Forza Alex Zanardi!
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Permane "in gravissime condizioni" lo stato di salute di Alex Zanardi, 53 anni, ricoverato nel reparto di terapia intensiva del policlinico universitario Santa Maria alle Scotte di Siena, a seguito dell'incidente stradale avvenuto ieri pomeriggio nel comune di Pienza. Lo rende noto il nuovo bollettino medico, il terzo, diffuso questa mattina dall'Azienda ospedaliero-universitaria senese. La direzione sanitaria del nosocomio ricorda che "il paziente, sottoposto ad un delicato intervento neurochirurgico" nella serata di ieri, durato tre ore, "e successivamente trasferito in terapia intensiva, ha parametri emodinamici e metabolici stabili". Zanardi è stato sottoposto anche ad intervento maxillo-facciale per i traumi e le ferite riportate al volto ed alla testa e, aggiunge il bollettino medico, è "intubato e supportato da ventilazione artificiale” e si trova in coma farmacologico.
Un campione ed un modello
Nato a Bologna il 23 ottobre del 1966, ex pilota di Formula 1, la sua esistenza è mutata nel settembre del 2001 a causa di un grave incidente in pista. Una sfida, quella con la vita, vinta anche grazie alla famiglia. Sposato con Daniela, ha un figlio, Niccolò. A tredici anni la sorella maggiore è morta in un incidente stradale. Ha deciso, dopo aver perso le gambe a 35 anni a seguito dell'incidente, di tornare a gareggiare, vincendo diversi ori paralimpici: due a Londra 2012 ed altrettanti a Rio 2016. L'obiettivo, da tempo, era ripetersi a Tokyo, questa estate. La pandemia lo ha obbligato a spostare l'asticella di altri 12 mesi, ma ora la vita lo chiama ad una battaglia decisiva. Ancora una volta.
L'intervista sul Covid-19: “Anche stare a casa è un gesto sportivo”
In una nostra intervista di un paio di mesi fa - quando l'Italia viveva il momento più difficile dell'emergenza coronavirus - Zanardi ci concesse il suo tempo. “Ho molti impegni, ma ci sono”, esordì. Furono dieci minuti ricchi di spunti, a partire dall'appello al buonsenso. “Dobbiamo recuperarlo - affermava – ed unirlo al rispetto delle regole, perché commettere un errore in questo momento vuol dire colpire non solo se stessi, ma anche altre persone”. L'attenzione verso il prossimo è sempre stata totale nella sua vita. “Dobbiamo imparare a diventare perfetti nelle intenzioni e per farlo - spiegava nell'intervista - occorre saper ascoltare gli altri, trovare degli esempi di vita. Poi però bisogna fare delle scelte, non si può sempre delegare”.
“Quando una persona si cimenta in qualcosa e dà il meglio delle proprie capacità, in fondo sta compiendo un gesto sportivo”. Zanardi leggeva così, due mesi fa, la capacità degli italiani di restare a casa, rispettando le restrizioni “necessarie ad arginare il coronavirus”. Il suo grazie andava a chi si spende e mette a rischio la propria vita per salvarne altre: medici, infermieri, volontari. “Come quella giovane infermiera che aveva i segni della mascherina sul viso, dopo 14 ore di lavoro. Condividere quella foto, dare spazio a queste storie mettendo da parte il gossip, lo scandalo, le polemiche futili è un altro segno che stiamo andando nella giusta direzione”, concludeva.
La generosità di Zanardi
L'incidente è avvenuto durante una gara benefica, in un mese in cui Zanardi è protagonista anche dell'asta di beneficenza “We run together” promossa dal Papa. Del suo impegno e dell'uomo lontano da piste e telecamere abbiamo parlato con Giampaolo Mattei, giornalista dell'Osservatore Romano e vicepresidente dell'Athletica Vaticana:
R. - Ho avuto modo di sentire Zanardi davvero poche ore fa, perché è in corso una bellissima iniziativa promossa con la sua associazione “Obiettivo 3”. Si tratta di una staffetta che sta unendo l'Italia, partita dal Nord dello Stivale il 12 giugno e che terminerà il 28 di questo mese a Santa Maria di Leuca, in Puglia. Alex stava appunto partecipando alla tappa, che lo avrebbe portato a Montalcino, quando è rimasto vittima del terribile incidente. Questa mattina ripartenza per Tarquinia ed oggi pomeriggio uno staffettista in handbike farà la tappa Tarquinia-Fregene amichevolmente scortato da due rappresentanti di Athletica Vaticana. Dalle parole che mi ha detto al telefono Zanardi, in lui c'era proprio la passione, l'entusiasmo per queste adesioni, tra cui anche la nostra di Athletica Vaticana, ma non solo, perché davvero lo sport unisce. Attraverso il ciclismo poi si potrebbe raccontare la storia d'Italia e, perché no, anche con l'handbike. Anche attraverso la disabilità e grazie alle persone che hanno 'il coraggio di lanciarsi nella mischia', come Alex ha insegnato in maniera molto, molto forte e spero che continuerà ad insegnare. Quindi devo dire che la sua è una lezione di di passione, di voglia di esserci, anche lontano dalle telecamere. Questa è una cosa che mi ha colpito molto, così come ha colpito i ragazzi di Athletica Vaticana. Mi permetto di fare i nomi: Massimiliano Coluccio, un dipendente dei Servizi Economici, ed Emiliano Morbidelli, che lavora al Bambino Gesù a Palidoro, oggi in bicicletta ce la metteranno tutta per portare avanti la testimonianza di Alex, che è anche quella di Papa Francesco: “Andare al passo del più debole”.
Ed una handbike Zanardi di recente la aveva donata anche ad un dipendente Vaticano. Questa è una storia che mostra tutta la generosità del campione...
R. - Sì, esattamente un anno fa Zanardi ha letteralmente donato una handbike a Gianluca, un dipendente Vaticano ora in pensione in seguito ad un gravissimo incidente stradale, che purtroppo gli ha fatto perdere l'uso delle gambe. Questo è stato un modo per rilanciarlo non solo nello sport, ma per vincere la corsa più importante, quella della vita. Mi permetto di citare nuovamente Papa Francesco che nell'udienza del 20 maggio scorso all'Athletica Vaticana ha detto che “la corsa della vita al passo del più debole”, un concetto che vale non solo per lo sport, ma per la vita.
Tu conosci bene Alex Zanardi, al di fuori del lavoro lo hai incontrato in più occasioni. Vuoi raccontarci qualcosa di lui lontano da telecamere e piste, dai trionfi e dai flash dei fotografi? Che uomo è Alex?
R. - Desidero condividere due piccoli, grandi episodi. Il primo è recentissimo, riguarda l'asta solidale “We Run Together”, che Papa Francesco ha lanciato per raccogliere fondi da destinare agli ospedali di Bergamo e Brescia in prima linea nella lotta al Covid-19. Quando ad Alex abbiamo chiesto un oggetto da mettere all'asta, lui ci ha dato il body con cui ha vinto le Paralimpiadi nel 2016. Ma ha aggiunto che non doveva essere una semplice raccolta di fondi, ma la testimonianza che si può avere uno sport diverso, uno sport solidale e umano veramente. Ci teneva che non fosse semplicemente un raccolta economica. La seconda cosa, sì, come hai detto, ho avuto modo di incontrarlo da vicino, perché in estate siamo quasi vicini di casa. Io ho una figlia con disabilità, con la sindrome di Down, che, guardando Zanardi camminare, era rimasta stupito del fatto che mancasse 'la parte di sotto' - uso le parole di Zanardi -, questa cosa non riusciva proprio ad inquadrarla. Alex ci ha impiegato una settimana per conquistarsela e tra loro due è scoppiata una grande amicizia. L'attenzione con cui lui ha ottenuto l'amicizia di mia figlia, credo sia paragonabile all'attenzione che negli allenamenti mette per andare a vincere le Olimpiadi. Quell'attenzione di Alex, sicuramente lontana dalla telecamere, personalmente è stata un grande insegnamento sulle attenzioni che bisogna avere per ogni persona, indipendentemente da ruoli e palmares…
Ho avuto il piacere di intervistarlo un paio di mesi fa, nel pieno veramente della pandemia almeno per quanto riguarda l'Italia. Mi disse una serie di cose, tra le quali mi colpì in particolare quel “dobbiamo essere perfetti nelle intenzioni”. “Non possiamo esserlo nella vita - diceva -, però dobbiamo imparare ad ascoltare gli altri a trovare dei modelli. Ma attenzione: non possiamo - ha aggiunto - delegare poi sempre agli altri, ma occorre fare delle scelte coraggiose, importanti dettate dal buonsenso”. C'è molto Zanardi in questo passaggio, cioè l'essere “perfetti nelle intenzioni” e poi “il coraggio delle scelte”.
R. - Ma è per questo che oggi è riconosciuto un po' come un simbolo, in un momento così difficile per lui. Perché ha pienamente ragione. E io qui rimetto in gioco la mia esperienza di papà di una ragazza con sindrome di Down. Se, per esempio, nella scuola io mi aspettassi che le Istituzioni ci devono dare tutto, non andremmo da nessuna parte. Tanto sta a noi. Alex lo ha dimostrato: la vita gli ha tolto le gambe, lui si è buttato di nuovo nella mischia, si è rimboccato le maniche e soprattutto non ha voluto piangersi addosso. Ha deciso di muoversi dal divano e tentare di fare qualcosa, perché se stai fermo non combini niente. Credo che sia una grande lezione per molti di noi che hanno difficoltà in famiglia con disabilità di non star lì ad aspettare che le cose piovano dal cielo. Chiedere i diritti, che vengano rispettate diciamo delle prerogative, ma non fermarsi lì. Bisogna per primi buttare fuori il sudore dalla fronte, come se fossimo noi in una handbike. In sostanza è la regola dei 5 secondi che l'ha reso famoso nel mondo durante l'intervista con David Letterman: “Tu chiudi gli occhi, non ce la fai più, ma - disse - spingi per altri 5 secondi e vedrai che probabilmente sei andato anche al di là delle tue aspettative e degli avversari”. Ma in questo caso è la vita che devi conquistare, la vittoria non conta.
Quando hai detto “non restiamo sul divano”, mi è venuto in mento quel “non balconate”, non state fermi a guardare dal balcone che Papa Francesco disse ai giovani proprio a Cesena, nella terra di Zanardi, qualche anno fa. Per concludere, vogliamo ovviamente unirci alle migliaia di messaggi di auguri di pronta guarigione giunti in queste ore ad Alex ed alla sua famiglia...
Assolutamente sì e mi permetto di farlo anche a nome di Athletica Vaticana, che tenta di portare avanti con molta semplicità dei valori, avendo come coach spirituale Papa Francesco. Ricevendoci in udienza ci ha detto di andare al passo del più debole, ricordandoci che tutti hanno la stessa dignità, dal campione olimpico al ragazzo disabile. Se nello sport tutti hanno la stessa dignità, figuriamoci allora nella vita. Credo che Zanardi sia diventato un simbolo in queste ore, così amato proprio perché lo ha testimoniato senza tante chiacchiere, ma mettendoci proprio in gioco nella vita: è questo quello che più conta. In lui riconosco molto i valori sportivi che indica Papa Francesco, che sono appunto quelli del rispetto degli altri, della voglia di non avere l'avversario, ma il compagno con cui fare un pezzo di strada. Questo mi sembra il messaggio più grande che Alex Zanardi, mi auguro, continui a dare con la sua testimonianza e anche con le sue associazioni.
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