A Roncolevà in Veneto un presepe di Pasqua per vincere la solitudine
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Un presepe pasquale per dare speranza ai fedeli impossibilitati quest’anno a pregare comunitariamente. E’ il senso dell’originale iniziativa promossa dai parrocchiani dell’unità pastorale di Roncolevà di Trevenzuolo, paese di 800 abitanti in provincia di Verona. Il Circolo Noi, gestito da laici con lo scopo di promuovere le attività sociali della parrocchia, ha deciso per il secondo anno consecutivo di realizzare una rappresentazione artistica della passione, morte e resurrezione di Gesù.
In comunione spirituale
L’idea è venuta nel 2019 all’allora presidente Stefano Benedetti: “quest’anno inizialmente volevamo lanciare un concorso di presepi pasquali”, spiega a Vatican News, “poi l’emergenza coronavirus che ha colpito duramente la nostra regione e ci ha confinati a casa dallo scorso febbraio, ha determinato la decisione di riproporre il nostro presepe alla contemplazione di chi singolarmente si reca in chiesa per una preghiera. Visto che dobbiamo vivere isolati e non possiamo pregare insieme, quest’opera può unirci spiritualmente ”.
Un presepe che viaggia sul web
Il riscontro è stato decisamente positivo e grazie alla comunicazione social il presepe pasquale quest’anno sta varcando i confini di Roncolevà. L’opera artigianale, realizzata dal presepista Giuseppe Bello, presenta i vari momenti della Settimana Santa: si parte con la domenica delle palme e l’ingresso di Gesù in Gerusalemme accolto dalla folla in festa; la rappresentazione prosegue con il cenacolo, ispirato al celebre dipinto di Leonardo da Vinci nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano, il Golgota con i ladroni e Maria ai piedi della croce ed infine il sepolcro: prima sigillato con i soldati che lo sorvegliano, poi aperto nello stupore delle donne all’alba.
Il centro dell'anno liturgico
“L’idea – racconta Stefano Benedetti - è nata lo scorso anno al termine della messa dell’Epifania quando in ascolto dell’annuncio di Pasqua, ho pensato di proporre ai parrocchiani di realizzare un presepe dedicato alla festa che è il centro dell’anno liturgico”. Non è stato facile comporre l’opera. Alcune statuine sono state fatte arrivare direttamente dalla Spagna dove esiste la tradizione di rappresentare le scene della Passione.
Il sogno di venire a Roma
“Il nostro sogno – prosegue Benedetti – sarebbe quello di mostrare un giorno il nostro presepe al Papa, magari portando l’opera a Roma, una volta finita l’emergenza coronavirus. Abbiamo anche un altro desiderio: trasportare il nostro presepe in qualche luogo di sofferenza come una casa di riposo, un ospedale, il carcere o tra i bambini malati oncologici. “Portare il messaggio di speranza di Cristo Risorto tra chi è nella prova”, conclude, “è ciò che ci proponiamo di fare, appena ci sarà consentito”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui