Palermo: la Caritas, l’emergenza Covid-19 e la carica dei 200 volontari
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Palermo ha solo visto passare i 183 migranti che sulla nave Rubattino, ormeggiata in rada nel porto, hanno trascorso la quarantena dopo il salvataggio alla vigilia di Pasqua. Sbarcati ieri al molo “Piave sud”, dopo l’identificazione e ulteriori controlli sanitari, anche se tutti, già al largo, erano risultati negativi al tampone Covid-19, sono stati trasferiti in pullman nei centri di accoglienza di Benevento e Salerno.
La nuova casa per i senza tetto a Ballarò
La città non avrebbe potuto accoglierli, nonostante il tentativo fatto dalla Prefettura con una telefonata al direttore della Caritas diocesana, don Sergio Ciresi. “Tutte le nostre strutture sono piene - ci spiega – perché per l’emergenza Covid-19 siamo stati chiamati a far posto a nuovi ospiti”. Per i senza fissa dimora che non erano ancora in alcuna struttura è stato creato un nuovo polo di accoglienza, nella Domus carmelitana del quartiere Ballarò, inaugurato due settimane fa, che può ospitare 24 persone. E’ gestito dalla cooperativa La Panormitana (braccio operativo di Caritas), in collaborazione con la Croce Rossa, l’Istituto Don Calabria e il Centro Diaconale Istituto Valdese. Si aggiunge ai tre centri già attivi: la Casa San Carlo, con 16 ospiti, il Centro Agape, con 19 e la Casa San Francesco con 24, progetti di inclusione sociale finanziati dall’Europa attraverso il progetto PON metro.
Don Sergio: commosso dalla risposta di volontari e donatori
Don Sergio Ciresi racconta a Vatican News come la Caritas diocesana è riuscita a coinvolgere 200 volontari e tantissimi donatori fin dall’inizio dell’emergenza coronavirus.
R. – Tutte le nostre strutture di accoglienza sono piene, perché l’emergenza Covid-19 ci ha chiamati ad ospitare molte più persone anche se chi era senza dimora e si trovava per strada, non poteva entrare nelle nostre comunità e nei nostri dormitori, e chi era dentro non poteva giustamente uscire. E allora si è pensato all'apertura di un altro polo, in collaborazione con l' Asp (l’Azienza sanitaria palermitana), quindi c’è triage all'ingresso, in modo che i senza dimora, compresi gli stranieri, vivano in quest'altra struttura che abbiamo aperto da poche settimane a Ballarò.
Quindi c'è un controllo sanitario prima di farli entrare?
R. – Sì, c’è stato e c’è un controllo sanitario in tutte le strutture, però quest'ultima che abbiamo aperto a causa dell'emergenza Covid-19, l’abbiamo strutturata sin dall’inizio in collaborazione con l’Azienda sanitaria.
Cosa sta facendo la Caritas di Palermo per chi è ancora più povero per questa pandemia e chi lo è diventato, in questi mesi?
R. – La prima azione è stata la ricerca dei volontari, perché ci mancavano quelli che non potevano più uscire. Abbiamo fatto un comunicato stampa e sono arrivate circa 200 adesioni di nuovi volontari. Li abbiamo formati sulle misure precauzionali anticontagio. Poi abbiamo fatto un secondo comunicato per la raccolta fondi e anche in questo caso c'è stata una solidarietà veramente commovente. Dopodiché abbiamo suddiviso l'arcidiocesi in varie zone e i nostri operatori si interfacciano con persone del territorio che hanno fatto un'osservazione dei bisogni della loro zona. Quindi abbiamo coinvolto, oltre a questi volontari, un gruppo di capi scout perché con loro abbiamo iniziato la distribuzione delle derrate alimentari e dei farmaci a domicilio, porta a porta. Ci siamo organizzati con queste squadre, divise per zona, per la distribuzione. Inoltre la Caritas diocesana in questa emergenza è l’unico organismo che si sta occupando delle persone che sono in quarantena e in isolamento, segnalate dall’Unità operativa emergenze sociali del Comune di Palermo, in collaborazione con la Croce Rossa, e a loro porta generi alimentari e farmaci.
Le prime settimane chi ci ha chiesto subito aiuto sono stati i lavoratori irregolari, le colf, le badanti, chi ha un banco al mercato, e chi occupa abusivamente un appartamento. Dopo meno di due settimane hanno cominciato a chiederci aiuto i commercianti e così abbiamo firmato una collaborazione con Confcommercio di Palermo e stiamo aiutando vari esercenti che ancora non possono lavorare, ma hanno delle spese da affrontare, e consegniamo loro derrate alimentari e paghiamo anche delle bollette per le utenze e farmaci.
Ci può dare qualche numero? Quanti pasti da asporto distribuite e quanti pacchi di aiuti alimentari e farmaci?
R. – La mensa San Carlo, che è quella diocesana, distribuisce all'incirca 150 pasti al giorno da asporto, e poi per due volte a settimana aiuta altre due mense, “Il boccone del povero”, che è di una congregazione religiosa e il Don Orione, che hanno continuato a mantenere aperte le mense, questo per sopperire alla chiusura di altre strutture, per cui ne sono rimaste solamente quattro aperte. Le sosteniamo dando loro dei pasti sempre da asporto, perché i loro numeri sono pure aumentati. Infine i pacchi spesa che distribuiamo da quasi due mesi: ne consegniamo quasi 600 a settimana.
Con la "Fase 2" dell’emergenza , sta cambiando il vostro impegno?
R. – Sì stiamo già entrati nella Fase 2 anche come rimodulazione dell’azione della carità perché si sta gradualmente rientrando nella normalità e poi il Comune di Palermo, attraverso i fondi che sono arrivati dal Governo, ha istituito i buoni spesa, quindi in collaborazione con il Comune, il Banco alimentare e il Banco opere della carità abbiamo sin da subito creato un coordinamento. Quindi incrociamo i dati, vediamo tutte le persone che ognuno di noi in un modo o in un altro sta assistendo e sta sostenendo e così facciamo un’azione più mirata e più attenta. C’è chi aiuta alcune famiglie e chi ne aiuta altre e sappiamo attraverso il Comune chi ha ottenuto questi benefici e chi non li ha ottenuti. Così la nostra attenzione va maggiormente a chi non ha potuto ottenere questi benefici, come per esempio appunto gli stranieri, perché alcuni loro, gli irregolari, non hanno neanche il codice fiscale. E poi c’è invece chi appartiene alla classe media, come ad esempio gli esercenti, che magari sono esclusi perché proprietari di appartamenti, perché hanno delle attività e quindi non hanno potuto attingere a questi benefici. Quindi stiamo aiutando gli invisibili e chi invece si trova in questa situazione di emergenza per il Covid-19 pur se è nella classe media.
Con la "Fase 2" rientrano anche a lavorare molte persone che sono anche nelle vostre case di accoglienza. Quali sono le condizioni di lavoro? Li aiutate anche con mascherine e guanti?
R. - Grazie a Dio in un modo o nell'altro siamo riusciti a ottenerli anche grazie alla protezione civile regionale, ma anche a donazioni. Per esempio il Banco farmaceutico ha donato alla Caritas diocesana degli igienizzanti. Tutte le persone che collaborano con noi, le abbiamo prima formate sulle norme precauzionali da dovere tenere e poi le abbiamo fornite di mascherine, guanti e igienizzanti. Già da un po' di settimane stiamo consegnando questi presidi sanitari alle case di riposo che sono gestite dalle Congregazioni religiose attraverso la pastorale della salute e poi a famiglie che si trovano in difficoltà e alle parrocchie, soprattutto.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui