Mistero e contemplazione. Georges de La Tour in mostra a Milano
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
La luce di una candela illumina sguardi, gesti e oggetti di uso comune, lasciando il resto in una suggestiva penombra. La carica spirituale, il raccoglimento e l’intimità caratterizzano la pittura di Georges de La Tour pittore francese attivo nella prima metà del Seicento. Per la prima volta in Italia una mostra monografica – “Georges de La Tour. L’Europa della Luce” ne racconta l’arte e la vita, indagando quei tanti ambiti della produzione e della biografia ancora avvolti dal mistero.
La Tour e Caravaggio
I notturni rischiarati dal flebile chiarore di una lampada ad olio rendono la pittura di La Tour unica e di grande successo nell’Europa del XVII secolo. La singolare coincidenza di soggetti ha indotto spesso la critica ad accostarlo a Caravaggio. Eppure non c’è riscontro documentario di alcun viaggio compiuto in Italia. La meravigliosa “Maddalena” proveniente dalla National Gallery di Washington riesce a far comprendere le ragioni del paragone con Michelangelo Merisi: nella composizione, dove sacro e profano si confondono, è infatti raffigurata una santa senza aureola, isolata in un’ambientazione notturna. “Il chiaroscuro – spiega a Vatican News la curatrice della mostra Francesca Cappellettti – consente ai due artisti di raggiungere esiti di potente drammaticità”.
L'Europa della luce
“Se fino agli anni Trenta del secolo scorso La Tour era letto prevalentemente in chiave caravaggesca, oggi la critica gli riconosce una sua originale personalità”. Protagonista dell’esposizione è l’Europa della Luce. Georges de La Tour, maestro della scena di genere letta attraverso un’originale interpretazione della luce artificiale, è infatti accostato ad artisti contemporanei, italiani, francesi, fiamminghi, olandesi, spagnoli, con i quali è stato a volte confuso: Gerrit van Honthorst, Paulus Bor, Trophime Bigot, Frans Hals, Adam de Coster, per citare solo qualche nome.
Guardare oltre l'ombra
Visitare le sale di Palazzo Reale a Milano fino al prossimo 27 settembre consente di vedere radunate insieme grazie ai prestiti provenienti da 28 musei internazionali, alcune tra le principali opere di un maestro, studiato dalla critica da appena poco più di un secolo. Ristretto il catalogo delle tele certamente riconducibili a La Tour: queste solitamente viaggiano insieme con molta difficoltà. Appena 40 le attribuzioni documentate dal 1915; “Siamo obbligati a guardare a fondo le opere di La Tour”, prosegue Francesca Cappelletti. “Solo così riusciamo a distinguere i particolari che il pittore ha avvolto nell’ombra”.
La Tour e san Giovanni della Croce
Se la cronaca ci ha restituito un ritratto di artista dal carattere poco amabile e apro, è la sua pittura a farci intuire ciò su cui tacciono le principali fonti storico-artistiche francesi: una profonda spiritualità che sicuramente “ha risentito del successo nelle Lorena del Seicento dei testi, della mistica e della fede di Giovanni della Croce”. Le opere di Georges de La Tour sono tutte permeate da una “riflessione sull’opposizione luce-tenebre, sull’incontro tra Dio e l’uomo e sulla caducità della vita, sulla vanitas”. La mostra milanese offre anche l’occasione per mettere in luce l’inedito aspetto spirituale di un pittore straordinario, non convenzionale ed emozionante.
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