Coronavirus, più misure di sicurezza alla terapia neonatale del Fatebenefratelli
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
La Terapia Intensiva Neonatale del Fatebenefratelli all’Isola Tiberina, prima nel Lazio accessibile ai genitori h 24, assiste ogni anno circa 600 bambini, di cui 400 prematuri. Con l'epidemia di Coronavirus sono state messe in campo nuove misure di sicurezza, proprio per tutelare i più piccoli. "Noi ci siamo organizzati, dice la caposala Laura Coia: può infatti arrivare una donna che manifesta la sintomatologia del Covid e che ha bisogno di essere di partorire. Quindi ci siamo dovuti organizzare per fare dei percorsi sicuri, con una sala operatoria in isolamento, in maniera che la donna possa partorire, e a quel punto una volta partorito in sicurezza, poi si penserà al trasferimento in un’altra struttura. Per quanto riguarda invece la terapia intensiva neonatale noi siamo Covid free".
Che cosa vuol dire in questo caso Covid free?
R. -Noi prima sostenevano tutta una certa attività con i genitori che venivano da fuori. In questo momento la salvaguardia deve essere per il neonato, che, essendo prematuro, è molto fragile. Quindi noi già normalmente tendiamo a proteggerli di più perché hanno un sistema immunitario immaturo. Ora siamo un po’ più rigidi. Di conseguenza, i genitori entrano, però chiaramente tutti indossano la mascherina, il camice, si devono lavare le mani col gel, e poi prendiamo loro la temperatura. A quel punto chiaramente se non hanno una temperatura che va oltre i 37,5 gradi li facciamo entrare. Dopodiché tutto procede abbastanza normalmente.
Quanto incide in questo momento questo stress su di voi? Si parla sempre molto dei dottori ma sicuramente anche gli infermieri hanno un ruolo fondamentale…
R. -Tanto, ma non per noi stessi perché siamo abituati a correre rischi. In questo momento la paura è per i nostri cari, c’è chi vive con i bambini, chi ha genitori anziani. Ripeto, facciamo questo tipo di mestiere, dunque siamo abituati a combattere con tanti tipi di infezione e devo dire che da questo punto di vista anche noi ci stiamo organizzando. Ad esempio abbiamo la psicologa del reparto che sta sostenendo anche gli operatori, oltre che i genitori, con delle videoconferenze
Vuole dare un consiglio?
R. -Bisogna stare a casa. Noi stiamo al centro di Roma, e prima c'è stato un periodo che non abbiamo visto più nessuno in giro. Adesso la gente ricomincia a uscire. Bisogna stare attenti e bisogna stare a casa.
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