Rinascita di una chiesa orfana
Kostiantyn Chavaga - Lviv
Stanisław Żak è nato in Polonia in una famiglia originaria dell’Ucraina Occidentale, dove fino alla fine del secondo conflitto guerra mondiale abitavano tanti polacchi romano-cattolici. In Polonia, le autorità comuniste li hanno sistemati nelle regioni occidentali, dalle quali poi sono stati trasferiti in Germania. In una chiesa, prima luterana, di Racławice Śląskie nel sud della Polonia non lontano dal confine con la Repubblica Ceca, i rimpatriati polacchi hanno collocato un’icona della Madonna di Bishche, davanti alla quale levavano le loro fervide preghiere.
Stanisław sapeva che Bishche era un villaggio nel lontano Est, da dove le autorità sovietiche hanno cacciato i suoi genitori. La chiesa dove si trovava l’immagine miracolosa della Madonna è stata bruciata durante i conflitti etnici. Dai racconti sulla città natale Stanisław conosceva i nomi e cognomi di tutti gli abitanti di quel villaggio. Si ricorda della nonna ucraina che gli ha insegnato la lingua. Ma più di tutto si ricorda dei racconti dei familiari sulla chiesa del Santissimo e delle immagini sacre bruciate.
Non si poteva fare diversamente
“Quando la chiesa è stata incendiata, mia zia è andata lì – racconta don Stanisław Żak – Lei curava la pulizia dell’altare perciò sapeva dove erano custodite le chiavi del tabernacolo. Ha preso con sé i due calici e il Santissimo, li ha avvolti in una tovaglia e li ha portati nella cantina della casa di sua sorella. Per tutta la notte le due donne hanno pregato e adorato il Santissimo. All’alba mia zia ha mandato sua figlia a portare il Santissimo a Berezhany, dove si nascondeva loro parroco, don Filip Zając. ‘Se sei arrivata con il Santissimo fino a qui, allora portiamolo in chiesa’, le aveva detto sacerdote. Quindi il canonico don Adam Gącucki aveva preso il Santissimo e assieme alla ragazza lo aveva portato in chiesa. Poi ha chiesto di ringraziare mia zia, che aveva fatto sapere ai sacerdoti che le icone di Bishche erano integre nonostante l’incendio, perché il fuoco si era spento ai piedi dell’altare”.
Don Filip ha deciso di salvare l’immagine miracolosa della Madonna e le altre icone dalla chiesa di Bishche. Ha chiesto aiuto a un ufficiale della Wehrmacht, Georg Franz Moravеc, un cattolico che prima della guerra insegnava musica e suonava l’organo in una delle chiese di Monaco.
“Moravеc ha chiamato quattro soldati e insieme con mio nonno e un altro uomo sono andati a Bishche, hanno recuperato le immagini portandole a Berezhany”, continua don Stanisław Żak”. “Rischiavano la vita. Quando sono stati fermati lungo la strada dalla Gestapo, che ha chiesto loro cosa stessero trasportando, Moravec ha risposto che le immagini da Bische dovevano essere trasferite in un museo in Germania. Così le ha salvate. Quando nel 1945 i polacchi di Bishche si sono trasferiti in Polonia, hanno portato con loro le icone e se ne sono perse le tracce. Dopo lunghe ricerche, Moravec nel 1975 ha rintracciato in Polonia le icone di Bishche. Ha raccontato che don Zając gli aveva regalato per ringraziarlo una medaglia con l’immagine della Madonna: quando fu trasferito da Berezhany verso il fronte, la medaglia gli ha salvato la vita fermando un proiettile. E fino all’ultimo giorno della sua vita ha nutrito una forte devozione per la Madonna di Bishche. Ha fatto fare una copia dell’icona. Fino alla sua scomparsa nel 2005 si recava regolarmente a Racławice. Vogliamo rendergli onore, perché nonostante il pericolo della morte, è sempre rimasto saldamente ancorato nella fede”, conclude il sacerdote.
Nulla è impossibile per Dio
Don Stanisław Żak ha svolto il suo servizio pastorale in Polonia, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Ha sempre sognato di recarsi a Bishche, ma il governo sovietico non rilasciava il visto. Solo dopo l’indipendenza dell’Ucraina e dopo la visita apostolica di San Giovanni Paolo II nel 2001 don Stanisław è riuscito a raggiungere la terra degli antenati.
“Avvicinandomi verso Bishche, ho visto la torre rovinata e gli alberi che crescevano sul tetto della chiesa”, ricorda il prete. La porta della chiesa era sbarrata con vecchie tavole di legno, ma riuscì ad entrare. “Mi sono inginocchiato davanti all’altare principale e ho sentito qualcosa di strano. Mi è venuta l’idea che bisognava fare qualcosa per ricostruire questa chiesa. Ho preso alcune foto e quando sono tornato nella mia parrocchia americana, ho raccontato del mio viaggio in Ucraina e ho fatto vedere le foto. Nella parrocchia avevamo i Cavalieri di Colombo, oggi presenti anche in Ucraina. Uno dei parrocchiani di origine armena mi disse: ‘Padre, dobbiamo cominciare a fare qualcosa’. Ha preso il suo libretto di assegni e ne ha staccato uno da 300 dollari. Così – conclude don Stanisław – ho aperto un conto bancario e ho cominciato a raccogliere donazioni”. Don Andrii Reminets, parroco a Berezhany, ha registrato la comunità dei romano-cattolici a Bishche e nel 2012 ha ottenuto il permesso per il restauro della chiesa. Il 31 luglio 2015, l’ausiliare di Lviv dei latini, Leon Malyi, ha fatto la prima consacrazione con le copie delle icone che prima erano lì. L’anno successivo è stato realizzato il nuovo altare centrale e sono state restaurate le mura. E più avanti le cripte, dove erano sepolti sacerdoti e fedeli. L’anno scorso sono stati rinnovati i quattro altari laterali”.
Oggi quasi tutti gli abitanti di Bishche frequentano la chiesa ortodossa, ma per le iniziative ecumeniche vengono anche nella chiesa cattolica. “Questo era il più antico santuario della arcidiocesi di Lviv dei latini, dice don Andrii Reminets. Adesso di nuovo due volte al anno – il 15 agosto e l’8 settembre – si celebrano i grandi pellegrinaggi ai quali partecipano discendenti dei parrocchiani che vengono dalla Polonia”. Sotto il patronato del Arcivescovo di Lviv dei Latini, Mieczysław Mokrzycki, si svolge anche il festival dei giovani artisti organizzato dalla ONG “КонтрФорс” da Lviv.
Con i lavori dei giovani pittori
Don Stanisław Żak continua a raccogliere le donazioni e si reca in visita a Bishche ogni anno. “Io negli Stati Uniti e Don Andrea in Ucraina ogni prima domenica del mese preghiamo per tutti i benefattori che aiutano il restauro di questa chiesa e aspettiamo un milionario”, scherza il sacerdote. “Se ne conoscete uno, mandatelo dal vescovo o da me, perché c’è ancora tanto da fare e servono molti finanziamenti per completare il rinnovo della chiesa”.
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