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Bambino al lavoro in Malawi Bambino al lavoro in Malawi 

Bambini e ragazzi lavoratori: un’ingiustizia troppo tollerata

Ricorre oggi la Giornata mondiale contro il lavoro minorile: risuona forte su twitter l'appello del Papa alle istituzioni affinché compiano ogni sforzo per proteggere i tanti bambini privati della loro infanzia e sfruttati. Sono nel mondo circa 150 milioni. Ne abbiamo parlato con Francesco d’Ovidio dell’ILO e Andrea Iacomini dell’Unicef

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Sono passati 18 anni dall’istituzione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile per prevenire e debellare questa fenomeno in buona parte sommerso, diffuso nelle regioni più povere di tutti i continenti ma presente anche in Paesi sviluppati, come l’Italia, dove si stima siano ben 300 mila i piccoli lavoratori tra i 7 e i 15 anni. Privati di diritti e sfruttati, senza sufficienti tutele anche nelle istituzioni, sottolinea il Papa su twitter, "bambini costretti a lavori inadeguati alla loro età, che li privano della loro infanzia e ne mettono a repentaglio lo sviluppo integrale".

Ilo: riprendere slancio in una battaglia di civiltà

A che punto siamo in questa lotta di civiltà per rendere il mondo migliore? La strada è ancora lunga da percorrere sebbene siano stati fatti grandi passi avanti, spiega Francesco D’Ovidio, dirigente a Ginevra dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite, sorta nel 1919,  dove sono rappresentati governi, datori di lavoro e sindacati di 187 Paesi:

Ascolta l'intervista a Francesco d'Ovidio

R. - C'erano ottime notizie, da quando l’ILO e la comunità internazionale in genere hanno iniziato ad occuparsi in maniera molto seria della lotta al lavoro minorile ed infatti abbiamo contato una diminuzione di quasi 100 milioni di bambini al lavoro negli ultimi anni, il che rappresentava una tendenza sicuramente molto positiva. La questione che ci preoccupa tantissimo adesso è l’impatto che potrebbe avere e che ha già il Covid19 su questi risultati, perché temiamo che per la prima volta dopo 20 anni di progressi possa esserci un'inversione di tendenza.

Quali sono i dati attuali sul lavoro minorile, anche se si tratta solo di stime?

R. - Al momento lavorano ancora nel mondo 152 milioni di minori, di cui 88 milioni sono bambini e ragazzi e 64 milioni sono bambine e ragazze. Di questi 108 milioni, quindi circa 70%, lavorano nel settore agricolo, nell'agricoltura commerciale, nelle piantagioni soprattutto e contribuiscono al fabbisogno delle famiglie in zone rurali. Da rilevare che 73 milioni di questi bambini, quasi il 50%, lavorano in condizioni particolarmente dure, considerate le peggiori forme di lavoro minorile, quindi si tratta anche di prostituzione infantile, di traffico di minori, di  servitudine per debiti e di altre forme di sfruttamento come l'utilizzo anche dei minori nei conflitti armati e in occupazioni che sono ritenute particolarmente pericolose dalle autorità nazionali.

Quindi l'impegno maggiore dell’Oil è rivolto a questa percentuale davvero alta di minori costretti a condizioni di lavoro pericolose o anche proprio di sfruttamento perfino sessuale?

R. - A dire la verità i successi maggiori li abbiamo visti proprio con queste forme di sfruttamento particolarmente odiose ma davanti abbiamo l'obiettivo del 2025 per raggiungere l’eliminazione di tutte le forme di lavoro minorile e questo non è semplice perché necessita anche di uno sviluppo economico sostenuto da parte dei Paesi che presentano ancora numeri preoccupanti.

In questa giornata l'appello è ai governi perché non dimentichino questo importante obiettivo?

R. - Soprattutto è un appello, anche come dice il nostro direttore generale Guy Ryder, a ricostruire dopo questa crisi in maniera migliore e questo vale anche per la lotta al lavoro minorile. Infatti abbiamo visto in questi mesi, ovviamente anche in Europa ma ovunque nel mondo, che sono stati messi in atto delle politiche socio-economiche che erano delle richieste molti forti che noi abbiamo sempre fatto come strumenti per contrastare il lavoro minorile come ad esempio per rafforzare l'educazione, rafforzare il sistema sanitario, il sistema di protezione sociale. Ecco noi vorremmo che queste misure, che sono state prese in maniera eccezionale ma per le quali sono stati trovati i fondi non vengano dimenticate una volta che la pandemia sarà passata ma che potranno essere mantenute a lungo termine. Questa è sicuramente la garanzia migliore per fare in modo che questa crisi possa diventare un'opportunità.

La denuncia dell’ Unicef: stiamo arretrando

Grande preoccupazione per il permanere di ampie sacche di lavoro minorile esprime anche l’Unicef, tramite il suo portavoce in Italia, Andrea Iacomini, che denuncia perfino un inaccettabile arretramento dei progressi raggiunti per il venire meno di sostegni adeguati da parte dei Paesi ai programmi di contrasto al fenomeno, che si aggraverà con la pandemia:

Ascolta l'intervista ad Andrea Iacomini

R. - Ci troviamo di fronte ad un fenomeno che sicuramente non è in calo. Anzi addirittura negli anni che vanno dal 2008 fino ad oggi la diminuzione è solo dell’1 per cento ed i progressi nella riduzione sono stati circa il 50% in meno rispetto a quelli degli anni precedenti. Il dato fondamentale di questo fenomeno è che purtroppo è ancora in gran parte nascosto e quindi poterlo stimare risulta molto difficile. Ci sono regioni del mondo purtroppo dove questo fenomeno è molto diffuso, come nell’Africa centrale, occidentale, orientale e subsahariana dove circa 30 per cento di bambini e ragazzi lavorano precocemente. Ci sono poi delle evidenti disparità di genere, per cui ad esempio le ragazze hanno molte più probabilità di essere costrette a lavori domestici non retribuiti. Noi come Unicef cerchiamo di fare un lavoro integrato, cercando di rafforzare le iniziative per i genitori, cercando di dare risposte alternative a delle norme sociali che lo perpetuano, ricorrendo insieme a tutti a quegli strumenti legali e sociali e cercando anche di sviluppare dei meccanismi di segnalazione proprio per arginare il fenomeno. Ma come si sconfigge il lavoro minorile? Anzitutto con l'accesso all'istruzione, ad un istruzione di qualità e con l'avvento del Covid19 desta molta preoccupazione proprio questo aspetto, perché andare a scuola per un bambino in questi Paesi non vuol dire soltanto ricevere un istruzione, avere consapevolezze ma avere anche un pasto al giorno, vuol dire anche stare lontano dallo sfruttamento del lavoro minoril

E’ importante è che le opinioni pubbliche abbiano la giusta percezione che il mondo non sta progredendo …

R. - Si, ci sono degli aspetti sui quali siamo abbastanza fermi. Abbiamo fatto dei passi enormi in ambito di mortalità infantile, l'abbiamo ridotta grandemente dagli anni 2000 ad oggi, da 12 milioni di bambini, che morivano ogni anno a quasi la metà. Ci sono invece problematiche che non registrano grandi miglioramenti. Tra questi c'è il lavoro minorile, un tema che riguarda anche l'Italia, perché vi sono comunque sacche di lavoro minorile anche nel nostro Paese e riguarda soprattutto Paesi in crisi e in povertà. A questo dobbiamo aggiungere altri fenomeni, pensiamo ai matrimoni precoci, per cui se non si interviene immediatamente,  visto che ci sono oggi 700 milioni di donne che si sono sposate prima dei 18 anni, entro il 2025 potremo arrivare addirittura ad un miliardo; pensiamo pure al tema delle mutilazioni genitali, oggi abbiamo ancora 250 milioni di bambine e ragazze vittime di queste pratiche. Sono cifre che non scendono, cifre legate alle disparità, cifre legate a delle norme sociali, a delle alle tradizioni ma anche probabilmente alla difficoltà di svolgere un lavoro preventivo e di contrasto con un giusto sostegno internazionale. Ecco perché il nostro appello è quello di aiutare l’Unicef a finanziare queste attività e a non perdere di vista quello che succede al nostro sud, al sud di ciascuno di noi. La pandemia del Covid19 ci ha reso - dicono in molti - tutti uguali, in realtà in questi Paesi più svantaggiati forse le disparità sono aumentate.

Ultimo aggiornamento 12.6.2020 ore 11.40

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12 giugno 2020, 08:00