Brasile: preoccupazione per l’arrivo del picco di Covid-19
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il coronavirus fa sentire sempre più la sua presenza anche in America Latina. L’emergenza si sta manifestando in modo particolare in Brasile. Il virus si espande nel Paese, che per la sua estensione ha una natura quasi continentale, in maniera gradualmente diversa zona per zona. Il livello d’allarme è comunque alto in tutta la Nazione. In questa situazione si moltiplicano gli appelli della Chiesa locale alle autorità, affinché, pur di fronte alla gravità emergente della pandemia, siano tutelati vita, dignità umana e lavoro, e si dia spazio a solidarietà e cooperazione.
Un nuovo ospedale per la città di Olinda
Tra le iniziative portate avanti dalla Chiesa in Brasile, da segnalare è quella annunciata da monsignor Antonio Fernando Saburido, arcivescovo di Olinda e Recife, nello Stato di Pernambuco, che ha messo a disposizione dei malati di Covid-19 del suo territorio il Centro Diagnostico e di Medicina Ospedaliera Dom Lamartine, in cui saranno ricoverati esclusivamente i pazienti positivi al coronavirus. La struttura è annessa all'ospedale di Santa Casa de Misericordia e dispone di 28 posti letto di reparti climatizzati, dieci uffici e stanze dotate di alta tecnologia per l'esecuzione degli esami. Si tratta di una grande area, che può essere adattata per l'assistenza alle vittime di Covid-19 e, quindi, contribuire a dare sollievo agli altri ospedali. Ma si moltiplicano gli appelli soprattutto per la regione amazzonica, dove si registra il più alto numero di contagi e decessi. I 67 vescovi titolari delle diocesi brasiliane che esistono nella zona, in un documento ufficiale, esprimono tutta la loro preoccupazione nei confronti degli effetti che la pandemia sta provocando nelle comunità locali. Le popolazioni del posto, soprattutto quelle indigene, come anche i nuclei residenti alle periferie delle grandi città, necessitano di assistenza urgente e di cure appropriate.
L’allarme Covid-19 nelle grandi aree urbane
La gestione della pandemia in Brasile è fortemente localistica. Ogni governatore opera con una certa autonomia per fermare il virus. Filo conduttore, afferma nella nostra intervista Stefano Calcara, imprenditore italiano che da 20 anni svolge la sua professione a Porto Alegre, è l’adozione di misure di sicurezza pressochè comuni: chiusura degli esercizi commerciali, distanziamento sociale, limitazione degli spostamenti, da Stato a Stato e anche all’interno della regione, uso delle mascherine e igiene personale. Nonostante questo, il coronavirus si sta diffondendo in Brasile anche nelle grandi città. Gran parte della popolazione – afferma Calcara – vive come imposizioni queste misure e sovente trasgredisce. Il risultato è che il numero dei contagi sta aumentando sempre di più.
Prevenire e curare
L'importante, afferma Stefano Calcara, è che il Brasile faccia ora tesoro delle esperienze europea e statunitense, dove, a fronte di una carente previsione dell'arrivo del morbo, è poi scattata una serie di misure sanitarie molto puntuali. Quindi l'auspicio è che innanzitutto con misure preventive si eviti l'aggressione della pandemia, almeno rimanendo al di sotto dei numeri così elevati fatti registrare in alcuni Paesi europei e negli Stati Uniti. Una cosa è certa: il Brasile non può permettersi una proroga ulteriore del lock down, che già adesso sta causando un preoccupante calo del numero degli occupati. Andando oltre si genererebbero tensioni sociali gravi, che il Paese non è in grado di sostenere.
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