Covid 19, allarme profughi in Grecia. Monsignor Bazouzou: non perdiamo la speranza
Fausta Speranza -Città del Vaticano
Il ministero per le Migrazioni greco ha reso noto che il campo di Malakasa, ad una quarantina di chilometri a nord-est di Atene, è stato posto in isolamento dopo che un residente afghano si è rivelato positivo al coronavirus. Il primo caso è stato quello nei giorni scorsi di una struttura a Ritsona, sempre vicino alla capitale, dove 23 persone sono risultate positive al Covid-19. Secondo il ministero, l'uomo afghano, di 53 anni, aveva personalmente cercato aiuto con i sintomi del virus presso la struttura medica all'interno del campo. Successivamente è stato portato in un ospedale di Atene dove è risultato positivo e la sua famiglia è stata messa in quarantena.
La situazione dei campi profughi
I campi sono in "completo isolamento sanitario" per 14 giorni, nessuno vi potrà entrare o uscire. Delle difficoltà, della disperazione, dei provvedimenti delle istituzioni, della vicinanza della Chiesa e della preparazione alla Pasqua, abbiamo parlato con monsignor Joseph Bazouzou, Amministratore apostolico degli armeni cattolici in Grecia:
La concentrazione più preoccupante di persone si verifica nei campi di cinque isole del Mar Egeo vicino alla Turchia, dove ci sono oltre 36.000 persone per meno di 6.100 posti: "sono persone veramente disperate - dice monsignor Bazouzou che ha messo a disposizione la sua casa per accogliere già alcuni profughi provenienti dalla Siria - occorre incoraggiarli quanto è possibile". Dal canto suo - aggiunge - il governo fa il possibile, ma come in tutto il mondo le difficoltà restano tante. La crisi sanitaria mondiale ha messo tutti in ginocchio e gli aiuti dall'Europa come dal governo greco sono calati, dunque queste persone - spiega - si sentono in un certo senso abbandonate. Le loro speranze dopo un viaggio pieno di pericoli erano quelle di poter finalmente "respirare": invece ora, chiusi nei campi sovraffollati, si trovano solo nella miseria e - confida - "sperano solo in un miracolo del Signore, dati i limiti umani".
Ripartiamo dalla speranza che viene dalla Pasqua
Infine il pensiero di monsignor Bazouzou va alla prossima Pasqua:"ci sono le privazioni, c'è il dolore, c'è l'incertezza che tanto mi rammentano i giorni di guerra vissuti in Siria", ma c'è "l'evento centrale - dice - da non dimenticare, che è la resurrezione di Cristo. E' Lui il centro e quanto sta accadendo - è l'auspicio finale - ci insegnerà a puntare all'essenziale, a ripartire da Lui, senso della nostra esistenza".
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