Kenya: acqua e prevenzione contro la pandemia
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Il Kenya non è uno dei Paesi africani più colpiti dalla pandemia, ma la situazione potrebbe precipitare rapidamente in assenza di strumenti idonei ad arginare la possibile diffusione del nuovo coronavirus. Per questo, da settimane, la cittadinanza è chiamata ad adottare una serie di comportamenti corretti, misure restrittive e di sicurezza volte a tutelare la salute di tutti. In sostanza, per la popolazione kenyota la prevenzione è lo strumento più adatto a far sì che il Covid-19 non metta in ginocchio una realtà già piegata da numerose problematiche, tra cui le recenti alluvioni. In quella che è una vera e propria missione civile, la Chiesa da subito è stata in prima linea.
Il ruolo della Chiesa locale
Aiutare le persone con disabilità che, in tempi di pandemia, sono particolarmente a rischio in termini di salute e beni di prima necessità; avere una particolare attenzione verso gli anziani, i più fragili dinanzi alla minaccia del nuovo coronavirus; informare in modo corretto le persone affinché sappiano come affrontare quello che è, per tutti, un nemico invisibile. Sono solo alcuni dei compiti svolti fin dall'inizio dell'emergenza dalla Chiesa in Kenya, attraverso un capillare servizio, volto a sostenere soprattutto le persone più povere e sole. Lo scorso mese la Conferenza episcopale del Paese ha lanciato poi un forte appello a tutti i cristiani ed a tutte le persone di buona volontà affinché sostengano i malati di Covid-19, donando generi alimentari e di prima necessità ai più bisognosi. Nel Paese sono poco meno di 900 i casi di contagio ufficiali e 50 le vittime. Oltre trecento persone sono attualmente ricoverate in strutture ospedaliere.
"Senza acqua non possiamo fermarlo"
Lavarsi le mani e restare a casa non sempre è possibile. Se ciò appare come un qualcosa di elementare - la cui difficoltà consiste essenzialmente nel non dimenticarsi di farlo nel primo caso e nell'accettare limitazioni alla libertà di spostamento nel secondo - per quanto riguarda l'Europa ed altri Paesi, in altre realtà è tutt'altro che scontato. Riuscire a fornire acqua e kit igienici alla popolazione diventa fondamentale nella battaglia contro il Covid-19. Per queste ragioni, ActionAid - organizzazione internazionale indipendente impegnata da più di quarant'anni in Italia e in 44 Paesi nel mondo per combattere povertà e ingiustizia sociale - si è attivata per intervenire attraverso la campagna solidale “Senza acqua non possiamo fermarlo”. Grazie ad sms e chiamate da rete fissa al numero solidale 45511, fino al 15 giugno 2020, tutti potranno dare un contributo e sostenere l’iniziativa. I fondi raccolti sosteranno la fornitura di acqua potabile, la distribuzione di kit igienici, il sostegno e supporto alle famiglie più vulnerabili, informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione e le corrette pratiche igienico-sanitarie per decine di migliaia di persone.
Lavarsi le mani è un privilegio
“Dopo aver vissuto sulla nostra pelle la pandemia, possiamo dire che nonostante le difficoltà iniziali siamo riusciti a rispondere all'emergenza ed a contenerla, almeno in parte. Se questo vale però per l'Italia e più in generale per l'Europa, non vuol dire che valga anche per il resto del mondo”. Lo afferma nell'intervista a VaticanNews Daniele Lodola, Responsabile International Fundraising e Partnerships di ActionAid Italia, nel descrivere l'importanza della prevenzione in realtà come il Kenya.
“La nostra campagna solidale nasce da oltre quarant'anni di attività nel Paese africano, che ci hanno permesso di conoscerne le caratteristiche ed i bisogni. Spesso - sottolinea Lodola - appare come un paradosso dover usare l'acqua per motivi di igiene, quando non è sufficiente neanche per dissetarsi”. “Sappiamo però - conclude - che nonostante i casi siano meno di mille, la curva è in crescita e dunque è fondamentale prevenire l'esplosione della pandemia”.
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