Farmacisti: al servizio della gente per vincere la pandemia
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
È una fila ordinata e rispettosa delle distanze indicate quella che si snoda, come ogni mattina in questo tempo di pandemia, intorno alla farmacia della Cecchignola, quartiere nella periferia meridionale di Roma. Una donna, che indossa guanti e mascherina, riferisce al suo vicino che Papa Francesco oggi, durante la Santa Messa a Santa Marta, ha ringraziato i farmacisti. Anche loro, ha detto il Pontefice, “lavorano tanto per aiutare gli ammalati ad uscire dalla malattia”. Arriva il mio turno ed entro nella Farmacia “Santa Maria”. Il titolare, il dottor Antonio Tata, esprime innanzitutto parole di gratitudine al Pontefice:
R. - Ringraziamo Papa Francesco, uno dei pochi che tiene conto del nostro lavoro e del nostro impegno. Anche i farmacisti, come medici e gli infermieri e tutto il personale sanitario si dedicano alla salute di tutti.
Voi come cercate di aiutare la popolazione?
R. - Abbiamo provato ad aiutarla cercando di trovare le mascherine quando erano introvabili. Siamo riusciti a trovarle a dei prezzi purtroppo più alti di quelli che erano stati fissati prima. Adesso le hanno un po' tutte le farmacie e quindi il problema è stato abbastanza risolto. E poi cerchiamo di consegnare a casa quando possiamo, quando ci persone anziane che hanno bisogno di medicine. Cerchiamo, come sempre, di svolgere il nostro lavoro al meglio.
Come è cambiato in questo periodo il vostro lavoro? Immagino che il ritmo lavorativo abbia subito delle modifiche…
R. Il ritmo è tremendo perché non si riesce a finire di mettere a posto le medicine, di servire la gente. Poi ognuno vuole spiegazioni e noi cerchiamo di darle. Purtroppo si dorme poco. Ci sono stati anche altri momenti in cui mancavano farmaci, c'era la fila e bisognava dare delucidazioni.
Non solo i medici, gli infermieri, il personale sanitario ma anche i farmacisti svolgono quest'opera così preziosa in questo tempo. Anche voi farmacisti rischiate la vita…
R. - Sono morti già 8 farmacisti. E poi ci sono quelli che sono malati. Abbiamo le mascherine, osserviamo tutte le precauzioni, sanifichiamo il locale la mattina e il pomeriggio quando apriamo. Però è un virus che non si conosce quindi il pericolo c’è sempre.
Il farmacista è anche un po’ uno psicologo: deve saper ascoltare…
R. - Da sempre noi siamo “psicologi” perché prima di andare dal medico, in genere, i clienti passano da noi. E in questo momento molto di più. Dobbiamo dare spiegazioni e diamo spiegazioni a volte non essendo però sicuri perché anche dai virologi arrivano informazioni contrastanti. Dobbiamo stare attenti e fornire solo informazioni certe.
A volte vi sentite spiazzati? La gente recepisce le vostre indicazioni?
R.- Si, a volte ci sentiamo spiazzati. La gente recepisce e ha molta fiducia. Si rivolge a noi in prima istanza e facciamo quello che possiamo fare.
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