Guarigioni e miracoli nell'arte. La mostra virtuale degli Uffizi
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Quindici opere realizzate da grandi maestri come Beato Angelico, Sandro Botticelli, Pietro da Cortona e Rembrandt, per citare solo alcuni nomi, costituiscono l’ipervisione, mostra virtuale, proposta online dalle Gallerie degli Uffizi sul tema: “Guarigioni miracolose. Malattia e intervento divino. L'arte interpreta il miracolo in opere dal Tre al Novecento”.
Il prodigio della guarigione è il filo conduttore che lega i capolavori selezionati perché l’intenzione, spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, è quella di lanciare “un messaggio forte di sostegno alle tante persone che ancora sono in pericolo e a quelle che hanno passato momenti terribili durante la pandemia. L’esperienza della malattia fa parte della condizione umana e la guarigione ci ricorda i molti motivi per cui vale la pena vivere: è il miracolo inspiegabile che ci riempie di speranza e ci ricorda che dobbiamo essere grati per tutto quello che l’esistenza ci riserva”.
Il percorso sul web è aperto dal Pietro Lorenzetti con il miracolo della Beata Umiltà nel polittico degli Uffizi dipinto nel 1335 dove è rappresentato il risanamento della gamba di un monaco che ne aveva rifiutata l’amputazione. L’azione ricorda quella dipinta da Beato Angelico nello scomparto di predella della pala di san Marco con il miracolo operato per mezzo dei santi medici Cosma e Damiano. Questi ultimi, protettori spirituali dei signori di Firenze, compaiono anche nella pala di sant’Ambrogio, capolavoro giovanile di Botticelli. In rassegna è presente inoltre un disegno attribuito alla scuola di Raffaello con “La guarigione del cieco nato”.
Si prosegue con la rappresentazione, in un’incisione di Rembrandt, del Cristo che risana gli ammalati e con la tela di Laurent de La Hyre raffigurante “San Pietro guarisce gli infermi con la sua ombra”. Il viaggio online si conclude con il San Sebastiano dipinto nel pieno della seconda guerra mondiale da Giovanni Colacicchi: la bellezza del corpo del martire è simbolo dell’intangibilità della fede, della bellezza e dello spirito da parte del male.
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