Giornata vittime abusi: i bambini sono bambini e vanno rispettati in quanto tali
Adriana Masotti - Città del Vaticano
"Salvare e aiutare i deboli, i piccoli, i poveri è vocazione alta, grande per tutti. È per noi, cristiani, un mandato del Vangelo". Scrive così monsignor Antonio Staglianò, vescovo della diocesi di Noto, Siracusa, nel suo messaggio in occasione della Giornata Bambini Vittime di violenza che si snoda in più giorni, quest'anno, nella sua 24.esima edizione, dal 25 aprile al 3 maggio. "Chi salva un bambino - si legge ancora nel testo - salva il mondo intero. Sia questo un invito alla consapevolezza e alla responsabilità, a far crescere l’empatia verso i bambini che porti all’impegno nel tutelare i piccoli. Essi sono i prediletti del Signore, ma purtroppo anche gli scartati delle società dell’ipermercato, orientate all’edonismo e allo sfruttamento di tutti. Così, la gente sembra non indignarsi più per tanta barbarie perpetrata verso i piccoli. Noi stessi non ci indigniamo sufficientemente, restiamo indifferenti a ciò che può capitare ai bambini. Non riusciamo a vedere e neanche a sentire le loro voci di aiuto".
L'indifferenza che favorisce gli abusi
Sono parole forti quelle del vescovo di Noto che fotografano una triste realtà. Proprio per questo l'Associazione Meter, nata nella sua diocesi per iniziativa di un sacerdote, don Fortunato di Noto, ogni anno propone questa Giornata organizzando manifestazioni, eventi formativi, conferenze, momenti di riflessione e di preghiera, in tutta Italia. L'obiettivo è sensibilizzare persone comuni e esponenti delle istituzioni a una "nuova emergenza", la pedofilia e la pedopornografia on line, come la definisce un altro sacerdote impegnato nella lotta agli abusi sui minori, don Antonio Sciortino, attualmente direttore de "La vita pastorale". Don Fortunato sottolinea: esiste un vero e proprio negazionismo dell'abuso. Quello che va fatto con il contributo di tutti è costruire, invece, un clima favorevole all'infanzia che segni un confine preciso tra ciò che è lecito e ciò che non lo è.
Il sostegno alla Giornata da chi ha a cuore i più fragili
E ancora un altro sacerdote, padre Maurizio Patriciello, a proposito dei bambini vittime di abusi scrive: " ll loro pensiero rende triste le mie giornate pensoso il mio sacerdozio: i bambini non si toccano, vanno tutelati (...) i bambini sono sacri. Rimaniamo accanto ai bambini, impegniamoci per la costruzione di un mondo a loro misura". A sostenere la Giornata Bambini Vittime anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera contro tutte le mafie che, in un video messaggio inviato a don Di Noto, afferma tra l'altro: " Essere indifferenti a un bambino significa aver perso la propria umanità (...) l'indifferenza verso i bambini nasce da una corruzione profonda dell'anima, dal negare la vita come relazione dunque come responsabilità".
La psicologa: i bambini non sono adulti in miniatura
Adriana Passarello, lavora come psicologa e psicoterapeuta al Centro di ascolto dell'Associazione Meter. Raccoglie le storie di tanti bambini o ex bambini che hanno subito violenze e li accompagna in un percorso di liberazione dal trauma vissuto. Negli ultimi 17 anni il Centro ha accolto 10.039 telefonate e ha seguito 1721 casi, presso la sede nazionale, lungo tutto il percorso che va dalla denuncia alla ricerca della guarigione arrivata per alcuni, mentre altri sono ancora in cammino.
Dottoressa Passarello, dobbiamo ammettere che la società ancora oggi tende a rifiutare, quasi a negare o a sottovalutare la realtà degli abusi sui minori. Come si spiega questo atteggiamento?
R. – L’abuso è difficile da comprendere, è difficile anche per, diciamo così, gli addetti ai lavori. Non è semplice ascoltare un bambino che racconta di essere stato abusato, come non è altrettanto semplice vedere le immagini che girano sul web. C’è quindi una sorta di rifiuto, una specie di autoprotezione come meccanismo di difesa che ci vuole far proteggere dal renderci consapevoli di quello che accade. Però questa non è una giustificazione perché purtroppo gli abusi avvengono, sono continui, sono tanti e se tutti ce ne rendessimo maggiormente conto sarebbe più facile anche combatterli e aiutare i bambini. Ma fondamentalmente questo è un modo per non dover fare i conti con quella che è la realtà.
Ci sono però dei gruppi che cercano addirittura di legittimare la pedofilia…
R. – Certo, questa indifferenza poi porta a non vedere quello che alcuni gruppi in maniera molto subdola e molto sofisticata fanno per far passare per normale. la pedofilia. Così si comincia con gli adolescenti, quindi si sostiene che è normale avere rapporti tra adulti e adolescenti, per poi passare a dire che anche per i bambini è normale, che anche i bambini lo vogliono. Poi non ci rendiamo conto, anzi noi ridiamo a volte, nel vedere nella nostra società questi bambini adultizzati, questi piccoli vestiti da grandi, bambine già a 5 anni truccate. Va di moda adesso vedere mamme e figlie vestite allo stesso modo... Tutti questi sono messaggi che in realtà favoriscono il lavoro di questi gruppi che trasformano la pedofilia in un fatto di tipo culturale e cioè il non vedere più i bambini nella loro realtà di bambini.
Al Centro ascolto di Meter arrivano richieste di aiuto e racconti di bambini abusati. Alcune di queste storie sono state raccolte e pubblicate. Sono storie di rinascita. Dunque una vittima di violenza può ricominciare a vivere? In che modo si recupera una piccola vittima?
R. - L’esperienza di un abuso subito accompagnerà per sempre un bambino, è una ferita che porterà sempre con sé, è necessario un aiuto, un bambino da solo non può superarla. Un abuso è un trauma che ti accompagna, consideri che da noi arrivano anche adulti che da bambini sono stati abusati tanto tempo prima, ma che non l'hanno mai raccontato e che non sono stati aiutati, quindi si portano ancora il dolore di quell’abuso subito. Bisogna quindi aiutare questi bambini a recuperare la fiducia in se stessi e la fiducia negli adulti, a recuperare soprattutto il loro senso critico, perchè temono di non riuscire più a distinguere tra il bene e il male per loro e quindi ci vuole tutto un lavoro di accompagnamento e di terapia perché la psicoterapia aiuta molto nel riconoscimento di questo e nel sostegno alle vittime.
Non è solo una ferita fisica, quindi, ma è proprio una manipolazione anche della mente…
R. – E’ più quello in realtà il danno, non è tanto quello che è avvenuto fisicamente ma il dolore che provo per essere stato manipolato, per aver detto di sì, perché in tutte le vittime ci sono tanti sentimenti, ci sono delle dinamiche che si scatenano. E una di queste dinamiche è il sentirsi in colpa per aver accettato quei giochi, ma erano bambini, sono bambini e quindi non comprendevano quello che stava succedendo veramente. Quindi sì, la ferita senza dubbio è più dell'anima che del corpo.
Anche un pedofilo può essere recuperato?
R. – Sì, ma è più difficile perché la vittima è motivata a stare meglio, è motivata a cambiare, il pedofilo invece non sempre è motivato a cambiare e la motivazione in terapia è fondamentale per avere un cambiamento. Le posso dire che alcuni pedofili che hanno compreso il danno che hanno fatto, che hanno compreso il disturbo che li accompagnava nello scegliere i bambini per i loro desideri sessuali, hanno potuto arrivare ad un cambiamento. Però la maggior parte dei pedofili non vuole cambiare, pensa di essere nel giusto e questo impedisce poi una terapia e quindi un cambiamento e una salvezza.
In questi giorni don Di Noto ha dichiarato che se non è facile per chi ha subito abusi denunciare ciò che ha subito, non è facile neppure per la famiglia di un abusato, spesso subisce minacce, viene isolata, quasi fosse colpevole, deve affrontare un lungo iter giudiziario…
R. – E’ così, infatti il Centro di ascolto Meter si occupa anche di questo accompagnamento alle famiglie perché per loro non è facile: l’iter è lungo, il bambino viene ascoltato più volte, spesso c’è la paura nelle famiglie, i bambini non sempre riescono a reggere a tutto questo, a volte dalla società vengono tacciati come genitori che non hanno protetto i loro figli… e poi non ne parliamo se dietro c'è un'organizzazione, allora ricevono minacce. Quindi sì, per le famiglie non è semplice denunciare, è una scelta importante e anche per questo vanno accompagnate, sostenute con le giuste informazioni attraverso persone che li aiutano e li guidano.
Che cosa chiede oggi Meter alle istituzioni e ai genitori, alla scuola, alla società in genere, alle parrocchie per contrastare le violenze sui minori?
R. - Innanzitutto direi occhi vigili. La cosa ideale sarebbe una formazione di tutti gli operatori che stanno con i bambini, dai catechisti agli operatori pastorali, ai genitori naturalmente, una formazione che gli permetta di avere uno sguardo attento nei confronti dei bambini. Purtroppo non c'è una formula magica che impedisca ad un bambino di essere abusato. L'unica cosa che veramente può aiutare un bambino è un adulto che riesca a leggere i segnali che lancia, in modo da poterlo subito allontanare da quel pericolo. E poi, anche se la legislazione italiana è all'avanguardia rispetto al contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia, è necessaria un'attenzione in più da parte delle istituzioni all'iter processuale per rendere ai bambini e alle famiglie più semplice questo percorso.
Come lei ha accennato, c’è anche la pedofilia a scopo di lucro, le violenze compiute a beneficio di chi usufruisce del materiale filmato, video ecc.. dal proprio computer di casa. E qui si apre un’altra questione, l’attività criminale di organizzazioni attive in tutto il mondo. Parliamo dunque del contrasto ai tanti siti che proliferano sul web e perciò di un altro ambito su cui si impegna da anni anche la vostra Associazione…
R. - Sì, l’OS.MO.CO.P. (Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia), il nostro ufficio specializato in questo, grazie anche a protocolli con la Polizia postale italiana, la Polizia polacca, le varie Procure, si occupa proprio della denuncia dei, le assicuro, centinaia, migliaia di siti pedopornografici che ci sono. Chi non è attento, chi non è vicino a questo tema, non si rende conto di quanti video circolino sul web dove ci sono violenze inaudite, anche nei confronti di neonati.
Si tratta, dunque, di un cambiamento che l'intera società dovrebbe fare rispetto ai bambini…
R. – Secondo me la società deve ritornare a vedere i bambini come tali. Oggi ci sono tanti segnali che ci fanno vedere che tanti genitori vorrebbero i loro bimbi già grandi. Ad esempio dare in mano il cellulare quando il bambino è ancora piccolissimo, quando il cellulare è uno strumento bellissimo, ma pericolosissimo per i bambini perché loro non hanno filtri, non sanno proteggersi, e quindi anche questo è un danno che i genitori fanno ai loro piccoli. Quindi bisogna vedere il bambino per quello che è e, in quanto bambino, impegnarsi a proteggerlo.
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