Garantire l’infanzia ai bambini rispettando il diritto internazionale
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Sono 250 milioni i bambini che vivono in Paesi e aree colpite dai conflitti, e che spesso diventano le prime vittime indifese di queste situazioni a rischio, costretti loro malgrado a subire maggiormente le violenti conseguenze della guerra. Sono infatti proprio i piccoli il bersaglio delle milizie, che li reclutano per farli diventare bambini soldato strappandoli così per sempre al loro diritto all’infanzia. Costretti a combattere, subiscono violenze sessuali, vengono rapiti, perdono la vita in attacchi contro 'obiettivi sensibili' quali scuole e ospedali. Proprio per proteggere questi minori altamente a rischio, oggi si celebra la Giornata internazionale dei bambini innocenti vittime di aggressioni. È stata istituita dall’Onu il 14 agosto del 1982 per affermare l’impegno costante delle Nazioni Unite per la protezione dei diritti dei bambini. Obiettivo della ricorrenza è quello di sensibilizzare e prendere atto del dolore che affligge i bambini che, in tutto il mondo, sono vittime di abusi fisici, mentali ed emotivi.
Una violenza verso i piccoli che non si ferma
Oltre alla Giornata, proprio per proteggere sempre di più questa infanzia violata, il 20 novembre 1989 fu adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Per la prima volta, sono stati definiti i diritti fondamentali che devono essere garantiti a tutti bambini del mondo. La Convenzione è stata ratificata da 196 Stati, diventando così il trattato sui diritti umani con il più alto numero di Stati firmatari. Eppure, nonostante tutti i progressi fatti, il numero delle violazioni perpetrate nei confronti dei bambini non si è fermato, ma anzi è aumentato soprattutto in molte zone di guerra.
Tanti i miglioramenti, ma l’infanzia resta in forte pericolo
Il portavoce di Save the Children Italia, Filippo Ungaro, sottolinea che il bilancio sulla condizione dell'infanzia nel mondo è in chiaroscuro:
R. - Se dovessimo fare un bilancio sarebbe assolutamente un bilancio in chiaroscuro: se da una parte vediamo che, negli ultimi decenni, ci sono stati degli importanti miglioramenti su alcuni aspetti della condizione di vita dei bambini, per esempio il dimezzamento della mortalità infantile, dall'altra invece assistiamo a delle situazioni dove questi miglioramenti non ci sono affatto o ci sono dei peggioramenti. Come ad esempio i bambini che vivono nei Paesi in guerra, o in Paesi fragili. Assistiamo in questi casi alle peggiori violazioni dei diritti dell’infanzia. Bambini che vengono utilizzati come soldati, che rischiano di morire o di essere feriti, bambini che non possono più andare a scuola, perché la loro scuola viene distrutta o interrotta. I minori che vivono in situazioni di guerra risentono delle maggiori violazioni dei loro diritti.
Nonostante tanti interventi, la violenza contro i bambini non riesce ad arginarsi. Cosa si potrebbe fare di più?
R - Credo che ci sia in fondo un’unica grande soluzione che è quella della volontà politica. Le leggi ci sono, esiste un diritto internazionale che è molto chiaro e che prevede la tutela della popolazione civile e in particolare dei più vulnerabili, come le donne e bambini. Bisogna assolutamente rispettare il diritto internazionale. Bisogna rispettare le tregue quando ci sono, bisogna garantire gli accessi umanitari per soccorrere tutte le persone, bisogna garantire la continuazione dei diritti dei bambini, della loro infanzia e degli adolescenti anche nelle situazioni di conflitto. Certo è che ovviamente la risposta migliore per questi ragazzi sarebbe la pace.
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