Dinamiche ma fragili: 600 mila le imprese di immigrati in Italia
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Nel 2019, sono state oltre 602 mila le imprese condotte da lavoratori immigrati in Italia. Si tratta un decimo di tutte le aziende registrate presso le Camere di Commercio del Paese (9,9%). Anche nel corso del 2018 il loro numero ha continuato a crescere (+2,5%, pari a 15mila aziende in più), in controtendenza rispetto al resto della base imprenditoriale. Lo afferma l’ultimo rapporto Idos-Cna-Oim su questo settore.
Imprese che resistono ma vanno aiutate
Per Maria Paola Nanni, curatrice del rapporto per l’Idos, “assistiamo a un dinamismo eccezionale imprenditoriale dei migranti, ma anche una fragilità di queste imprese. Tutto questo, letto oggi all'interno del quadro della fase emergenziale che stiamo vivendo, sollecita una maggiore attenzione allo sviluppo di questa crescita, e dall'altra però anche una specifica attenzione a quelle realtà che rischiano di vedere compromessa la loro capacità di resistenza. La fragilità è dovuta soprattutto al fatto che le imprese fatte dagli immigrati sono meno strutturate, infatti prevale la ditta individuale, ma stanno aumentando le realtà maggiormente complesse”.
Aumentano le donne imprenditrici
Tra il 2011 e il 2018 le attività indipendenti degli immigrati sono aumentate di 148mila unità (+32,6%), mentre quelle guidate da lavoratori nati in Italia sono diminuite di 158mila (-2,8%). Si conferma quindi lo spiccato dinamismo imprenditoriale dei lavoratori di origine straniera e il contributo dell’imprenditorialità immigrata per gli equilibri dell’intero sistema di impresa nazionale. Le donne guidano un quarto delle attività imprenditoriali in mano a lavoratori di origine straniera (24,0%, 145mila), con un aumento del 37,4% rispetto al 2011 e del 3,3% nel 2018.
Aziende concentrate nei servizi
Con 8mila imprese in più in un anno e un aumento di quasi 110mila dalla fine del 2011 (+43,0%), il settore dei servizi conferma il suo ruolo di traino. Raccoglie infatti il 60,7% di tutte le imprese a gestione immigrata. Meno dinamico l’andamento dell’industria (+18mila dal 2011, +10,8%), che mantiene un andamento positivo ma sconta le accentuate difficoltà degli ultimi anni. Tra i singoli comparti, resta forte il protagonismo del commercio (35,1% del totale) e dell’edilizia (22,4%), che primeggiano in tutte le regioni e nell’insieme continuano a raccogliere oltre la metà di tutte le attività. Nei servizi, primeggiano le attività di noleggio, le agenzie di viaggio e di servizio alle imprese, affiancate da quelle di alloggio e di ristorazione.
Marocco, Cina e Romania le nazioni più presenti
La ditta individuale rappresenta la forma d’impresa più diffusa (77,7%). A crescere di più, però, sono le società di capitale, praticamente raddoppiate dal 2011. In aumento anche la partecipazione dei cittadini di origine straniera alle start-up innovative. Gli imprenditori coinvolti provengono innanzitutto da Marocco (14,1%), Cina (11,5%) e Romania (10,7%): i primi tradizionalmente concentrati nel commercio (70,1%), gli ultimi raccolti soprattutto nell’edilizia (60,0%) e i cinesi, caratterizzati da una maggiore flessibilità ma quasi per il 70% impiegati nel commercio e nella manifattura.
Imprese presenti soprattutto al Centro Nord
Gli immigrati imprenditori si concentrano soprattutto al Centro-Nord (77,4%) e nelle grandi aree metropolitane. Ma la Campania è la regione che negli ultimi anni fa registrare la crescita più elevata, la Toscana per la percentuale più alta di aziende realizzate da stranieri rispetto al numero totale delle imprese. Se nelle regioni settentrionali (con la sola eccezione del Veneto) prevale l’edilizia (con una punta del 41,7% in Liguria), al Centro e soprattutto al Sud primeggia il commercio (75,7% in Calabria, dove si tocca il valore massimo).
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui