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"Finché non sorsi come madre" di Debora Donnini "Finché non sorsi come madre" di Debora Donnini 

Il valore della relazione madre-bambino da difendere

“Finché non sorsi come madre”: questa espressione, tratta dal Libro dei Giudici, è il titolo scelto dalla collega Debora Donnini per il suo volume, edizione Chirico-Cantagalli, che propone un viaggio dalle origini del pensiero cristiano ai testi degli ultimi Papi

Fausta Speranza – Città del Vaticano

In modo giornalistico, preciso nelle citazioni della Bibbia e dei testi di San Giovanni Paolo II e di Papa Francesco in tema di donne e madri, il libro di Debora Donnini propone un percorso di tipo culturale e spirituale che lascia emergere la specificità del pensiero delle madri e che chiede alla società di ascoltarlo. Di come sia nata l'esigenza di scriverlo, delle tante sollecitazioni proposte, abbiamo parlato con l'autrice, che fa parte della nostra redazione di Vatican News:

Ascolta l'intervista con Debora Donnini

R. - Ho respirato a un certo punto, nel  2018,  un  attacco  alla madre  trasversale e su  piani  differenti. Questo  mi  ha  preoccupato e mi sono chiesta dapprima “perché”, poi ho voluto confrontarmi con il magistero, con  il  pensiero  cristiano. Dunque ho intrapreso  un  “viaggio”  alle  radici  del  pensiero  cristiano che nella sua  fecondità ha  portato  nei secoli, in modi diversi, a concepire la  tutela  di donne e bambini. Ho riletto il  pensiero dei  Papi con quella ricchezza e quella difesa netta della maternità che ritenevo assimilata, ma forse non ancora sufficientemente.

Dalla lettura del libro emerge  la consapevolezza che il  pensiero  della  madre  può  dare  un  contributo  essenziale  allo  sviluppo  sociale. In che modo?

R. - La  nostra  società  è  fatta  di nuclei e il primo nucleo è la famiglia che è quello che permette di allevare i  bambini e sostenere gli anziani. E le madri sono coloro che,  più di ogni altra  persona, si devono  necessariamente abituare a un pensiero sistemico, devono esercitarlo per far funzionare queste relazioni. Penso al  mettere insieme il lavoro  e la crescita  dei  figli,  e  così via. Svolgono un ruolo centrale nel welfare,  che forse è troppo poco riconosciuto. Si ritrovano non sostenute, spesso lacerate in qualche modo, fra le esigenze della famiglia e quelle del  lavoro. Ecco  penso  che  in un  mondo  complesso  come  il  nostro,  anche con le nuove sfide che ha portato ad esempio la pandemia, sia importante sentire, ascoltare, prendere  in  seria considerazione quello che chiamo “il  pensiero  della  madre”. Faccio un esempio concreto: la  questione  del lavoro a casa durante il  lockdown non è un problema da poco con le scuole chiuse. In questo senso ascoltare  le  madri aiuterebbe ad affrontare i nodi e le sfide che ci  troviamo davanti. Affinché il mondo sia più  fecondo  e perché  non  siamo  monadi.  Poi ovviamente c'è la questione dell'apporto delle donne sulla tenerezza e la pace - come  ricorda  spesso  Papa  Francesco  - e sull'amore  viscerale  che  richiama anche la  fonte  della  misericordia di cui parla don Francesco Giosuè Voltaggio nella postfazione del libro.

Tutto questo  lancia  un  messaggio  potente  alla  politica  perché  si  occupi   di  ascoltare  di  più  la  voce  delle  madri. Però il tuo libro va oltre...

R. -  Sottolineo che non è un  libro “politico”. Voglio  fare un  discorso  culturale. Mi  piacerebbe che i cristiani e non solo,  potessero leggere questo libro per comprendere più profondamente quello che appunto proprio  Papa Francesco e San Giovanni Paolo II suggeriscono in tema di  tutela  delle  madri e delle donne. Faccio  un  esempio ricordando quello  che  Papa  Francesco  ha  detto  in  una  catechesi  dell’udienza generale del  2015  dedicata  proprio  alla  madre:  “La madre, però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico, - tante poesie, tante cose belle che si dicono poeticamente della madre - viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per ‘risparmiare’ sulle spese sociali”. Questa riflessione è interessante,  bisogna  partire   da  qui. Dice  anche  che bisognerebbe comprendere di più la lotta quotidiana per essere  efficienti al lavoro e affettuose in  famiglia. Credo che queste parole di Papa Francesco siano molto importanti e che debbano, però, essere  assimilate  di  più,  a  360 gradi. Penso che i giovani dovrebbero conoscerle e rileggerle, così come un po' tutto il magistero in materia.

Puoi dirci qualcosa del titolo del libro?

R. - “Finché non sorsi come madre” è  una  frase  di Debora nel Libro dei Giudici,  una figura del Vecchio Testamento  molto  interessante. Era una donna giudice già secoli prima di Cristo  e questo la dice lunga sulla profondità di un pensiero che nasce già con il popolo di  Israele e viene espresso con Gesù Cristo con  una  chiarezza  estrema. Se da allora guardo ad oggi, mi colpisce molto anche la  questione  della  violenza  sulle  donne e,  seguendo  l'attività di Papa Francesco, ho  percepito tutta la sua preoccupazione e il suo dolore nel  vedere la donna  attaccata in modo tanto  brutale. Nell'omelia del primo gennaio 2020 ha detto che “ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna”. E se ci confrontiamo con la triste  attualità siamo portati a riflettere su questo. Credo che dobbiamo ritrovare un pensiero e un agire nuovi, per fare qualcosa concretamente. Francesco ha anche  sottolineato che da come trattiamo il corpo della donna si comprende il nostro livello di umanità. Ed è tanto più grave la violenza se ad assistere ci sono bambini. Quanto male può fare loro! Ecco, mi ha colpito tanto tornare anche alla Mulieris  Dignitatem di San Giovanni Paolo II,  proprio sul tema della relazione madre-bambino che  vedo  minacciata. Come dicevo, il libro nasce proprio da  questa sensazione di minaccia che c'è. 

San Giovanni Paolo II sottolinea poi il ruolo fondamentale della madre. E scrive: “Si ritiene comunemente che la donna più dell'uomo sia capace di attenzione verso la persona concreta e che la maternità sviluppi ancora di più questa disposizione. L'uomo - sia pure con tutta la sua partecipazione all'essere genitore - si trova sempre «all'esterno» del processo della gravidanza e della nascita del bambino, e deve per tanti aspetti imparare dalla madre la sua propria «paternità». Questo - si può dire - fa parte del normale dinamismo umano dell'essere genitori, anche quando si tratta delle tappe successive alla nascita del bambino, specialmente nel primo periodo. L'educazione del figlio, globalmente intesa, dovrebbe contenere in sé il duplice contributo dei genitori: il contributo materno e paterno. Tuttavia, quello materno è decisivo per le basi di una nuova personalità umana”. Anche io lo credo e specialmente per quanto riguarda i bambini piccoli, il primo sviluppo. Ovviamente questo non vuol dire che la figura del padre non resti fondamentale. Ritengo che, proprio a  partire  anche da  questa  riflessione,  le  donne oggi vadano sostenute. Aggiungo che senza le madri non c'è  futuro per l'umanità. Se ad esempio guardiamo all'Italia, il numero medio di figli per donna è di 1,29 nel 2019. In questo modo non può esserci nemmeno sostenibilità delle pensioni, se parliamo di dati anche solo strettamente economici. E poi al di là dei numeri, anche in un'ottica di ecologia integrale, va recuperata la  cura  per il rapporto madre-bambino.  E' ancora Papa Francesco a dire che “una società senza madri sarebbe una società disumana”.

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27 giugno 2020, 12:00