Covid-19, Haiti punta sulla prevenzione
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Haiti continua ad essere messa a dura prova. Dopo il terremoto del 2010 che ha causato la morte di oltre 200mila persone nella piccola isola americana, l'epidemia di colera e le numerose tensioni politiche e sociali ancor più recenti, ora il Paese si trova a dover affrontare la pandemia che sta sfidando l'intero pianeta. In una realtà dove gli aiuti internazionali incidono per circa i due terzi del budget sanitario, non è difficile immaginare la situazione di ospedali e cliniche. Ad Haiti i casi fino ad oggi sono poche decine, ma c'è già una vittima e si registrano anche i primi contagi a Port-au-Prince. Il governo è intervenuto prendendo decisioni significative: scuole e fabbriche chiuse, così come porti ed aeroporti ed è stato imposto il coprifuoco a partire dalle otto di sera. Il tentativo di arginare la pandemia si base soprattutto sulla prevenzione, vuoi per l'assenza universale di medicinali e vaccini, ma anche per le difficoltà oggettive, come detto, del sistema sanitario del Paese.
“Difficile anche restare a casa e lavarsi le mani”
“La prevenzione è fondamentale, è una questione di opportunità che lì sono diverse da quelle che possiamo immaginare”. Lo afferma nell'intervista a VaticanNews Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava che da anni si impegna per le sorti del Paese americano. Sono tanti i progetti ad Haiti, ma questa è una sfida nuova dinanzi alla quale ci si sente ancora più impotenti. “Noi siamo immersi nell'emergenza in Italia, ma il nostro sguardo è sempre rivolto anche lì dove stanno allestendo reparti alla velocità della luce, mettendo in piedi produzioni di mascherine ed è incredibile quello che riescono a fare”. “La prevenzione - rimarca Rava - è necessaria per proteggere chi vive un'emergenza nell'emergenza”. Quindi il paragone con l'Italia: “A noi viene chiesto di stare a casa e di lavarci le mani. Ad Haiti tante persone non hanno una casa ed acqua a disposizione”. “Forse - conclude - dovremmo fare una riflessione tutti su ciò che abbiamo in Italia e su come possiamo affrontare la pandemia rispetto ad altre realtà”.
La Fondazione Francesca Rava
Impegnata senza sosta nella lotta al coronavirus, la Fondazione Francesca Rava sta donando in Italia attrezzature urgenti per le terapie intensive degli ospedali ed inviando volontari sanitari specializzati a supporto di infermieri e medici. Grazie al suo impegno è stato già aperto un reparto di terapia intensiva aggiuntiva al Policlinico di Milano con 16 posti ed è in allestimento un reparto con 30 letti all’Ospedale Sacco. Sono state inoltre consegnate importanti attrezzature di diagnostica mobili al letto del paziente (ecografi, macchinari a raggi x), ai reparti covid degli ospedali Spallanzani e Gemelli di Roma, Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Treviglio (BG) e Cardarelli di Napoli. Risultati importanti che si moltiplicheranno nel corso delle prossime settimane anche grazie all'aiuto dei donatori.
Come aiutare chi aiuta
“Si tratta di un piccolo contributo, ma davvero prezioso”. La presidente Rava descrive così la campagna lanciata dalla Fondazione, sottolineando come il sostegno di tutti sia fondamentale. Fino a lunedì 20 aprile, sarà possibile donare 2 euro inviando un sms al numero 45596 dai cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, Iliad, PosteMobile, CoopVoce, Tiscali. Si potranno donare 5 euro con chiamata da rete fissa TWT, Convergenze e PosteMobile, ed ancora 5 o 10 euro con chiamata da rete fissa TIM, Vodafone, Wind Tre, Fastweb e Tiscali. Le testimonial della Fondazione Francesca Rava, Martina Colombari e Paola Turci, insieme a Rosario Fiorello stanno rilanciando sui media nazionali l’appello ad unirsi alla Fondazione Francesca Rava, contribuendo all’emergenza con un semplice gesto di solidarietà.
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