Unicef, il Covid19 spiegato ai bambini
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Spiegare la verità sul Coronavirus ai bambini: anche loro hanno il diritto di essere adeguatamente informati riguardo quello che accade nel mondo, ma allo stesso tempo è responsabilità degli adulti proteggerli da una condizione di angoscia. Proprio per andare incontro a questa complessa realtà, conseguenza della pandemia in corso, l’Unicef ha pubblicato un Vademecum in otto punti, per spiegare come raccontare ai più piccoli quello che sta accadendo nei diversi Paesi, con parole semplici, senza nascondere la verità, ma cercando di non spaventarli. “Si tratta di otto semplici punti – spiega Andrea Iacomini portavoce Unicef Italia – per aiutare sia i genitori nei loro nuovi compiti sia i bambini a capire perché non vanno più a scuola e non possono incontrare i loro amici come facevano fino a qualche tempo fa”.
Parlare con chiarezza e sincerità
Primo suggerimento del Vademecum è quello di incoraggiare i bambini a parlare della questione, cercando di capire cosa sono riusciti a capire della pandemia in corso rendendosi disponibili a chiarire i loro dubbi, o a farli parlare con i loro insegnanti qualora lo desiderino. Iacomini sottolinea l’importanza di usare un linguaggio appropriato rispetto alla loro età, stando ben attenti alle loro reazioni e al livello di ansia che raggiungono. “In queste giornate che stiamo tutti insieme a casa – spiega – capita di guardare la tv tutti insieme. Bisogna fare attenzione alla loro percezione dei tanti servizi televisivi sul coronavirus per evitare che, soprattutto se piccoli, possano avere l’idea di essere continuamente in pericolo. Se è possibile cerchiamo di non sottoporli a questo bombardamento televisivo, distraendoli con attività rilassanti, e alternative alla tv, in attesa che il palinsesto televisivo torni ad una sua normalità”.
Costruire con loro un mondo migliore
Il Vademecum suggerisce tra le altre cose anche di raccontare ai bambini e ai ragazzi le storie di operatori sanitari, scienziati e giovani che stanno lavorando senza sosta e con impegno per fermare l’epidemia e mantenere il più possibile al sicuro la comunità. “Spiegare ad un bambino – spiega Iacomini – che un medico può essere come Superman o Wonder Woman che salvano tante vite umane, è qualcosa di straordinario e rassicurante per loro. Nello stesso tempo, portare questi esempi ai ragazzi più grandi, può suscitare un senso di ammirazione verso chi è disposto a perdere la vita per salvare gli altri e può essere spunto per una vocazione professionale futura. Probabilmente sarà così che creeremo un mondo migliore quando tutto questo sarà finito”.
Un tempo per conoscersi meglio
E in questo periodo di quarantena - come non smette di ripetere il Papa anche nell'omelia di oggi a Casa Santa Marta - in cui si trascorre tanto tempo in casa e forse "l’unico orizzonte aperto è il balcone, è dentro la famiglia che è racchiusa tanta ricchezza. Questo momento può diventare anche un tempo prezioso per conoscersi di più tra genitori e figli, per imparare a comunicare con un linguaggio nuovo. “Spesso a causa delle nostre vite frenetiche non ci fermiamo molto a parlare con i nostri figli – sottolinea ancora Iacomini – approfittiamo perciò di tutto questo tempo prezioso che dobbiamo trascorrere insieme. Conoscere meglio un figlio, ci aiuterà anche dopo, quando torneranno a camminare liberi lungo i sentieri della loro vita che avremo avuto anche noi l’opportunità di capire meglio”.
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