Covid-19: per l’Oms il calo dei contagi in Europa non può far abbassare la guardia
Michele Raviart – Città del Vaticano
Sono 80 mila ormai le persone morte nel mondo per il Coronavirus, oltre 50 mila in Europa, che rimane il continente più colpito. Eppure, spiega il direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della Sanità Hans Kluge, alcuni Paesi stanno mostrando un calo del tasso di aumento di nuovi casi. Non per questo, precisa, “è il momento di abbassare la guardia, anzi occorre triplicare gli sforzi fatti finora”.
Italia e Spagna i più colpiti in Europa
La città di Madrid e la regione Lombardia sono le aree più critiche. In Spagna i morti continuano a salire per il secondo giorno consecutivo, 757 contro i 743 di ieri, mentre i contagiati sono oltre 145 mila. In Italia, dove la crisi è cominciata prima, la curva del contagio invece sembra continuare a scendere. L’indice di contagio, spiega il ministro della Salute Roberto Speranza, è tre volte più basso rispetto all’inizio e ci si avvia ad una “fase 2” nella gestione della pandemia, anche se non c’è ancora una data certa.
Duemila morti ieri negli Usa
Giornata nera negli Stati Uniti, che registrano il numero più alto di morti finora, circa duemila. Quasi 13 mila le vittime e 400 mila i contagi in totale, tanto che il presidente Trump ha minacciato di tagliare i fondi all’Oms per aver a suo parere “lavorato male” e dato in ritardo l’allarme sulla pandemia.
Nuovo lockdown nel nord della Cina
In Cina, mentre Wuhan è ufficialmente finita la quarantena, un nuovo lockdown è scattato nella provincia settentrionale dell’Helionjiang, dove nella città di Suifenhe al confine con la Russa, si sono registrati 25 nuovi casi importati dall’estero. I residenti sono ora obbligati a restare in casa e solo una persona per famiglia potrà uscire una volta ogni tre giorni per comprare i beni di prima necessità.
L’Etiopia dichiara lo Stato d’emergenza
In Iran, uno dei dieci Paesi più colpiti al mondo, i casi ufficiali sono oltre 67 mila e i morti poco meno di 4 mila. L’Etiopia, con 52 casi confermati, ha dichiarato lo Stato d’emergenza, con scuole chiuse, assembramenti vietati e lavoro da casa per quanto possibile.
Verso l’allentamento delle misure in India
L’India, che registra 5300 casi positivi e 150 morti, entra nella terza settimana di quarantena e per l’autorità oltre la metà del Paese potrà tornare alla normalità dopo il 14 aprile. In alcuni degli Stati indiani più colpiti, come quello meridionale di Telangana, tutti i leader religiosi hanno esortato i fedeli a seguire le linee guida del governo per fermare la diffusione del virus e chiedendo aiuto per le comunità più impoverite.
Pasqua durante la pandemia
Solidarietà e rispetto delle norme di sicurezza si incrociano in questo tempo di Pasqua nei messaggi dei vescovi di tutto il mondo. Viviamo questa Pasqua con un nodo in gola”, ma la salvezza è nella fede in Cristo Risorto scrive infatti il portoghese José Tolentino Calaça de Mendonça, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. In questa Settimana Santa, il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westiminster, invita poi a pregare per i sacerdoti, mentre da Panama l’arcivescovo Domingo Ulloa Mendieta si dice rammaricato per il divieto di non poter celebrare funerali in questo periodo. “Siamo consapevoli che queste misure sanitarie sono molto drastiche”, afferma, ma sono necessarie per contenere il possibile contagio e anche per la protezione dei parenti del defunto”.
La solidarietà dei vescovi di tutto il mondo
I vescovi della Germania, così come anche i vescovi polacchi, ringraziono le rispettive caritas nazionali per l’impegno nell’affrontare l’emergenza. Dal Perù anche mononsignor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo, ringrazia in un videomessaggio gli operatori sanitari del Paese, mentre in Colombia, Argentina e Brasile aumentano i progetti di solidarietà promossi dalle rispettive conferenze episcopali.
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