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Un murales con l'immagine di George Floyd Un murales con l'immagine di George Floyd 

Dilaga la protesta negli Usa per la morte di Floyd

Negli Stati Uniti si intensifica l'ondata di violenza e rabbia per la morte dell'afroamericano George Floyd durante un arresto. Coprifuoco e riservisti per sedare le rivolte. La Chiesa locale e il Consiglio mondiale delle Chiese invocano giustizia ma attraverso la pace

Emanuela Campanile e Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

L'ondata di manifestazioni e scontri per la morte dell'afroamericano George Floyd, attraversa l'intero Paese. Più di 26 Stati - compreso Washington DC - e 40 città hanno istituito il coprifuoco e chiamato i riservisti della National Guard per cercare di sedare i disordini. Domenica pomeriggio, l'area intorno alla Casa Bianca si è trasformata in un campo di battaglia: lacrimogeni, incendi e feriti. Solo a New York, la scorsa notte sono state arrestate 250 persone, mentre da venerdì il presidente degli Stati Uniti è stato portato al sicuro in un bunker all'interno della Casa Bianca. Con un Tweet, il senatore repubblicano dell'Arkansas, Tom Cotton, ha dichiarato che Trump dovrebbe applicare l'Insurrection Act , la legge federale che dà al Presidente il potere di dispiegare l'esercito militare sul territorio statunitense. Per l'ex presidente Barack Obama è necessario trasformare "questo momento in un vero punto di svolta che porti a un cambiamento reale". Accorato e forte l'appello del Consiglio delle Chiese cristiane, il WCC, che oltre a denunciare quanto il virus del razzismo abbia infettato il Paese fin dalle sue origini, chiede ai manifestanti di porre fine alle violenze e "di rafforzare le richieste pacifiche di responsabilità e di riforma fino a quando non sarà fatta giustizia " poichè, si legge ancora nel comunicato, "la violenza non sarà mai sconfitta con altra violenza.

Tensioni sociali e classe politica

La morte di George Floyd, l’uomo afroamericano di 46 anni rimasto ucciso per soffocamento durante un arresto a Minneapolis, sta innescando forti tensioni sociali tra comunità nera e istituzioni. Non accenna infatti a placarsi l'ondata di violenze. Almeno tre persone sono state ferite da colpi d'arma da fuoco e una è morta nelle proteste a Indianapolis. Cortei e manifestazioni, spesso accompagnati da scontri e vandalismi, si sono svolti da New York a Washington Dc, da Los Angeles ad Atlanta, da Boston a Chicago, da Seattle a Columbus. Dall'inizio delle proteste sono state arrestate circa 1.400 persone. Il candidato democratico alla presidenza Joe Biden ha condannato la violenza delle proteste scoppiate negli Usa, sottolineando tuttavia che gli americani hanno diritto di manifestare.

La preghiera dei vescovi per la vittima, la pace, la verità e la giustizia

I vescovi americani esprimono ferma condanna per l’ennesimo caso di violenza delle forze dell’ordine contro gli afroamericani. In una dichiarazione firmata dai presidenti di sette commissioni della Conferenza episcopale statunitense, i presuli si dichiarano solidali con le comunità nere del Paese e chiedono un’inchiesta che porti a verità e giustizia. Auspicano poi che le proteste di piazza siano pacifiche. I presuli mettono poi al primo posto il rispetto di ogni vita umana, evidenziando che il razzismo negli Usa “non è una cosa del passato, ma un pericolo reale e attuale che deve essere affrontato con decisione”. Di fronte a questa piaga ribadiscono la ferma condanna del razzismo e della xenofobia, già esposta in una Lettera pastorale del 2018. Infine l’invito a tutti i cattolici, in occasione della Pentecoste a pregare lo Spirito Santo e a lavorare “perché lo Spirito della Verità tocchi tutti i cuori” nel Paese e “per la guarigione” di una società spezzata. E ancora condividono il pensiero di monsignor Bernard Anthony Hebda, arcivescovo metropolita di Saint Paule Minneapolis. In una nota il presule parla di un avvenimento “straziante e profondamente inquietante”. “Soprattutto in questo momento in cui la fragilità umana è stata evidenziata dalla pandemia di Covid-19 – afferma monsignor Hebda – siamo chiamati a rispettare il valore e la dignità di ogni individuo, sia che si tratti di civili bisognosi di protezione, sia che si tratti di agenti delle forze dell'ordine incaricati di fornire tale protezione. Ogni vita umana è sacra – ha aggiunto. Infine l’esortazione a pregare per la vittima e per la sua famiglia, ma anche e soprattutto per la pace di tutta la comunità ferita”, e l’impegno a promuovere verità e giustizia.

Pax Christi: sconfiggere il razzismo

“Esprimiamo indignazione per questa ed altre morti, che mostrano un totale disprezzo per la vita e per la dignità del popolo di colore nella nostra nazione”. Così si legge nel comunicato di Pax Christi Usa, sulla vicenda di George Floyd. Il comunicato ribadisce l’impegno dell’organismo “a lavorare per smantellare il razzismo sistemico in tutte le sue forme e la piaga della brutalità della polizia”. Il comunicato invita, inoltre, a promuovere la vocazione di Pax Christi Usa alla pace e il suo impegno alla non violenza evangelica per affrontare ogni forma di razzismo. Il lutto per la morte di George Floyd – si legge ancora – deve trasformarsi nell'azione necessaria “per guarire il nostro mondo e smantellare il razzismo che sostiene una cultura della morte”.

Una morte causata da problemi irrisolti

Secondo Paolo Mastrolilli, corrispondente negli Usa per il quotidiano “La Stampa” e profondo conoscitore della realtà americana, la morte di George Floyd è avvenuta in un clima di profonda divisione sociale. 

Ascolta l'intervista a Paolo Mastrolilli

La comunità afroamericana, come anche altre minoranze, ad esempio l’ispanica, quella asiatica e quella dei nativi americani, vive una condizione di discriminazione e di impossibilità di accedere alle stesse opportunità economiche, lavorative e sociali del resto della popolazione. Questo genera il malcontento, a volte anche violento, da parte delle minoranze che, in concomitanza con episodi del genere, esplode generando situazioni incontrollabili.

Aggiornamento ore 17.30 del 01/06/2020

 

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30 maggio 2020, 12:02