Burundi: Ndayishimiye eletto presidente, ma l’opposizione contesta i risultati
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Il generale Evariste Ndayishimiye, candidato del partito di governo Cndd-Fdd (Consiglio Nazionale per la Difesa della Democrazia - Forze per la Difesa della Democrazia), è il nuovo presidente del Burundi. I risultati delle elezioni dello scorso 20 maggio, annunciati ieri dalla Commissione elettorale nazionale, assegnano al neo eletto il 68,72% dei voti, contro il 24,19% ottenuto da Agathon Rwasa, candidato del Cnl (Consiglio nazionale per la libertà) e suo principale sfidante nella competizione che ha visto sette candidati alla presidenza. Il partito di Rwasa ha contestato il risultato delle elezioni, parlando di “mascherata elettorale” e scrutinio non credibile” e ha annunciato che farà ricorso alla Corte costituzionale. Rawasa ha anche denunciato arresti arbitrati di centinaia di suoi membri, sia durante la campagna elettorale sia mentre si svolgevano le operazioni di voto e di conteggio. Contestualmente alle presidenziali, mercoledì scorso si sono tenute in Burundi anche le legislative, e anche qui il partito di governo ha superato la maggioranza assoluta, con il 68% dei voti. Se la Corte respingerà il ricorso dell’opposizione, il 52enne Ndayishimiye inizierà il suo mandato, rinnovabile solo una volta, ad agosto.
“Sono dati provvisori - afferma a Vatican News Enrico Casale, africanista della rivista ‘Africa’- che sono stati annunciati dalla Commissione elettorale, ma quelli ufficiali ci saranno solo il 4 luglio. Comunque, era una vittoria scontata. Il presidente uscente Pierre Nkurunziza aveva appoggiato apertamente il candidato del partito di governo ed era scontato che venisse eletto. C’è da aspettarsi una continuità del gruppo di potere intorno al vecchio presidente”.
Le priorità del Paese
Il Burundi ha conosciuto in passato tensioni molto forti, simili a quelle del vicino Ruanda, tra il gruppo maggioritario degli hutu e quello minoritario dei tutsi. “Il mantenimento di una pace sociale è una priorità per il Paese africano - aggiunge Casale - vanno tenuti alcuni equilibri all’interno del Paese affinché non deflagrino nuovamente le tensioni etniche ”.
L’epidemia di Covid-19 nel Paese
Nonostante la pandemia, con 42 casi accertati di coronavirus, il paese africano non ha rinunciato all’appuntamento elettorale.“In Burundi, come in molti altri Paesi africani, non si conosce con precisione la diffusione del virus – prosegue l’africanista - perché vengono fatti pochi tamponi, i casi ufficiali sono molto pochi, ma si ritiene che i numeri siano maggiori. Durante le elezioni sono state prese pochissime contromisure per evitare il contagio e le autorità non hanno messo in campo un sistema massiccio per contenere l’epidemia”.
Il post Nkurunziza
Ndayishimiye succede, dunque, a Pierre Nkurunziza, che dopo 15 anni di presidenza non si è ricandidato ma rimarrà comunque una figura chiave del Paese grazie alla nomina di 'suprema guida al patriottismo', che implica debba essere consultato per le questioni di rilevanza nazionale. Nel 2015 l’annuncio di Nkurunziza di volersi candidare per un terzo mandato aveva generato una profonda crisi politica nel Paese che ha causato oltre mille morti e la fuga di 40mila persone.
“Nkurunziza ha il merito di essere riuscito a favorire la transizione verso un sistema pacifico, mettendo fine alla guerra civile nel Paese. Con la terza candidatura alla presidenza – conclude Casale - ha dimostrato un attaccamento al potere al quale non ha rinunciato neanche adesso che sembra aver fatto un passo indietro, perché si è ritagliato una figura di ‘padre nobile’ che probabilmente avrà una grossissima influenza anche sul nuovo presidente”.
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