Concerto, Nembro Concerto, Nembro 

A Nembro, nel bergamasco, un concerto per vittime coronavirus

Gianluigi Trovesi, musicista nembrese: “Il Papa ha ragione, la bellezza può salvare il mondo. Questa tragedia ci ha insegnato a riscoprirla. Ci hanno diviso ma ci siamo uniti di più”

Fabio Colagrande – Città del Vaticano

È stato trasmesso il 25 aprile da Bergamo Tv, ed è ora disponibile sul suo sito internet, il concerto che tre illustri concittadini di Nembro, piccolo centro della Valseriana, hanno dedicato alle vittime del Covid-19. Musiche di Bach, Nino Rota e Leonard Cohen hanno ricordato i 185 defunti del paese, uno dei più martoriati dalla pandemia nella provincia di Bergamo, nel nord Italia. Al posto del pubblico, in platea, c’erano 185 gerbere a omaggiare dei morti che per le misure anti contagio non hanno avuto esequie. Gianluigi Trovesi, clarinettista, sassofonista e compositore nembrese, uno dei protagonisti del concerto, ha spiegato così l’iniziativa ai microfoni di Radio Vaticana Italia:

Ascolta l'intervista a Trovesi

R. - L’idea credo nasca dai ragazzi dell’Oratorio San Filippo Neri della nostra città. Da un po' di settimane, a causa della pandemia,  organizzano con il parroco, don Matteo Cella, una Santa Messa in streaming nella chiesa del paese e hanno pensato per Pasqua di invitare alcuni musicisti di Nembro - il violinista Stefano Montanari, il pianista Gianni Bergamelli e il sottoscritto - a tenere un piccolo concerto subito dopo la celebrazione, per regalare un po’ di musica a chi fosse collegato in rete. Da lì è nata l’idea del Maestro Bergamelli, assieme al nostro Primo cittadino, di offrire un concerto alle nostre vittime. Noi durante questa pandemia abbiamo avuto più di 180 vittime su 11.500 abitanti. Abbiamo pensato a un repertorio adatto e devo dire che non è stato un problema suonare senza pubblico, siamo abituati. Ma è stato toccante registrare quei brani davanti a una platea ricoperta solo di fiori. C’erano il Sindaco, l’Arciprete e il rappresentante della Comunità musulmana, perché abbiamo avuto anche molti musulmani tra le vittime. La cosa è stata per noi emozionante e sembra che abbia emozionato tantissimo anche i nostri concittadini.

Il Papa ha pregato oggi per gli artisti che con la bellezza ci indicano la strada da seguire. Lo ha apprezzato?

R.- Sono un piccolo artista, ma sono davvero contento che il Papa a Santa Marta abbia pregato anche per la creatività di noi artisti, sperando che produca bellezza. Stiamo attraversando un periodo bruttissimo ma che ci ha costretto a riscoprire la bellezza nella natura e nelle nostre città. La bellezza in realtà sta dappertutto, basta essere capaci di osservarla, ascoltarla. Io credo, come diceva Dostojevskij, che la bellezza salverà il mondo e che sia importantissima specie nei momenti più bui. Io penso che nessuno possa dubitare della bellezza di un capolavoro di Beethoven ma bisognerebbe -  mi si permetta - anche pregare tutti gli interpreti di non offuscare questa bellezza. E poi vorrei che gli insegnanti, nelle scuole, sappiano trasmettere questa bellezza ai più giovani. Aggiungo che sono rimasto molto colpito anche da come i giovani del nostro Oratorio mettono la tecnologia al servizio della bellezza, mettendo on-line i nostri concerti.

Come ha visto trasformarsi il suo paese in queste drammatiche settimane?

R.- Qui ognuno di noi ha dei parenti o degli amici carissimi che non ci sono più. Purtroppo ai nostri concittadini è stato negato anche l’ultimo saluto e tutti sappiamo quanto sia importante ritrovarsi e piangere insieme per cercare di superare un lutto. Nella registrazione del nostro concerto che è stata trasmessa da Bergamo TV abbiamo scelto di mandare in onda alla fine, come titoli di coda, i 185 nomi delle persone che non ci sono più. Mentre i nomi scorrono noi nembresi ci accorgiamo che li conosciamo più o meno tutti, perché il paese  è piccolo. Questo bruttissimo momento però ci ha permesso di stringerci come comunità. Ora ci salutiamo guardandoci negli occhi, anche attraverso la maschera, magari abbassandola un po’. Ci hanno costretto giustamente a stare distanti ma questa cosa ha provocato maggiore vicinanza fra la gente, forse perché siamo un piccolo paese. Ci hanno costretto a stare in casa e noi abbiamo scoperto quanto può essere bella la nostra casa, quanto può diventare un luogo creativo. Allo stesso tempo abbiamo imparato ad amare la nostra città, abbiamo riscoperto la voglia di viverla. Prima prendevamo la macchina per andare al lavoro e non avevamo il tempo di osservare nulla. Poi improvvisamente per due mesi siamo stati catapultati indietro nel tempo, in un’epoca in cui solo pochi ricchi potevano viaggiare e la gente nasceva e viveva nello stesso  piccolo borgo. Nonostante la tragedia che abbiamo vissuto questa situazione ci ha insegnato molto.

Come vive da musicista il divieto di concerti pubblici per rispetto delle regole del distanziamento sociale?

R.- Questo è soprattutto un problema sociale di sopravvivenza economica. I grandi artisti, i grandi nomi, hanno una carriera alle spalle e penso quindi che non abbiano problemi per vivere. Ma tutti coloro che stanno intorno ai grandi artisti e vivono con uno stipendio normale ora sono in difficoltà. Penso anche agli operai che purtroppo lavorano in nero in questo settore. Ormai la preoccupazione di mettere insieme il pranzo con la cena è arrivata anche nel mondo della musica. Credo tocchi alla politica dare una risposta, ma anche istituzioni come la Chiesa possono fare molto.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

27 aprile 2020, 16:58