci raccomandano di evitare contatti, visite agli ammalati e agli anziani. Allora pensiamo ad altri modi per renderci il più possibile presenti a loro o via telefono, o via social, o come state già facendo, trasmettendo per radio o in streaming le celebrazioni. È importante che non si sentano abbandonati o dimenticati o che si trovino in difficoltà per la mancanza di genere di prime necessità. Organizziamo il volontariato nel modo possibile e conforme alle disposizioni delle autorità”.

Rammenta il Superiore generale degli Orionini quanto seppe fare don Luigi, recandosi in aiuto dei superstiti del devastante terremoto del 1908 a Messina e Reggio Calabria, dove rimase tre anni dedicandosi soprattutto alla cura degli orfani e qualche anno dopo, nel 1915, accanto ai terremotati della Marsica in Abruzzo. “Quella sua disponibilità per imprese grandiose”, che durante il terribile flagello dell’influenza chiamata ‘spagnola’, lo portò ad offrirsi per sostituire il cappellano di un ospedale per l’isolamento degli ammalati. Così implorava il responsabile del nosocomio: “Prego Vostra Signoria un favore: permettermi di assumere la cura spirituale del Lazzaretto (…). Occorrendo, io passerò là la notte e il giorno”.

La carità non si arresta

Forse non ci sarà permesso un tale sacrificio e generosità”, osserva don Vieira, ma “sentiamo il grido angoscioso di tanti nostri fratelli che soffrono, sentiamo il grido delle anime che anelano a Cristo. E che la carità, o fratelli, ci edifichi e unifichi in Cristo, quella carità che non s’arresta, che non vede barriere, che è onnipossente e trionfatrice di tutte le cose.”

Proclamando santo don Luigi Orione, il Papa Giovanni Paolo II ne sottolineava le doti umane e spirituali: “il cuore di questo stratega della carità fu senza confini perché dilatato dalla carità di Cristo. La passione per Cristo fu l’anima della sua vita ardimentosa, la spina interiore di un altruismo senza riserve, la sorgente sempre fresca di un’indistruttibile speranza”. Raccomandava San Luigi Orione: “solo la carità salverà il mondo” e a tutti ripeteva “la perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini”.

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12 marzo 2020, 13:15