Coronavirus. L’odissea della Diamond Princess
Eliana Astorri - Città del Vaticano
Il 3 febbraio sera salgono a bordo le autorità giapponesi. Il giorno prima, un passeggero sceso ad Hong Kong il 25 gennaio, risulta positivo al test del Covid-19. Il 4 febbraio arriva l’ordine di quarantena per la nave. Disposizione che viene messa in pratica dal Ministero della Salute giapponese a partire dal 5 febbraio. La quarantena si concluderà il 1° marzo con lo sbarco, iniziato il 27 febbraio, degli ultimi membri dell’equipaggio. Il bilancio sarà pesante: 712 contagiati, 7 le persone che non ce la faranno. A scendere per ultimo, il comandante della nave, Gennaro Arma, oggi Commendatore al Merito della Repubblica Italiana, onorificenza conferitagli dal Presidente Sergio Mattarella, per il suo esemplare comportamento. Arma, con un’esperienza di navigazione lunga 25 anni, 22 dei quali al servizio della Compagnia Princess Cruises, deve gestire una situazione unica, senza precedenti, in accordo con le istruzioni del Ministero della Salute giapponese.
Prime azioni messe in campo
Il Comandante, come da istruzioni ricevute dalle autorità giapponesi, dà disposizione affinché i passeggeri vengano isolati nelle proprie cabine. “C’è stato assegnato del personale medico dal Ministero – racconta Gennaro Arma - per testare tutti gli ospiti e i membri dell’equipaggio che mostrassero febbre o sintomi associati a stati influenzali, questo come da normali controlli di quarantena. Abbiamo dovuto cambiare il sistema di distribuzione dei pasti, consegnarli a tutte le 1350 cabine passeggeri a bordo. Abbiamo dovuto anche organizzare dei turni di sorveglianza, affinché ci fosse controllo nei corridoi passeggeri, in modo che restassero nelle proprie cabine. E anche dei turni di guardia per assicurare ai passeggeri un’ora al giorno di ‘fresh air’, una passeggiata sui ponti aperti per poter stare all’aria aperta”.
Solidarietà
Sono diversi gli episodi toccanti che Gennaro Arma conserverà nel cuore. Uno riguarda proprio l’ora d’aria sui ponti aperti consentita agli ospiti. “I passeggeri nelle cabine con il balcone – racconta - hanno spontaneamente rinunciato a lasciare la cabina e andare sui ponti, in favore di quei passeggeri che, invece, erano nelle cabine interne e non avevano la possibilità di vedere la luce del giorno o quantomeno respirare dell’aria pura. E’ stato un gesto di sacrificio da parte di alcuni nei confronti degli altri”.
Onestà
Difficile comunicare a 2700 persone, imbarcatesi per una vacanza e ritrovatesi confinate nella propria cabina, che i pasti verranno lasciati fuori dalla porta e che sarà loro consentita solo un’ora di passeggiata sui ponti. Ma la linea tenuta da Arma è quella dell’onestà, la trasparenza, del raccontare esattamente come stanno le cose. Tutto ciò che viene fatto è nell’interesse di tutti a bordo.
Gratitudine verso l’equipaggio
L’equipaggio va oltre il compito normale per il quale viene impiegato. Il comandante Arma è grato ai tutti i suoi collaboratori definendoli ‘i suoi gladiatori’. E’ orgoglioso di tutti loro. Per lui, sono parte della famiglia. “Tutto è stato tangibile, visibile, dai numerosi messaggi positivi che i passeggeri lasciavano fuori alle loro cabine affinché i membri dell’equipaggio che passavano per i corridoi li potessero leggere, dalle lettere che io ho ricevuto in cui ringraziavano me, l’equipaggio e la Compagnia per tutto quello che stavamo facendo per rendere questo soggiorno il più confortevole possibile considerando le circostanze. Io – sottolinea ancora il comandante Arma - sono rimasto stupito in positivo di come l’equipaggio si sia adattato al meglio, in questa situazione che era in un continuo evolversi perché, non ogni giorno, ma ogni ora, era un evolversi dall’ora precedente”.
Conforto nella fede
“Ho pregato un po’ di più in questo contesto, affinché potessi avere la forza di arrivare fino alla fine perché chiaramente il dubbio che tra i positivi ci potesse essere il sottoscritto mi è venuto. Ho affrontato il test con fiducia e serenità e, infatti, sono risultato negativo. Come pure ho pregato per le persone che ci lasciavano, andavano a terra, in ospedale, e quando, purtroppo, ci veniva detto che alcuni di loro erano deceduti. La fede mi è stata di gran conforto, soprattutto la sera quando si ritornava in cabina. Stanchi, dopo una lunghissima giornata, dopo aver affrontato un sacco di difficoltà, potermi raccogliere nella preghiera – confessa il comandante - è stato di grande aiuto e di supporto morale”.
Di ritorno in Italia
Il volo di ritorno in Italia è stato lunghissimo, ma – ammette il comandante della Diamond Princess – è stato più lungo il viaggio da Roma a Sant’Agnello in macchina. Sia io che i ragazzi italiani che stavano rientrando con me eravamo molto emozionati e non vedevamo l’ora di poter finalmente riabbracciare i nostri cari. Il momento in cui siamo saliti a bordo dell’aereo è stato particolarmente significativo, perché l’aspettavamo tutti con ansia ed è stato un po’ come mettere un punto a questa che io ho sempre definito una storia epica, una storia unica nel suo genere, ma allo stesso tempo eccezionale per come è stata gestita”.
Coronavirus, pausa per riflettere sulle priorità
“Io sono molto fiducioso di natura, ma dopo aver vissuto in prima persona questa esperienza a bordo della Diamond e per quello che vedo in questo momento, qui a casa, anche in Italia, nel nostro Paese, sono convinto che, restando uniti, con spirito di sacrificio, come noi a bordo della nave, anche qui Italia, stiamo dimostrando che, anche un ostacolo grosso come questo, anche un nemico invisibile come il coronavirus può essere superato. Ci saranno delle difficoltà dopo, questo è chiaro, ma lo stesso spirito di sacrificio dimostrato in questi giorni, dovrà essere messo in campo nei giorni a venire. E sono convinto che ne usciremo, umanamente, come delle persone migliori. Io penso anche che questa è un’occasione unica che ci è stata data di riflessione, condivisione e vicinanza. Abbiamo tutti più tempo per poterci prendere cura di noi stessi e della nostra famiglia. Penso che stiamo imparando ad apprezzare tante cose che prima davamo per scontate, tante piccole cose”.
Il Commendatore al Merito della Repubblica Italiana, Gennaro Arma, non avrebbe mai immaginato di ricevere una riconoscenza così importante. Ne è orgoglioso. Grato ed emozionato al pensiero che il Presidente della Repubblica abbia pensato a lui. Non si considera un eroe, anzi, si schernisce dicendo che ha fatto solo il suo lavoro. Ora si gode la sua famiglia, si sente decisamente felice di essere a casa. “Appena sarà possibile tornerò a navigare. Viaggiare a bordo di una nave da crociera è una delle esperienze più incredibili e, personalmente, non vedo l’ora di riprendere, rivedere le persone tornare a bordo”. Nella mente, i passeggeri dei quali si è preso cura e l’equipaggio che lo ha affiancato. Nel cuore e nelle sue preghiere, le persone che, a causa del virus, non ce l’hanno fatta.
E la Diamond Princess?
“La Diamond Princess è stata disinfettata completamente sotto il controllo delle autorità giapponesi che, proprio pochi giorni fa, hanno completato questa sanificazione. Ha ricevuto un certificato di ‘clearance’, nel senso che è stato accertato che tutte le procedure imposte sono state seguite e, in questo momento, la nave è stata trasferita dalla banchina dove si trovava ad una sorta di bacino galleggiante e sta facendo un periodo che noi chiamiamo ‘wet dock’, dove poco alla volta verrà messa completamente alla via e sarà pronta – conclude il comandante - nel momento in cui la situazione a livello globale migliorerà”.
(Storia tratta da una conversazione telefonica con il Comandante Arma, effettuata il 2 aprile 2020, in collaborazione con Valeria Rubello, Associate Director APCO Worldwide)
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