Religioni per la pace: in questa pandemia "nutriamoci l'un l'altro"
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Questa giornata di preghiera, digiuno e carità sia uno stimolo, per “fare devote suppliche al Sacro per salvarci tutti da questa avversità, per ispirare gli scienziati a trovare una cura e per nutrirci l'un l'altro mentre tutti noi affrontiamo le diverse ripercussioni di questa grave pandemia”. E’ l’appello lanciato in occasione dell’odierna giornata di preghiera, dal Consiglio mondiale delle religioni per la pace, rete multireligiosa internazionale, che chiede a tutti i popoli del mondo, nel rispetto delle loro tradizioni di fede di continuare “a fornire messaggi salvavita, a sostenere i più vulnerabili, a contrastare lo stigma e la discriminazione, a offrire assistenza spirituale ed emotiva e sostegno ai bambini, agli anziani, ai rifugiati e a coloro che si trovano in difficoltà e in angoscia”. Si incoraggia inoltre la collaborazione internazionale “per rispondere efficacemente ai bisogni umani e ambientali generati da questa crisi”.
Necessaria la riflessione sulle azioni verso Dio e il prossimo
“Abbiamo avuto tanto tempo per riflettere in questo periodo, quindi senz'altro questo tema del digiuno, della riflessione, della preghiera entrano perfettamente in questo momento, purtroppo di chiusura, del non poter incontrare gli altri”, commenta la vice presidente di Religioni per la Pace Italia, l’ebrea Franca Eckert Coen. "Ci sono - spiega la Coen - tre momenti nel digiuno degli ebrei, il digiuno di Kippur, uno è quello della riflessione circa le proprie azioni verso il Signore Dio e verso gli umani. Ciò che è difficile è proprio la relazione verso gli umani: bisogna cercare di capire chi si è offeso e cercare di avere il suo perdono e questo si chiama la Teshuvah; poi c'è la Tefillah, che è la preghiera e poi c'è il Tiqqun'olam, che è ‘aggiustare il mondo’, questo Creato che ci è stato offerto in maniera così generosa dal Signore e che noi dovremmo cercare di mantenere sano. L’indicazione più importante è quella di 'farai e capirai': attraverso l'azione si capisce come proseguire per mantenere un mondo sano”.
Lavorare uniti e per gli altri per un mondo che rispecchi i Dieci Comandamenti
La preghiera, prosegue la Coen, “spesso purtroppo diventa una preghiera di richiesta e non una preghiera verso l'Assoluto. Questo è un inizio per poter operare, perché attraverso l'opera verso gli altri si può ottenere qualcosa”. Alla fine del mese di maggio, gli ebrei festeggeranno la festa di Shavuot, in cui si ricorda la consegna dei Dieci Comandamenti da Dio a Mosè. La vice presidente di Religioni per la Pace cita gli ebrei e il vitello d’oro, e la salita di Mosè sul monte Sinai, dove digiunò per 40 giorni, in isolamento, come con il coronavirus, per ottenere le Tavole della Legge ed annullare il peccato del vitello d’oro. Noi quanti vitelli d'oro stiamo costruendo oggi nel mondo? E’ ciò che si chiede la Coen, che individua in questo periodo il momento per riflettere e vedere quale sia “il vitello d’oro oggi da annullare per trovare un mondo che rispecchi i Dieci Comandamenti”.
Comprendersi nella diversità sarà necessario per la crescita
Questo periodo del coronavirus, aggiunge, “è stato, speriamo che non continui, forse un periodo orribilmente utile per arrivare a impostare diversamente la nostra vita, anche dal punto di vista del riconoscimento delle diverse fedi e del riconoscimento del fatto che ognuno ha un suo modo di riferirsi a Dio e un modo di riferirsi agli altri esseri umani. La crescita ci sarà soltanto quando riusciremo a comprenderci tra di noi”. Franca Eckert Coen conclude quindi con un timore che parte dalla durezza dei ricordi personali. “L’altro giorno, ora che finalmente si può uscire, c’era una bambina con i genitori. Mi ha guardata da lontano, le ho sorriso nonostante la mascherina, lei non l’aveva e si è allontanata. I genitori giustamente l’hanno educata ad allontanarsi, ma è tanto brutto.... mi ha ricordato i tempi della guerra quando io, bambina ebrea, dovevo fuggire dai nemici, Allora, ecco, questo sarebbe il rovescio della medaglia, speriamo non succeda “.
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