La Fidae: dal decreto Rilancio per le scuole cattoliche solo briciole
Alessandro Guarasci - Radio Vaticana
Il decreto rilancio della fase 2 prevede un aumento dei fondi per le scuole paritarie rispetto alle bozze precedenti, ma non è ancora sufficiente. A parlare è Virginia Kaladich, presidente della Fidae, la Federazione che rappresenta gli Istituti cattolici paritari. La crisi legata al coronavirus ha colpito duro anche queste scuole. “Attualmente abbiamo 70 milioni per la fascia 0-6 anni e 40 milioni per la fascia 7-16 anni – afferma Kladich - Gli alunni delle paritarie sono circa 900 mila, quelli dell’infanzia sono circa 520 mila mentre quelli tra i 7 e i 16 anni sono 300 mila. Siamo contenti di questo piccolo passo avanti, ma sono ancora briciole, perché in questa situazione emergenziale sicuramente questi fondi non vanno ad affrontare quelli che sono dei problemi effettivi”:
Sul fronte degli ammortizzatori sociali?
R. - Per quanto riguarda la gestione dell'integrazione salariale o la cassa integrazione in deroga il decreto prevede lo sdoppiamento delle 9 settimane in due periodi: 5 settimane adesso a maggio, e poi si riprende a settembre. Ma le nostre scuole pagheranno, ed è giusto farlo, gli stipendi anche da maggio in poi. Rinnoviamo l'appello che i vescovi italiani hanno fatto pochi giorni fa dove hanno lamentato che ci sono ancora discriminazioni. Queste cifre comunque non danno dignità a una realtà inserita nel sistema pubblico integrato dal 2000 con la legge 62.
Come Fidae, avete una stima di quanto il sistema delle paritarie ha bisogno per affrontare l’emergenza coronavirus?
R. - Avevamo chiesto anche attenzione anche per quanto riguarda i genitori per poter attuare la detraibilità delle rette di quest'anno. A noi sta a cuore la situazione delle famiglie a cui dobbiamo continuare a garantire questa libertà di scelta. Va rivisto l'impianto della legge 62/2000 tenuto conto anche di questa situazione emergenziale perché è una legge che non è stata adempiuta, è a metà. Non si può fare una legge dello Stato dove viene riconosciuto questo servizio pubblico ma poi non viene dato il giusto sostegno perché questo si possa attuare
L'Italia sotto questo punto di vista è indietro rispetto al resto d'Europa?
R. - E’ fanalino di coda, dopo c’è solo la Grecia. Ricordo che i docenti delle nostre scuole sono circa 160 mila. Noi siamo il 23% nel sistema scolastico d'istruzione pertanto non siamo una realtà piccola. Noi non chiediamo favori ma chiediamo che sia riconosciuto questo diritto delle famiglie, esse liberamente devono poter scegliere la scuola dove mandare i loro figli e lo Stato deve sostenere questa libertà educativa.
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