L' Abbazia di Sant'Antimo L' Abbazia di Sant'Antimo 

Riapre l'Abbazia di Sant'Antimo. Fede, arte e lode a Dio

Dopo la chiusura a causa del coronavirus riapre l'abbazia di Sant'Antimo, un luogo dove da secoli fede e arte si intrecciano favorendo la preghiera e la lode al Creatore

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

Un capolavoro unico dell’architettura romanica e un polmone di spiritualità, abitato lungo i secoli dalla comunità dei monaci benedettini. L’Abbazia di sant’Antimo nella splendida Val di Starcia, ai piedi del borgo di Castelnuovo dell’Abate, in provincia di Siena,da oggi, 13 giugno, riapre le porte a fedeli e a visitatori, nel rispetto dei protocolli di sicurezza. Le pietre di questo pregevole edificio sacro raccontano l’ininterrotta preghiera e il lavoro quotidiano offerto a Dio dai religiosi secondo le indicazioni del loro fondatore. “Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro” scrive san Benedetto nel prologo della Regola: “ apri docilmente il tuo cuore; accogli volentieri i consigli ispirati dal suo amore paterno e mettili in pratica con impegno. A te dunque si rivolge ora la mia parola, chiunque tu sia, che, rinunciando alle tue volontà, pronto a militare sotto Cristo Signore vero Re, prendi le fortissime e valorose armi dell'obbedienza”.

Le origini

L’attuale chiesa è stata costruita agli albori del 12mo secolo, ma le origini dell’Abbazia sono precedenti e vengono fatte risalire all’epoca del Sacro Romano Impero. Carlo Magno è infatti ritenuto il fondatore della Cappella Carolingia, corrispondente all’attuale sagrestia.  L’esistenza del complesso monastico è attestata già nell’814, quando l’imperatore Ludovico il Pio lo arricchisce di beni e privilegi.

L'Abbazia di Sant'Antimo
L'Abbazia di Sant'Antimo

Maestranze italiane e francesi

Un deambulatorio con cappelle radiali, la copertura delle navate laterali con volte a crociera, il matroneo con le bifore rendono la pianta architettonica di Sant’Antimo conforme a quella delle chiese situate sulle antiche vie di pellegrinaggio. Maestranze italiane e francesi si alternarono nel grande cantiere di questo pregevole monumento: tra tutte si segnala la bottega del Maestro di Cabestany, autore dello straordinario capitello raffigurante Daniele nella fossa dei leoni.

Il Crocifisso pregato da Santa Caterina

Tornare a visitare l’Abbazia di sant’Antimo vuol dire ammirare nuovamente due capolavori della scultura lignea: il Crocifisso, databile tra la fine del 12mo e l’inizio del 13mo, ricavato da un unico blocco di legno e influenzato dalla scultura borgognona; al suo cospetto si inginocchiò anche santa Caterina da Siena quando nel 1377 si trovava nella regione per predicare il Vangelo. Non si può non menzionare l’altra scultura lignea risalente al 13mo secolo e raffigurante la Madonna di Sant’Antimo, opera di un maestro umbro. La Vergine, Sedes Sapientiae, siede in trono e sorregge sulle ginocchia il Bambino con in mano il globo sormontato dalla croce.

L'Abbazia di Sant'Antimo
L'Abbazia di Sant'Antimo

Santa Ildegarda e il vigore della fede

La riapertura dell’Abbazia di Sant’Antimo offre la possibilità di passeggiare nell’Orto Ildegarda, allestito secondo le visioni della santa benedettina. Quest’ultima indicava nella viriditas, nel colore verde, la freschezza, il vigore: qualità che si perdono quando manca la fede e prende il sopravvento l’aridità di cuore, premessa di tutte le malattie. Rimedio contro queste sono le tante erbe medicinali presenti nell’orto. Luogo di contemplazione e preghiera, a diretto contatto con il Creato è la grande Quercia di Moreh, così chiamata in ricordo dell’apparizione di Dio ad Abramo narrata nel dodicesimo capitolo della Genesi.

Il Creato e la lode

I pellegrini e i visitatori da oggi possono nuovamente accedere all’interno della farmacia monastica, allestita nell’antica sala del tesoro. A Sant’Antimo è viva ancora la tradizione dei prodotti alimentari, erboristici e della birra prodotta secondo un’antica ricetta. La spiritualità benedettina, la liturgia, il canto gregoriano, l’architettura, l’arte e il paesaggio circostante con ulivi a perdita d’occhio, sono un richiamo costante alla Bellezza, riflesso del volto di Cristo, ispiratrice della preghiera e della lode a Dio anche  per l’uomo e la donna del XXI secolo.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

13 giugno 2020, 08:00