Ucoii: grazie al Papa perché ricorda l’umanità abbandonata di Idlib
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Un grazie speciale a Papa Francesco, “unica autorità mondiale che ha ricordato il dramma dei civili di Idlib” e di tutta la Siria: il suo appello “per l’umanità abbandonata e tradita non è caduto nel vuoto”.
Lo scrivono alcune delle realtà impegnate per il Paese martoriato da quasi nove anni di guerra, proprio mentre è entrato in vigore stanotte il cessate il fuoco siglato da Russia e Turchia per il nord ovest della Siria. Si tratta di sigle del mondo associativo ecclesiale e non solo, come l’Associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio, Amnesty International Italia, Caritas Italiana, Centro Astalli, sezione italiana del Jesuit Refugee Service, Comunità di Sant’Egidio, Focsiv, Ucoii - Unione delle Comunità Islamiche d’Italia. Domenica 8 marzo, nella Giornata internazionale della donna, hanno in programma “nel rispetto di ogni misura di sicurezza” di essere in Piazza San Pietro, in occasione dell’Angelus, con lo striscione: “Per i dimenticati di Idlib”.
L'associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio
Riccardo Cristiano, presidente dell’Associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio, evidenzia come il ringraziamento al Pontefice nasca da un'esigenza “umana, civile e spirituale”.
R. - È un’esigenza umana per un milione, forse un milione e cinquecento mila persone che sono state deportate ad Idlib e poi, con i combattimenti in corso, sfollate più volte: molte di loro anche quattro volte sfollate all'interno di questa regione siriana verso il confine turco, che non possono attraversare perché chiuso da un muro. Queste persone hanno bisogno della nostra solidarietà. L'esigenza spirituale è quella di sentirsi vicini al Papa e ringraziarlo, direi con commozione: è l'unica persona, che ha autorità morale per credenti, diversamente credenti e non credenti, che si è ricordata della popolazione di Idlib, nessun altro se ne è ricordato realmente. Abbiamo visto le immagini dei bambini morti assiderati ma poi ce ne siamo dimenticati. Francesco non soltanto ne ha parlato prima, con altri interventi, non soltanto ne ha parlato dopo, ma ci ha ricordato di dover capire ciò che sta succedendo e che potrebbe diventare una tragedia stabilizzata. È un’esigenza civile, perché queste persone non potranno né tornare indietro né andare avanti: saranno un cuscinetto umano nelle strategie globali di riassetto del Medio Oriente.
L'Onu ha confermato che è salito a un milione di sfollati il numero di civili siriani costretti alla fuga dalla zona, perlopiù donne e bambini. Oltre al pensiero per il pianto dei più piccoli e degli indifesi, il Papa da Bari - e non solo, come ricordato - ha pregato per la Siria e ha esortato a mettere da parte calcoli e interessi…
R. - Vuol dire che l’umanità viene prima dei calcoli geostrategici, delle pipeline e delle separazioni dei popoli. Ma questo territorio è di chi lo vive. Questo ci riguarda in prima persona come fratelli di chi vive lì e anche perché non rendercene conto per loro potrebbe significare che domani qualcuno potrebbe non rendersene conto per noi.
Che significato vuole avere lo striscione “Per i dimenticati di Idlib”?
R. - Ci interessa dire che siamo grati a Papa Francesco per quello che ha fatto, perché siamo fratelli di chi oggi vive a Idlib, nella neve, di chi guarda il proprio figlio con la paura che, da un momento all'altro, possa morire dimenticato dal mondo. Ecco questo non è il Medio Oriente dei tre grandi monoteismi, non è il Medio Oriente delle religioni, non è il nostro Mediterraneo: il nostro Mediterraneo è quello della civiltà del buon samaritano.
L'Unione delle Comunità Islamiche d’Italia
Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii, spiega come anche l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia abbia voluto ringraziare il Papa:
R. - Papa Francesco si è esposto con parole molto chiare sulla situazione che sta vivendo la popolazione di Idlib, questa città siriana martoriata e bombardata. Ogni giorno ci sono vittime, uomini, donne e bambini, tra i civili che sono rifugiati e ammassati lì. Sono almeno un milione, forse di più secondo alcune stime, al confine con la Turchia. È una tragedia umana a tutti gli effetti e Papa Francesco ha speso delle parole importanti. Per questo abbiamo sentito il bisogno di ringraziarlo.
Quanto è importante che l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia partecipi all’iniziativa?
R. - Come religioni oggi abbiamo una responsabilità importante più che mai di fronte a un’umanità sempre più ferita. Le religioni devono lanciare dei messaggi coesi e solidali a tutto il mondo. Le religioni sono un elemento di pace e non di conflitto. Quello che Papa Francesco ha detto, la sua denuncia della situazione drammatica in Siria, ha fatto sì che ci fosse un’adesione anche da parte di altre confessioni religiose a tale appello. Secondo me, questo è un momento di coesione per le religioni, per unirsi a quella che è la voce di Papa Francesco e denunciare questa gravissima tragedia.
La scritta “Per i dimenticati di Idlib” quale riflessione vuole trasmettere?
R. - Vogliamo dire al mondo che i nostri fratelli, le nostre sorelle ad Idlib non sono soli. Chi oggi è lì sta soffrendo. A tutti loro vanno le nostre preghiere, il nostro sostegno e la nostra solidarietà. Come Comunità Islamiche, siamo impegnate insieme a delle ong che cercano di portare sollievo alle realtà siriane: si cerca in qualche modo di ridurre il loro disagio, ma è davvero una situazione drammatica e si fa fatica a risollevare il popolo siriano. Ma nonostante questo vogliamo andare avanti ed alzare sempre di più la voce per dire al mondo ciò che sta succedendo in Siria e soprattutto a Idlib.
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