Il valore della relazione madre-bambino da difendere
Fausta Speranza – Città del Vaticano
In modo giornalistico, preciso nelle citazioni della Bibbia e dei testi di San Giovanni Paolo II e di Papa Francesco in tema di donne e madri, il libro di Debora Donnini propone un percorso di tipo culturale e spirituale che lascia emergere la specificità del pensiero delle madri e che chiede alla società di ascoltarlo. Di come sia nata l'esigenza di scriverlo, delle tante sollecitazioni proposte, abbiamo parlato con l'autrice, che fa parte della nostra redazione di Vatican News:
R. - Ho respirato a un certo punto, nel 2018, un attacco alla madre trasversale e su piani differenti. Questo mi ha preoccupato e mi sono chiesta dapprima “perché”, poi ho voluto confrontarmi con il magistero, con il pensiero cristiano. Dunque ho intrapreso un “viaggio” alle radici del pensiero cristiano che nella sua fecondità ha portato nei secoli, in modi diversi, a concepire la tutela di donne e bambini. Ho riletto il pensiero dei Papi con quella ricchezza e quella difesa netta della maternità che ritenevo assimilata, ma forse non ancora sufficientemente.
Dalla lettura del libro emerge la consapevolezza che il pensiero della madre può dare un contributo essenziale allo sviluppo sociale. In che modo?
R. - La nostra società è fatta di nuclei e il primo nucleo è la famiglia che è quello che permette di allevare i bambini e sostenere gli anziani. E le madri sono coloro che, più di ogni altra persona, si devono necessariamente abituare a un pensiero sistemico, devono esercitarlo per far funzionare queste relazioni. Penso al mettere insieme il lavoro e la crescita dei figli, e così via. Svolgono un ruolo centrale nel welfare, che forse è troppo poco riconosciuto. Si ritrovano non sostenute, spesso lacerate in qualche modo, fra le esigenze della famiglia e quelle del lavoro. Ecco penso che in un mondo complesso come il nostro, anche con le nuove sfide che ha portato ad esempio la pandemia, sia importante sentire, ascoltare, prendere in seria considerazione quello che chiamo “il pensiero della madre”. Faccio un esempio concreto: la questione del lavoro a casa durante il lockdown non è un problema da poco con le scuole chiuse. In questo senso ascoltare le madri aiuterebbe ad affrontare i nodi e le sfide che ci troviamo davanti. Affinché il mondo sia più fecondo e perché non siamo monadi. Poi ovviamente c'è la questione dell'apporto delle donne sulla tenerezza e la pace - come ricorda spesso Papa Francesco - e sull'amore viscerale che richiama anche la fonte della misericordia di cui parla don Francesco Giosuè Voltaggio nella postfazione del libro.
Tutto questo lancia un messaggio potente alla politica perché si occupi di ascoltare di più la voce delle madri. Però il tuo libro va oltre...
R. - Sottolineo che non è un libro “politico”. Voglio fare un discorso culturale. Mi piacerebbe che i cristiani e non solo, potessero leggere questo libro per comprendere più profondamente quello che appunto proprio Papa Francesco e San Giovanni Paolo II suggeriscono in tema di tutela delle madri e delle donne. Faccio un esempio ricordando quello che Papa Francesco ha detto in una catechesi dell’udienza generale del 2015 dedicata proprio alla madre: “La madre, però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico, - tante poesie, tante cose belle che si dicono poeticamente della madre - viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per ‘risparmiare’ sulle spese sociali”. Questa riflessione è interessante, bisogna partire da qui. Dice anche che bisognerebbe comprendere di più la lotta quotidiana per essere efficienti al lavoro e affettuose in famiglia. Credo che queste parole di Papa Francesco siano molto importanti e che debbano, però, essere assimilate di più, a 360 gradi. Penso che i giovani dovrebbero conoscerle e rileggerle, così come un po' tutto il magistero in materia.
Puoi dirci qualcosa del titolo del libro?
R. - “Finché non sorsi come madre” è una frase di Debora nel Libro dei Giudici, una figura del Vecchio Testamento molto interessante. Era una donna giudice già secoli prima di Cristo e questo la dice lunga sulla profondità di un pensiero che nasce già con il popolo di Israele e viene espresso con Gesù Cristo con una chiarezza estrema. Se da allora guardo ad oggi, mi colpisce molto anche la questione della violenza sulle donne e, seguendo l'attività di Papa Francesco, ho percepito tutta la sua preoccupazione e il suo dolore nel vedere la donna attaccata in modo tanto brutale. Nell'omelia del primo gennaio 2020 ha detto che “ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna”. E se ci confrontiamo con la triste attualità siamo portati a riflettere su questo. Credo che dobbiamo ritrovare un pensiero e un agire nuovi, per fare qualcosa concretamente. Francesco ha anche sottolineato che da come trattiamo il corpo della donna si comprende il nostro livello di umanità. Ed è tanto più grave la violenza se ad assistere ci sono bambini. Quanto male può fare loro! Ecco, mi ha colpito tanto tornare anche alla Mulieris Dignitatem di San Giovanni Paolo II, proprio sul tema della relazione madre-bambino che vedo minacciata. Come dicevo, il libro nasce proprio da questa sensazione di minaccia che c'è.
San Giovanni Paolo II sottolinea poi il ruolo fondamentale della madre. E scrive: “Si ritiene comunemente che la donna più dell'uomo sia capace di attenzione verso la persona concreta e che la maternità sviluppi ancora di più questa disposizione. L'uomo - sia pure con tutta la sua partecipazione all'essere genitore - si trova sempre «all'esterno» del processo della gravidanza e della nascita del bambino, e deve per tanti aspetti imparare dalla madre la sua propria «paternità». Questo - si può dire - fa parte del normale dinamismo umano dell'essere genitori, anche quando si tratta delle tappe successive alla nascita del bambino, specialmente nel primo periodo. L'educazione del figlio, globalmente intesa, dovrebbe contenere in sé il duplice contributo dei genitori: il contributo materno e paterno. Tuttavia, quello materno è decisivo per le basi di una nuova personalità umana”. Anche io lo credo e specialmente per quanto riguarda i bambini piccoli, il primo sviluppo. Ovviamente questo non vuol dire che la figura del padre non resti fondamentale. Ritengo che, proprio a partire anche da questa riflessione, le donne oggi vadano sostenute. Aggiungo che senza le madri non c'è futuro per l'umanità. Se ad esempio guardiamo all'Italia, il numero medio di figli per donna è di 1,29 nel 2019. In questo modo non può esserci nemmeno sostenibilità delle pensioni, se parliamo di dati anche solo strettamente economici. E poi al di là dei numeri, anche in un'ottica di ecologia integrale, va recuperata la cura per il rapporto madre-bambino. E' ancora Papa Francesco a dire che “una società senza madri sarebbe una società disumana”.
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