Usa 2020, Sanders si ritira: sarà Biden a sfidare Trump
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Joe Biden o Donald Trump. Ad oltre sei mesi dal voto con il quale gli americani sceglieranno chi guiderà il Paese per i prossimi quattro anni, sono questi due i nomi rispettivamente dei democratici e dei repubblicani per la corsa alla Casa Bianca. Nessun dubbio sulla scelta di questi ultimi di cercare alle urne il consenso per un bis di Trump (ufficializzata nel giugno 2019), mentre è grazie al ritiro di Sanders che i dem hanno ormai la certezza politica del nome di Biden.
La scelta di Sanders
La scelta di Bernie Sanders rende ufficiale ciò che ormai era di fatto più che probabile: sarà Joe Biden il candidato democratico alle presidenziali di novembre. Circa dieci i punti percentuali di distanza tra i due - 40% Biden, 30% Sanders - negli Stati dove si sono svolte fino ad oggi le primarie dem, con quasi due milioni e mezzo di voti a separare i contendenti. Il candidato più di sinistra del partito democratico lascia dunque la contesa in favore del più moderato Biden, anche se i primi risultati in New Hampshire e Nevada lo avevano visto in vantaggio, salvo poi collezionare una serie di sconfitte nelle ultime settimane. Sanders, 78 anni, ha dunque deciso di ritirarsi dalla sfida, che in condizioni normali si sarebbe potuta concludere già alla fine di questo mese, ma a causa della pandemia numerosi Stati hanno rinviato le primarie a giugno. Senza il ritiro di Sanders, in sostanza, il partito avrebbe dovuto posticipare di alcuni mesi la decisione sul candidato alla Casa Bianca.
Quanto ha inciso la pandemia
La decisione di Sanders è arrivata con il Paese alle prese con l'emergenza coronavirus. La pandemia di Covid-19 riguarda tutti i continenti, ma sono proprio gli Stati Uniti ad aver registrato fino ad oggi il maggior numero di casi, oltre 400mila. Per Ferdinando Fasce, ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Genova ed esperto di Stati Uniti, la pandemia ha inciso "almeno a tre livelli". Innanzitutto "è stata una questione di buonsenso", quindi "non va sottovalutato l'aspetto economico, con un calo dei fondi per la campagna elettorale". Infine, ma non da ultimo, "la necessità per i dem di contrapporre a Trump una figura politica in una situazione di emergenza qual è quella che il Paese sta vivendo". Secondo Fasce era comunque ampiamente prevedibile la candidatura di Biden, specie dopo i recenti risultati alle primarie.
Perché è una “sospensione della candidatura”
Di fatto si tratta di un ritiro dalle primarie, ma tecnicamente è più corretto parlare di una sospensione della candidatura di Sanders. Il suo nome, dunque, rimarrà nelle schede elettorali degli Stati in cui si voterà a fine primavera ed inizio estate, allo scopo di ottenere il maggior numero di delegati in vista della convention estiva del partito. Una scelta, questa, già vista negli anni passati negli Stati Uniti. Il senatore americano ha annunciato la sua decisione prima ai collaboratori più stretti, quindi in un discorso trasmesso via streaming. “Joe Biden sarà il candidato, è una persona con cui lavorerò. Insieme sconfiggeremo Donald Trump”, ha affermato.
La reazione di Biden
"Insieme sconfiggeremo Donald Trump": così Joe Biden saluta la decisione di Bernie Sanders di ritirarsi dalla campagna elettorale, promettendo di ascoltare la sua voce e quella dei suoi sostenitori. "Il tuo movimento - twitta l'ex vicepresidente rivolto al senatore socialista - è un bene per il Paese e per il futuro". Biden, 77 anni, è l'uomo simbolo dell'ala più moderata del partito democratico, oltre ad essere considerato un grande esperto dei meccanismi della Casa Bianca, dopo essere stato vicepresidente durante i due mandati di Barack Obama, dal 2009 al 2017. Nel corso della sua carriera, Biden si è specializzato in materie di interesse internazionale divenendo per tre volte presidente della commissione Esteri. Pochi lo ricordano, ma tentò la candidatura alla Casa Bianca più di 30 anni fa, esattamente alle primarie del 1987, in vista delle elezioni dell’anno successivo. Si ritirò dopo poco, poi nel 1988 a vincere fu il repubblicano George Bush, già vicepresidente di Ronald Reagan, battendo lo sfidante democratico Michael Dukakis.
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