Coronavirus, nell'emergenza fondamentale l'apporto del Terzo Settore
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Da quando è scattato il lockdown per il coronavirus Covid19 fondamentale è stato l’apporto di tante organizzazioni del Terzo Settore. Pensiamo solo a tutte le attività sanitarie o di assistenza ai disabili. Prima dell'emergenza ogni giorno oltre sei milioni di italiani erano impegnati in attività di assistenza. Ora, con la Fase due, questo esercito di persone che collabora con lo Stato sarà ancora più importante per far ripartire il paese. Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore, dice che “noi siamo convinti che questa emergenza sanitaria lascerà il paese con più disuguaglianze, povertà, disagio. E quindi la prima questione è che sicuramente questo mondo sarà utilissimo”:
R. - Ci sarà ancora più bisogno di Terzo Settore, di solidarietà, di prossimità seppur con nuove forme, quelle che insomma abbiamo cominciato a sperimentare in questi mesi. La creatività del Terzo Settore non è mancata in questo tempo e ci siamo impegnati in molti modi per continuare ad essere vicini alle persone che erano più fragili nelle comunità, persone che la solitudine e l'isolamento hanno messo ancora più in difficoltà. È chiaro che il Terzo Settore quindi oggi rappresenta una miriade di organizzazioni presenti su tutto il territorio, presenti soprattutto nelle aree più fragili del paese, nel Sud e nelle aree interne e quindi in luoghi dove spesso anche l'iniziativa pubblica fa fatica ad arrivare. E rappresenta quel luogo dove tutti possono in qualche modo trovare un soggetto vicino, col quale provare a ricostruire la propria prospettiva di benessere, di salute, di vicinanza.
Da quando c'è stato il lockdown per il coronavirus come sono cambiate le attività del Terzo Settore?
R. - Sono cambiate tantissimo. C’è un pezzo del Terzo Settore che ha continuato a lavorare come prima e più di prima. Penso a tutte le organizzazioni che sono da sempre impegnate sul fronte sanitario, nell'emergenza, nel trasporto sanitario, negli aiuti alla popolazione presso il domicilio, nella raccolta del sangue, nella raccolta degli organi. Quindi queste organizzazioni hanno dovuto completamente cambiare il proprio modo di lavorare, hanno dovuto ovviamente dotarsi di dispositivi con costi molto importanti, hanno dovuto sanificare gli automezzi, i propri strumenti. C’è poi il tema dei volontari. I più anziani si sono dovuti fermare ed evidentemente questo ha anche aperto a degli spazi di coinvolgimento di altre generazioni che erano più adatte ad affrontare questa emergenza. Poi c’è il Terzo Settore che si è dovuto fermare perché operava in quei settori dove non era possibile operare in sicurezza. Penso a tutto il tema dell'educazione dei bambini, delle attività ricreative, le opportunità sportive e culturali. Si sono interrotte anche tutte le attività istituzionali, ad esempio le raccolte fondi. E questo ha portato a una grave sofferenza di questi enti, perché ovviamente si sono fermate le attività ma non i costi. Alcune sono state costrette a mettere in cassa integrazione una parte dei dipendenti, nonostante abbiano assicurato tanti servizi.
Lei ha qualche richiesta da fare in questo momento alle istituzioni?
R. - Noi abbiamo chiesto sicuramente l'estensione di tutte le misure che il governo ha pensato per il mondo delle imprese anche per i nostri settori. Siamo convinti che il Terzo settore sarà importante per ripartire e dovrà farlo in maniera completamente diversa. Dovrà poter avere a disposizione subito risorse per progettare interventi, consolidare le innovazioni che ha sperimentato in questi mesi, per gestire anche la sofferenza economica di questi ultimi mesi.
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