Missione Ue contro il traffico di armi per la Libia
Fausta Speranza – Città del Vaticano
Con sede centrale conservata a Roma (come per Sophia), Irini sarà guidata dal contrammiraglio italiano Fabio Agostini.Le navi della missione Irini saranno disposte solo sulla parte orientale della costa libica, tra Egitto e Grecia, da cui proviene il traffico delle armi. La missione avrà il compito primario di sovrintendere quanto disposto dall’Onu, ovvero l’embargo sulle armi verso la Libia, ma tra i compiti secondari ci sono anche il monitoraggio sulle esportazioni illecite dalla Libia di petrolio, greggio e prodotti petroliferi raffinati; il rafforzamento delle capacità e alla formazione della Guardia costiera libica e della Marina militare nelle attività di contrasto in mare; dare un contributo alla lotta alle reti di trafficanti di esseri umani attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento aereo.
Il conflitto che spacca in due il Paese
La crisi del Paese nordafricano, che racchiude le riserve di petrolio più importanti dell'Africa, va avanti dal 2011 quando ci fu la caduta del regime di Moammar Gheddafi in seguito a una rivolta popolare e soprattutto a un intervento militare guidato da Francia, Regno Unito e Stati Uniti, che ha gettato il Paese nel caos. Alla fine dell'intervento militare le amministrazioni che si sono succedute non sono riuscite a controllare le numerose milizie del Paese, che hanno iniziato a esercitare il potere reale in Libia. Le armi hanno cominciato a proliferare nonostante un embargo. La violenza si è intensificata nel 2014 e dopo le contestate elezioni di quell'anno il Paese si è diviso tra due amministrazioni: Fayez al-Serraj che ha assunto la guida del Governo di accordo nazionale (Gna) nel 2016 basato nella capitale, Tripoli, mentre il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, ha lanciato un'offensiva militare che lo ha portato al controllo di grandi parti della nazione.
In un quadro drammatico è arrivata l'emergenza Covid 19
La stabilizzazione della Libia “rimane una priorità assoluta per l’Unione europea”, ha sottolineato l'Alto rappresentante per le politiche di sicurezza e gli Affari esteri dell'Ue, Josep Borell, spiegando che la missione si avvarà di risorse marittime, satellitari e aeree. Si tratta di potenziare l’embargo di armi verso la Libia e contribuire in questo modo a raggiungere un cessate il fuoco duraturo nella regione. I combattimenti hanno messo a dura prova le infrastrutture, a partire da quelle medico-sanitarie e hanno distrutto il difficile tessuto sociale. Dunque, il mandato dell'Onu e la missione Ue rappresentano un'ottima iniziativa, che però arriva in modo tardivo rispetto alle implicazioni sul terreno e la nuova sfida della pandemia. difficilmente le parti in causa accetteranno il cessate-il-fuoco che dovrebbe entrare subito in vigore, come spiega Luigi Serra, docente all'Università Orientale di Napoli:
Sophia era stata lanciata dall’Ue nel 2015 con il principale scopo di contrastare il traffico illecito di esseri umani, pur inquadrandosi nel più ampio progetto europeo di monitorare e promuovere un ritorno alla stabilità e alla sicurezza in Libia.
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