Sant'Egidio: coronavirus, è tempo di essere più solidali
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Aumentare, nel rispetto del nuovo decreto, il monitoraggio di anziani, senza dimora, persone con disabilità. Per vincere il contagio e la paura, indica la Comunità di Trastevere, c’è bisogno di più solidarietà. Chiunque, può contribuire con il suo impegno, è l’invito del presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo:
R. – L’appello è che si tenga conto, le istituzioni ma naturalmente anche ogni cittadino, delle persone più vulnerabili, delle persone povere, di quelle che normalmente restano fuori, che sono emarginate dal circuito della vita normale delle persone, come chi vive per strada per esempio che vede diminuire la presenza di persone che possano aiutarli a occuparsi di loro, come chi vive nei campi rom, che sono piuttosto isolati e privi di informazioni su come vivere questo tempo del coronavirus, oppure tante persone che purtroppo sono chiuse negli istituti per anziani, negli ospizi, nelle case di ricovero, laddove le visite sono fortemente limitate. Quindi, bisogna trovare dei nuovi modi per stare vicini a queste persone, naturalmente evitando di essere contagiati e di contagiare , è qualcosa che richiede molta intelligenza molta creatività e molta passione e amore.
In questo momento di grave allarme sociale, rischia di essere particolarmente delicato chiedere ai cittadini di dedicarsi anche a chi potrebbe invece essere visto come un rischio…
R. – Sì, naturalmente, e qui entra in campo anche la libertà di ogni persona di vivere come ritiene sia giusto, vivere questo periodo rispettando ciò che le autorità competenti hanno detto. Detto questo, però, ci sono molti modi, Sant'Egidio li sta mettendo in atto, per poter aiutare le persone evitando naturalmente qualsiasi rischio di contagio, un esempio sono le nostre mense, le persone e gli utenti delle mense naturalmente vengono adesso fatti entrare a piccoli gruppi, non ci sono mai assembramenti, vengono rispettate tutte le regole, chi serve è protetto in un certo modo da mascherine guanti, quindi c'è la concreta possibilità, sotto il controllo del medico, di continuare a dare una mano, senza vivere nella paura e nella distanza totale dagli altri, perché l'isolamento può uccidere molto e oggi anche c'è gente che ha fame, c'è gente che ha bisogno di mangiare e non trova il modo di nutrirsi. Queste sono le problematiche di chi vive per strada per esempio
L’importante è, oltre a sconfiggere l’egoismo, fare in modo che non aumenti l’intolleranza già strisciante nelle società, verso le categorie più deboli, pensiamo ai senzatetto o ai Rom , c’è da sperare che quanto accade non ingigantisca un sentimento già di per sé negativo, sfavorevole …
R. – Sì, l’essere accanto a queste persone più vulnerabili, più in difficoltà, fa sì che la presenza di volontari sia anche, in un certo senso, una protezione. Se una persona comune vede che i volontari sono ancora in giro, rispettando tutte le regole che le autorità competenti ci hanno chiesto di rispettare, si abbassa anche il livello della paura e anche delle eventuali azioni di rifiuto verso queste persone. Ecco, bisogna mostrare che è possibile aiutare ancora in queste condizioni, tutti possiamo trasmettere il virus, non particolarmente chi è povero, chi vive per strada, quindi tutti dobbiamo prendere delle precauzioni, ma non dobbiamo mai lasciare nessuno da solo da solo perché l'isolamento di questi giorni può portare a gravi conseguenze, può anche uccidere. C'è bisogno, oggi, di una di una reazione morale da parte di tutto il Paese, così come dobbiamo rispettare ciò che ci viene chiesto dalle autorità, dobbiamo allo stesso tempo mostrare che la solidarietà è questa reazione morale, così come i cristiani pregano e vivono, e la preghiera da forza ai cristiani in questo momento, oggi abbiamo bisogno di cittadini forti, di cittadini consapevoli del rischio che si sta vivendo, ma che rispondono a questo rischio non con la paura, ma con una reazione di solidarietà, di attenzione, al bene comune e al bene di chi è più povero e più fragile.
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